Esperienze

Quale sito Web per gli studi professionali?

Bisogna passare dai siti vetrina a soluzioni più interattive e social. I costi in realtà non sono quelli relativi all’infrastruttura o alle tecnologie, ma al tempo delle persone che si dedicano all’aggiornamento. Tempo che risulta necessario se si vuole “stare” online. Ecco quanto emerso da una nostra inchiesta sul campo

Pubblicato il 11 Dic 2012

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Il sito del professionista? L’importante è tenerlo aggiornato, averne cura, e l’investimento può essere anche ridotto.

Ma matura già l’idea che tutto questo, ormai, è solo appena sufficiente: adesso bisogna fare il passo successivo e passare da siti-vetrine promozionali a siti più interattivi e social, come parte integrante di una più ampia presenza online.

Insomma, nella comunicazione Web il professionista che si riposa sugli allori è perduto: resta indietro. E’ quanto emerge da un veloce sondaggio tra quattro professionisti noti, in Italia, per la propria attenzione per le nuove tecnologie: un avvocato, un notaio, un architetto e un commercialista.

Siamo in un momento di passaggio verso siti più sofisticati, come emerge per esempio dall’esperienza del notaio Pierpaolo Doria. «Abbiamo sviluppato un sito web per la cui realizzazione ci siamo rivolti ad una azienda specializzata». «A seguito della fusione dei due studi professionali, è in corso lo sviluppo del nuovo sito dello studio associato il quale si integrerà con strumenti social network tipo Facebook».

4.000 euro per un nuovo sito
Questo studio notarile passa quindi da una soluzione low cost a una più impegnativa. «Ero riuscito a sviluppare un accordo a livello di distretto notarile, in base al quale l’azienda si era offerta di realizzare i “siti” dei vari notai gratuitamente (per un certo periodo), salva la manutenzione annuale, per circa mille euro. Il nuovo sito ci verrà a costare circa 4mila euro, più la manutenzione annuale di 750 euro».

I vantaggi c’erano però già con il vecchio sito: «attraverso Google Analytics, abbiamo valutato il particolare interesse dimostrato dai nostri utenti nei confronti dei siti, che peraltro sono molto “istituzionali”. Pertanto il (tutto sommato) rilevante numero di accessi dimostra quanto le persone, al giorno d’oggi desiderino informarsi sulle materie che ci riguardano e vogliano anche avere informazioni sul professionista. In effetti, una delle pagine più visitate, secondo la statistica, è proprio quella con il mio curriculum».

L’aggiornamento del sito è fondamentale
Il consiglio di Doria è «di adottare un proprio sito, ma di curarne costantemente l’aggiornamento, il che assicura un buon posizionamento sui motori di ricerca e la fidelizzazione dei clienti».

«Direi che, ancora oggi, salvo poche eccezioni la finalità di un web site di uno studio professionale resta essenzialmente promozionale», conferma Guido Scorza, avvocato specializzato in diritto di internet.

«Serve a farsi conoscere ed a presentarsi. È un biglietto da visita più o meno ricco di informazioni al quale poter far riferimento alla fine di un incontro con un potenziale cliente al posto della vecchia brochure di carta sulla quale rimanevano, spesso per anni, impresse ad inchiostro notizie non più attuali o, addirittura, le foto ed i curricula di “vecchie glorie” dello studio. Con il web è tutto più semplice e mantenerlo aggiornato è questione di pochi click».

Notizie e approfondimento per farsi conoscere
Questo meccanismo può apparire stantio; ma funziona, beninteso. «La pubblicazione di news relative alle aree di interesse dello studio e il collegamento tra il sito ed i canali social, si rivelano – almeno nel nostro settore (IP e ict law) – uno straordinario veicolo promozionale. Consentono infatti di proporsi alla potenziale clientela come esperti di certe materie in modo utile e poco invasivo: fornendo semplicemente contenuti e suggerimenti di approfondimento».

«Siamo, probabilmente, avanti rispetto alla media dei colleghi in Italia ma indietro rispetto ai colleghi nel resto del mondo che utilizzano i siti online anche per fornire servizi e per garantire ai clienti l’accesso ai loro database. Ci arriveremo», prevede Scorza.

Quanto a i costi, «sono assolutamente marginali se, come abbiamo scelto di fare noi, si ricorre a solide piattaforme come Wordpress o Joomla e si spende un po’ di tempo nell’alfabetizzazione dei membri dello studio in relazione al caricamento dei contenuti».
«Nel nostro caso, abbiamo fatto tutto in house, con un investimento quasi nullo: quello del costo della licenza di un template e quello di un buon servizio di hosting».

Sulla stessa lunghezza d’onda è l’avvocato Ernesto Belisario: «Si è passati dalla classica “vetrina” importante ma poco redditizia in termini di contatti professionali ai più efficaci strumenti 2.0, come i blog. Da questo punto di vista conseguentemente è mutato anche lo sviluppo: meno lavoro per le web agency e sempre maggiore diffusione di piattaforme come Wordpress e Joomla che consentono direttamente ai professionisti o a loro collaboratori (dopo limitati interventi qualificati) di poter quotidianatamente aggiornare i loro siti contenendo i costi».

L’investimento principale è il tempo delle persone
Per Arrigo Panato, uno dei commercialisti più noti per l’uso delle nuove tecnologie come strumento di comunicazione: «l’investimento principale è stato nella predisposizione e nel tempo impiegato a ripensare lo studio. Per noi è una attività molto simile a quella di un business plan. Tutta la presenza online di Studio Panato è stata sviluppata internamente».

Ne è valsa la pena, «sicuramente non solo il sito, ma tutta la gestione della nostra comunicazione on line ed off line ci ha portato un interessante ritorno sia di reputazione sia economico».

«Oggi risente un po’ dell’anzianità del progetto, ma il nostro sito continua ad essere ancora oggi uno dei più copiati in Italia». «Il consiglio principale che mi sento di dare è di essere originali, di cercare una propria strada, anche nel web».

Sulla stessa linea l’esperienza di Fabio Fornasari, architetto e artista: «uso una piattaforma Wordpress e devo dire che non ho fatto investimenti economici ma di tempo.  Diciamo che per me è un curriculum messo on line dove mostro poco ma c’è un “poco tutto”». «Il sito non cambia struttura, ma cresce. E’ come un volantino con i link. Preferisco agganciarmi al mondo. Il sito non è un catalogo on-line, come lo è per molti colleghi. Credo di non conoscerne con siti aggiornati. Alcuni hanno ancora quelle inutili intro in Flash».

«Il consiglio – commenta Belisario – è quello di essere il più dinamici possibile: ci sono tanti studi legali in rete e di sicuro non basta più la grafica accattivante, le foto professionali o il curriculum più lungo, viene premiato chi dimostra di “stare sul pezzo” con articoli e contributi condividendo – sia pure in parte – il proprio sapere».

Un ruolo complementare a LinkedIn
Il vantaggio è che Fornasari può così mostrare ciò che ha realizzato; «è un uso complementare rispetto a Linkedin, che è molto limitato per chi è libero professionista e non lavora con l’economia».

«Ho trovato molti lavori su internet, ma non tramite il sito, ma dalla rete, incrociando le varie mie presenze online», conclude Fornasari. Essere su internet può essere anche economico, ma resta un’attività da gestire attraverso vari strumenti, spesso complementari tra loro, per averne vantaggi.

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