Innovazione e cambiamento sono un binomio vincente, soprattutto quando si utilizza con intelligenza tutta la rosa delle tecnologie 4.0, mettendo in pratica i vantaggi del digitale. È così che, sfruttando diverse logiche di automazione e di servizio, gli imprenditori inaugurano modelli di sviluppo del business più performanti, innescando nuove modalità di comunicazione, collaborazione e interazione.
Internet of Things, Cloud, Mobile, Big Data e Cybersecurity oggi rientrano sotto il cappello di quell’Industria 4.0 fortemente sponsorizzata dal Governo e sono (e probabilmente continueranno ad essere) i tormentoni del secondo millennio. Prima ancora dei cluster tecnologici coinvolti, però, quello che devono capire in fretta i manager è che la progressiva e continua digitalizzazione dei processi impone una riorganizzazione sostanziale del fare business ma anche del fare impresa.
Serve coraggio e servono vision capaci di allargare l’orizzonte dello sviluppo per disegnare non solo quello che può servire nell’immediato ma anche quello che potrà servire domani. È il tema della self disruption, che chiama in causa l’innovazione tecnologica per creare prodotti e/o servizi capaci di fare la differenza nel business. In tutto questo il digitale è il denominatore comune che abilita la trasformazione, aiutando le aziende a gestire (cioè inventare, analizzare, progettare, testare, implementare, erogare, manutenere, tracciare, controllare, assicurare) il mondo degli affari, migliorando i rapporti con tutte le 4C: colleghi, clienti, consumatori, cittadini.
Innovazione e cambiamento? Digitale per crescere!
Oggi non esiste settore che non debba fare i conti con una Innovation Strategy capace di rendere più funzionale ed efficiente il business. Non solo è richiesta una governance più smart, ovvero più integrata e supportata da infrastrutture più agile e flessibili. Ciò che serve sono processi progettati per semplificare la vita agli utenti e fidelizzare al meglio i clienti, sistemi e soluzioni pensati per migliorare la vita delle organizzazioni e delle persone. Insomma digitale per crescere, come hanno raccontato in occasione dell’Econocom Digital Showcase testimonial di primo piano.
Nell’originale cornice offerta dallo spazio Officine del Volo, a Milano, il Gruppo ha alzato il sipario su un’esposizione di ecosistemi digitali, pensati per rispondere alle richieste del mercato. L’evento, estremamente effervescente, ha coinvolto vari testimonial. Special guest? Luca De Biase, giornalista de Il Sole 24 Ore nonché direttore di Nova24 e Andrea Rangone, CEO Digital360 e cofounder degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, che hanno portato il loro contributo, sottolineando come innovazione e cambiamento abbiano bisogno di una nuova cultura personale prima ancora che tecnologica.
“La competitività delle aziende si gioca sulla capacità di avere grandi idee prima degli altri – ha spiegato Enrico Tantussi, Country Manager di Econocom Italia, aprendo i lavori -. Rispetto al passato, i mercati sono diventati globali ed estremamente dinamici: tra normative, tecnologie e una domanda in continua evoluzione, l’offerta deve essere all’insegna dell’Always On. Essere sempre attivi e sempre connessi è fondamentale ed è uno dei risultati della digital transformation. L’era della sharing economy favorisce approcci più flessibili e collaborativi: questo permette non solo di lavorare più smart ma anche di poter usare il meglio dell’innovazione che il mercato propone, il che è esattamente ciò che fa Econocom. La nostra missione, infatti, è di essere coprotagonisti del progresso tecnologico, dando un senso alla trasformazione digitale delle aziende. Come? Aiutando i nostri clienti a disegnare il futuro, rendendolo non solo realizzabile ma anche a portata di mano. Per Econocom il confine tra fantascienza e scienza, tra innovazione e finzione, non hanno più senso: the future is on!”.
Come ha sottolineato il manager, la tecnologia è sempre esistita. La differenza sta nel come utilizzarla, attraverso una cultura del digitale che, coniugando cambiamento e creatività, permetta una governance capace di semplificare i processi e di potenziare la produttività aziendale e individuale. Come? Sfruttando nuove economia di scala incentrate sul portare nell’organizzazione le soluzioni migliori, minimizzando gli oneri di gestione associati a manutenzione, aggiornamenti e contratti. Permettere alle aziende di liberarsi di alcuni preconcetti (costosi e onerosi) ancorati all’acquisto di un bene per sublimare la fruizione rendendola una chiave di puro servizio è una strategia che Econocom ha lanciato ben quarant’anni fa, precorrendo i tempi dell’As a Service e del pay per use per proporre un business model unico nel suo genere perché assolutamente brand indipendent, facendo della digital transformation una commodity per qualsiasi azienda.
Dalla crisi alla crisalide, l’innovazione fa rima con formazione
Traghettare le aziende verso una digitalizzazione ad alta integrazione è una sfida avvicente, dal punto di vista economico e sociale. A questo proposito, l’innovation guru Luca De Biase a ribadito nel suo intervento come la crisi degli ultimi anni non finirà quando ci sarà la ripresa economica ma quando, finalmente, saremo cambiati.
“La mia generazione è cresciuta nella certezza che i figli sarebbero stati meglio dei loro padri – ha detto De Biase – e allora era vero. Negli ultimi 50 anni le cose sono cambiate: la società ha subito una trasformazione che ha stravolto asset e scala dei valori: ieri il 60% delle persone lavorava nell’agricoltura oggi, con l’industrializzazione, è il 10%. Gli analisti dicono che il 50% degli attuali posti di lavoro sparirà. Dalla fine degli anni 90 la nostra cultura ha subito una forte trasformazione: internet e smartphone hanno avuto un impatto tale per cui se nel 2000 solo il 25% del sapere era digitale, in poco più di tre lustri è diventato il 98%. Viviamo in una infosfera di informazioni collettive e i dispositivi mobili sono diventati una naturale estensione del nostro corpo, aiutandoci nella comunicazione e nella memorizzazione. Le tecnologie e le nanotecnologie stanno cambiando tutto quello che conosciamo, ma non dobbiamo dimenticare che il valore che immettiamo nei nostri progetti ha delle conseguenze sul mondo in cui viviamo. Innovazione significa investire su una nuova cultura che deve essere anche dell’equilibrio e di principi finalizzati a migliorare il mondo”.
L’umanesimo 4.0, in sintesi, mette al centro della tecnologia sempre e comunque l’uomo, con i suoi bisogni e le sue aspirazioni, per rifondare una nuova qualità della vita che include persone e aziende.
Digital best case: 4 testimonial per 4 soluzioni d’autore
Nel concreto, innovazione e cambiamento grazie al digitale sono un capitolo importante per CheBanca!. Tra i vari progetti in campo, CheBanca! ha realizzato con l’aiuto di Bizmatica Econocom una soluzione che, rivisitando la customer experience e utilizzando alcuni touchpoint digitali a disposizione dei clienti, combina l’informazione e l’assistenza.
“I clienti sono sempre più esigenti e omnicanali – ha raccontato Paolo De Simone, Resp.IT – CRM e Modello Multicanale Senior Manager CheBanca! -. Volevamo comunicare con il cliente facendo prevalere l’aspetto umano attraverso l’utilizzo dei canali digitali. Siamo ripartiti da una nuova piattaforma che ci ha permesso di declinare meglio la nostra offerta. Abbiamo omogeneizzato la gestione dei nostri canali di comunicazione in un’unica soluzione che ci permette di garantire una continuità dell’experience e di fornire servizi dedicati per canale.
Ottimizzare e digitalizzare i processi operativi relativi alle carte di credito è stata invece la scelta di Cornèr Banca, che ha sottolineato come la tecnologia sia importante per finalizzare i risultati tanto quanto le competenze.
“Serve tanta energia per lanciare l’innovazione nei tempi giusti ma anche tanta competenza e creatività – ha sottolineato Stefano Schmid, condirettore divisione IT di Cornèr -. Il nostro obiettivo era potenziare l’integrazione dei processi del back office e del front office, elevando ancora di più i nostri livelli di sicurezza per garantire una seamless customer experience funzionale e gratificante. Econocom ci ha capito e aiutato a raggiungere tutti i nostri obiettivi, uscendo anche dagli schemi per offrirci la personalizzazione di cui avevamo bisogno”.
Abbandonare la cartotecnica in negozio per digitalizzare la comunicazione attraverso un content asset management a valore aggiunto e coordinato per migliaia di punti vendita distribuiti nel mondo è stato invece il progetto che Luxottica ha portato avanti con Econocom in tempi record.
“Grazie al digitale, volevamo garantire un migliore servizio e condividere con i clienti in negozio la gamma completa della nostra offerta – ha riassunto Carlo Panigati, Indirect Procurement Director di Luxottica Group. ”L’iniziativa rientra nella più ampia strategia di digitalizzazione dei canali retail del Gruppo, che stiamo sviluppando in un’ottica sempre più integrata e omnicanale. In pochi mesi abbiamo predisposto un’unica piattaforma, gestita in modalità centralizzata, che oggi ci permette di condividere un vero e proprio sistema di video-engagement, con un palinsesto programmato e personalizzato sulle varie country. In soli 7 mesi i punti vendita dotati di Digital Windows sono già 2.500. Domani saremo pronti anche per gestire questi nuovi touch point in modalità interattiva, aprendo una finestra d’ascolto diretta e importante con ogni cliente che si trova in un nostro punto vendita”.
Introdurre innovazioni digitali volte a sviluppare nuove modalità di relazione e rafforzare la vicinanza con tutti gli interlocutori della filiera, indipendentemente dal dispositivo utilizzato e con le migliori garanzie di business continuity è stato invece il progetto portato avanti da Sodexo con Asystel Econocom.
“Il digitale per un’azienda che aveva come core business la gestione dei buoni pasto e la loro stampa è stato veramente disruptive – ha sintetizzato Pietro Boidi, IT manager di Sodexo Benefits & Rewards Services -. Nel 2015 la maggiore defiscalizzazione dei buoni pasto elettronici ha dato un forte impulso alla digitalizzazione del mercato e Sodexo, da sempre attenta alla valorizzazione di strumenti innovativi in grado di garantire la massima soddisfazione dei beneficiari, ma anche di conferire semplicità, immediatezza ed efficienza gestionale, si è concentrata sulla reingegnerizzare dei processi e dell’offerta, tra cui, nello specifico per il mondo card, i POS, le APP e le piattaforme web di ultima generazione. Sodexo, leader mondiale nei servizi per la qualità della vita, ha cambiato le prospettive di relazione e le modalità di transazione, portando in azienda una velocità e una logica omnicanale inedite, dotandosi di una nuova governance. Asystel Econocom ha condiviso con noi una metodologia che, al di là delle tecnologie coinvolte, è stata la vera chiave del progetto, garantendo sicurezza e proattività a sistemi e procedure”.
Disruption: al di là delle parole, bisogna cambiare prospettiva
In quest’epoca di grandi cambiamenti e di rivoluzioni non sono solo industriali, le aziende cavalcano l’innovazione, utilizzando tecnologie e terminologie pensate come gli highlight di una road map conformata sulle nuove regole della governance digitale e del business.
“Il mondo che sta arrivando non è chiaro a tutti. Oggi è necessario cambiare prospettiva e condire i progetti con una componente imprenditoriale nuova – ha concluso Andrea Rangone, CEO Digital360 e cofounder degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. Industria 4.0, Internet of Things, Omnicanalità, Customer Engagement, Cloud, Mobility sono capitoli di una digitalizzazione e di un’innovazione che stanno originando nuovi e concreti modelli di business, capaci di tradursi in fonti di ricavo e di soddisfazione. Attenzione, comunque, a non abusare del termine innovazione. È necessario non perdere il focus a livello strategico. È importante, ad esempio, capire come i veri disruptor oggi siano le start up che, non a caso, stanno richiamando un’iniezione di capitali incredibile: solo negli ultimi due anni le Fintech hanno erogato finanziamenti pari a oltre 40 miliardi e questo dovrebbe far riflettere su come siano cambiate le regole del gioco. Le aziende devono imparare a reinventarsi e capire rapidamente come oggi si debba lavorare su una qualità dell’innovazione basata su una sostenibilità della crescita economica legata a doppio filo con una vis imprenditoriale diversa. Servono tante idee, tanto coraggio e tanta competenza per sfruttare il digitale ed essere disruptive. Se non incrementiamo il tasso di imprenditorialità con una nuova cultura del fare, non riusciremo a promuovere lo sviluppo economico nel nostro Paese. La buona notizia è che stiamo andando nella direzione giusta: una dimostrazione pratica sono gli sgravi fiscali a favore di chi investe nell’innovazione e nel cambiamento”.
E su questo filone Econocom declina il modello dell’innovatiON coniugando visiOn, passiOn, ambitiOn, disruptiOn e conversatiOn, rimanendo al passo di un mercato Always On.