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Donne protagoniste dell’innovazione: ecco perché il CEO di Sireg Geotech, Sonja Blanc, ha vinto il premio GammaDonna

L’imprenditrice ha impostato nella sua azienda una trasformazione a tutto campo, dai prodotti all’attrazione talenti. «La linfa vitale del cambiamento è il networking tra innovatori, fornitori di materie prime e startup», racconta Sonja Blanc in questa intervista

Pubblicato il 30 Gen 2020

Sonia-Blac-Sireg-Geotech

Un riconoscimento alla forza femminile e all’eccellenza industriale, alla capacità di modernizzare l’azienda di famiglia e traghettarla nell’era digitale. Così Sonja Blanc, CEO di Sireg Geotech, si è aggiudicata il Premio GammaDonna 2019 per l’imprenditoria innovativa, assegnato nell’ambito dell’undicesima edizione del GammaForum, evento organizzato dall’Associazione GammaDonna in collaborazione con la Commissione europea e il Ministero dello Sviluppo Economico.

Sireg Geotech, attiva nei settori della geotecnica e dell’ingegneria civile, si occupa di consolidamento del terreno prima di scavi sotterranei e di ripristino di edifici storici e costruzioni danneggiate. Ha per esempio partecipato, dal 1990 a oggi, alla realizzazione di 45 linee di metropolitana in tutto il mondo. È attiva in 60 paesi e a dicembre ha fatturato 9,3 milioni di euro (+30% anno su anno); l’export rappresenta il 73% dei ricavi.

Lei rappresenta la terza generazione della sua impresa e gestisce l’azienda da sola da dieci anni. Ci può descrivere il percorso di innovazione che è stato riconosciuto dal premio GammaDonna?

È un percorso di innovazione a 360 gradi: non riguarda solo i prodotti ma in generale la trasformazione dell’azienda da una gestione familiare a una struttura manageriale. Ho creato più figure dirigenziali e l’organigramma non è più piramidale, sulla gerarchia prevale la collaborazione. È un cambiamento profondo, perché coinvolge la mentalità delle persone, e non è certo un processo concluso. Ho anche dato importanza alle relazioni con attori esterni, come fornitori, clienti, università e centri di ricerca, che sono fondamentali per lo sviluppo non solo della mia azienda ma di tutto l’ecosistema. Il networking tra innovatori, fornitori di materie prime e startup è linfa vitale. Il mondo accademico apprezza molto il legame con l’industria e il mercato e i laboratori di ricerca e le competenze di sviluppo che le università possono mettere a disposizione sono spesso maggiori di quelli che si hanno in azienda.

In che modo ha portato l’innovazione nei prodotti di Sireg?

Rispetto alle due grandi famiglie di materiali trattati da Sireg (plastiche e compositi, cioè vetroresine, fibra di carbonio e fibra aramidica), le principali novità riguardano i compositi, in particolare le barre per armature di vetroresina all’interno del calcestruzzo che potranno essere utilizzate in sostituzione dell’acciaio e che grazie alla loro intrinseca resistenza alla corrosione dureranno non più solo 50 anni ma oltre 100. Un esempio su tutti: la costruzione di ponti, dove l’uso della vetroresina riduce gli interventi di manutenzione e allunga la durata dell’infrastruttura. Una di queste barre, realizzata con una resina speciale, è stata brevettata in collaborazione col dipartimento di Ingegneria dell’Università di Miami. L’innovazione mi ha sempre appassionato: la mia tesi di laurea verteva sull’importanza dell’innovazione nello sviluppo economico.

Ha modernizzato anche i processi e le strategie?

Ho cercato di capire come delegare alcune funzioni e ho assunto giovani talenti, per esempio ingegneri nell’R&D e commerciali laureati in ingegneria e geologia, visto che questo è il nostro core business. Nell’area amministrativa e finanza e nell’HR ho inserito anche persone con competenze digitali capaci di sviluppare software. L’imprenditore non può sapere tutto e ha bisogno di un team di persone preparate con competenze aggiornate. Al tempo stesso le persone vanno gestite in modo nuovo, con attenzione al coinvolgimento nei valori e nella missione aziendali. Ho cercato di motivare le mie risorse comunicando loro un senso di appartenenza. Possono muoversi come se l’azienda fosse loro. Ma, ancora una volta, il percorso è lungo e non si è affatto concluso. Non è facile cambiare il modo di lavorare e l’atteggiamento mentale.

Lei ha sottolineato l’importanza del collegamento con università e centri di ricerca. Come si è concretizzata questa collaborazione?

Oltre al citato elemento speciale in vetroresina ideato con l’Università di Miami abbiamo brevettato con l’Università Bicocca di Milano l’ITS (Injection Tube System), il primo strumento per simulare in laboratorio le iniezioni di consolidamento dei terreni, limitando il ricorso ai tradizionali e onerosi campi prova in sito. Sireg a sua volta ha brevettato il Tubo Bio in plastica biodegradabile per iniettare nel sottosuolo componenti utili a consolidare il terreno senza lasciare residui nocivi. È attualmente in sperimentazione in un’area protetta del Sud Italia, non rilascia cloruro nell’ambiente e dopo 20 anni si trasforma in zucchero. Sono esempi di un circolo virtuoso in cui la collaborazione tra mondo dell’impresa, della ricerca e della progettazione fa nascere idee, brevetti e anche startup. Ma non si deve guardare solo al ritorno economico: servono prodotti e servizi di qualità e utili per la collettività.

All’assegnazione del premio GammaDonna lei ha lasciato un piccolo consiglio per i giovani e le donne che desiderano far impresa.

Sì, ci tengo a sottolineare che è importante credere nelle proprie possibilità e ambizioni, volare alto e fare rete. Bisogna sempre puntare all’eccellenza, in tutti gli aspetti del business, e attivare relazioni e sinergie. Sono questi gli ingredienti indispensabili per resistere ed emergere, facendosi riconoscere per la qualità del proprio lavoro.

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