Strategie

Infor punta sulle suite cloud verticali: «In Italia automotive, fashion e food»

Al suo evento annuale italiano a Milano, il fornitore di business application ha presentato le ultime evoluzioni della sua strategia, tra cui la nuova piattaforma tecnologica Infor Xi. «Finalmente nel nostro Paese sia tra i nostri clienti che ci conoscono, sia tra i nuovi, c’è volontà di approfondire il tema del software-as-a-service»

Pubblicato il 07 Gen 2015

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Non ha la visibilità di SAP, Oracle o Microsoft, ma Infor è comunque uno dei principali player mondiali nel mercato delle business application, con oltre 73mila organizzazioni utenti (di cui varie centinaia in Italia), anche grazie alle acquisizioni nel tempo di storici operatori del settore come Baan, SSA e Lawson. Recentemente l’azienda ha tenuto il suo evento annuale italiano (Infor Day 2014) a Milano, dove ha presentato le ultime evoluzioni della sua strategia, tra cui la nuova piattaforma tecnologica Infor Xi.

«Nell’ultimo anno fiscale abbiamo registrato oltre 3100 nuovi clienti, con 1600 “go live”, e una crescita del 70% delle sottoscrizioni ai nostri servizi in cloud: siamo la terza azienda tecnologica non quotata in borsa al mondo», ha spiegato Soma Somasundaram, Executive Vice President Global Product Development di Infor.

«Il nostro obiettivo è diventare il primo fornitore di soluzioni “industry cloud”, cioè soluzioni per specifici mercati erogate come servizi: non per niente lo slogan della nostra attuale campagna pubblicitaria è “nessun cloud dovrebbe essere uguale a un altro” . I tre pilastri della nostra strategia sono appunto l’offerta di suite specializzate “microverticali” (il più importante, senza il quale Infor non esisterebbe), l’architettura tecnologica “leggera”, basata su internet (per facilitare integrazioni, upgrade e approcci ibridi), e la piacevolezza e semplicità della user experience, su cui abbiamo investito milioni, anche rivolgendoci a importanti agenzie di design, per mettere le nostre business application a disposizione di qualsiasi utente, anche occasionale, e non più soltanto dei “super user”».

L’evento milanese è stato come accennato l’occasione per presentare in Italia Infor Xi, dove “i” significa appunto architettura di internet. «È una vera e propria piattaforma, l’idea è stata di svilupparla sulla base dei concetti di in-context experience, open source, big data, e soprattutto built for cloud first: Xi è costruita per il cloud». Inoltre, continua Somasundaram, «Xi dev’essere meaningful e pleasurable, deve unire valore e design, che si aggiungono alle caratteristiche di 10x, la nostra architettura precedente: convenient, reliable, usable, functional».

L’Executive Vice President di Infor si è poi soffermato sulla CloudSuite di Infor, composta di 13 suite verticali e oltre 40 applicazioni, che ha raggiunto 2600 clienti nel mondo. «Gli strati della nostra offerta cloud sono quattro: la CloudSuite, i servizi Infor Xi services, i servizi di base Infor, e i servizi di Amazon Web Services, che è il partner di Infor per quanto riguarda la parte di IaaS (infrastructure as a service)».

Enza Fumarola, Vice Presidente Sales Southern Europe di Infor, si è poi soffermata sui piani e sulla visione di Infor riguardo al mercato italiano. «In Italia puntiamo per ora su tre delle 13 suite cloud verticali: automotive, fashion, e food & beverage. Nel primo caso il settore è in crisi, i cicli di vendita diventano sempre più lunghi e c’è molta cautela nell’investire, mentre gli altri due sono sicuramente quelli con più prospettive in questo momento in italia, ricchi di aziende medie e piccole che hanno bisogno di soluzioni innovative con costi certi e velocità di avvio e facilità di fruizione».

Quanto all’atteggiamento delle aziende italiane verso il cloud, «finalmente posso dare una risposta meno neutra, fino a due anni fa dicevo che noi eravamo pronti ma c’era poco interesse da parte delle aziende, oggi la situazione comincia a essere diversa, sia tra i nostri clienti che ci conoscono, sia tra i nuovi, c’è volontà di approfondire: certo, non siamo ai numeri inglesi, lì ci sono molti ordini concreti, ma in Italia abbiamo anche limiti infrastrutturali, mentre le applicazioni mission critical devono essere garantite in termini di continuità».

Nei prossimi sei mesi, conclude Fumarola, ci sono interessanti prospettive di ampliamento del settore fashion, per esempio ai produttori di mobili: «In questo segmento abbiamo appena conquistato due “new name”. In generale è vero che c’è crisi ma non è generalizzata: il numero trattative non sta diminuendo, e neanche la dimensione media, in alcuni settori semplicemente si sono ulteriormente allungati i cicli di vendita».

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