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Industria 5.0: sostenibilità e analisi dei dati sono le nuove priorità

Un nuovo paradigma che, nelle intenzioni della Commissione europea, dovrebbe estendere “l’attuale approccio di Industry 4.0 mettendo la ricerca e l’innovazione al servizio della transizione verso un’industria europea sostenibile, incentrata sull’uomo e resiliente”. Impresoft Group va in questa direzione tramite l’adesione ai principi ESG, nonché grazie a un approccio allo sviluppo del software che tiene conto dell’impatto ambientale

Pubblicato il 07 Nov 2022

Immagine di metamorworks da Shutterstock

L’Industria 5.0 «pone il benessere del lavoratore al centro del processo produttivo e utilizza le nuove tecnologie per fornire prosperità al di là dell’occupazione e della crescita, nel rispetto dei limiti di produzione del pianeta». E ancora: «Integra l’attuale approccio di Industry 4.0 mettendo specificamente la ricerca e l’innovazione al servizio della transizione verso un’industria europea sostenibile, incentrata sull’uomo e resiliente». Sono le definizioni contenute in un rapporto della Commissione europea pubblicato nel 2021 da cui si ricava che l’upgrade non riguarda tanto l’aggiunta di ulteriori tecnologie rispetto a quelle divenute ormai note all’interno del paradigma 4.0 (IoT, robotica e automazione, digital twin, cloud, realtà aumentata ecc.), quanto piuttosto una rinnovata centralità dell’uomo e del contesto in cui vive e lavora. Che non si tratti di una questione di mera nomenclatura, lo testimoniano quelle aziende che non da oggi sono impegnate nello sviluppo di iniziative in cui tecnologia, wellbeing e impatto socio-ambientale sono parte integrante della loro mission. Aziende quali, ad esempio, Impresoft Group di cui fanno parte 4wardPRO, GN Techonomy, Qualitas Informatica, Formula, OpenSymbol, NextTech, NextCRM, Kipcast, Cloudnova. Impresoft Group, infatti, ha deciso di sposare i criteri ESG (Environmental, Social and Governance) per farsi promotrice di uno sviluppo che valorizzi il capitale umano, propugni l’inclusività e sia rispettoso dell’habitat naturale.

Sostenibilità e analisi dei dati, un connubio davvero possibile?

Daniele Grandini, Chief Innovation Officer di 4wardPRO, ci spiega in che modo il concetto di Industry 5.0 si declina all’interno di Impresoft Group, anzitutto creando «un modo migliore di vivere e lavorare, che metta al centro il collaboratore e il cittadino in tutte le sue declinazioni».

Un obiettivo che passa attraverso uno dei pilastri dell’offerta aziendale, riconducibile nell’area Modern Apps. Ma come si concilia la sostenibilità con l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale? «Questi due elementi – spiega Grandini – hanno sinergie e percorsi paralleli. La sostenibilità è un modo diverso di pensare a come vengono prodotte, all’interno del business, le soluzioni per i clienti. Nel nostro caso, ad esempio, proporre soluzioni Cloud Based significa garantire un impatto inferiore rispetto a soluzioni implementate On Premise. Non fosse altro perché tutti i maggiori Cloud provider, incluso Microsoft di cui siamo partner di riferimento, hanno Data Center a bassissimo impatto ambientale, con sistemi di raffrescamento e raffreddamento che sfruttano le caratteristiche idrogeologiche dei luoghi in cui si trovano, e quasi autonomi nella produzione di energia elettrica». Per quanto riguarda poi lo sviluppo software, una delle attività più strettamente connessa al tema dell’analisi dei dati, oggi esistono organizzazioni come la Green Software Foundation che promuovono standard e buone pratiche nell’ottica di una realizzazione green di sistemi e applicazioni. Costituita nel 2021 su iniziativa di Linux, Accenture, GitHub, Microsoft e Thoughtworks, alla fondazione attualmente aderiscono le imprese che credono nel connubio tra sostenibilità e ingegneria del software. E Impresoft Group è una di queste.

Contro l’inquinamento digitale per ridare al dato il suo valore

Che il digitale possa essere fonte di inquinamento non deve stupire. Basti pensare alle criptovalute. Uno studio dell’Università di Cambridge è arrivato a stimare che per i loro processi di mining, cioè di condivisione di informazioni tra centinaia di migliaia di computer, i consumi di elettricità superano i 100 Terawattora l’anno. Un consumo pari a tutto quello dell’Argentina o a quello di Google, Apple, Facebook e Microsoft messi insieme.
L’idea di Industry 5.0 nasce proprio per correggere queste distorsioni e per riportare il dato al suo vero valore. «Il dato è indispensabile perché ci aiuta a capire dove consumiamo di più o dove si può quindi ottimizzare di più – sottolinea Grandini – e questo spazia da applicazioni come la gestione degli stoccaggi nella logistica o delle flotte aziendali, fino all’ottimizzazione dei processi e negli approcci predittivi che prevedono l’impiego dell’Intelligenza Artificiale e del Cloud pubblico». È sempre dal dato, poi, che passa l’opportunità di dare forma a quel wellbeing del lavoratore a cui fa espressamente cenno la Commissione europea nella sua definizione di Industria 5.0, poiché osservando statisticamente le abitudini e i comportamenti delle persone, l’azienda può avere gli elementi per conoscere e migliorare l’Employee Experience. Quella che possiamo definire Evidence Based Analysis.

Evidence Based Analysis per ridurre i ricoveri: l’esperienza di Ausl 4 di Chiavari

Un caso di successo dell’uso dei dati basato sull’Evidence Based Analysis, è quello realizzato, in collaborazione con Microsoft, per l’Ausl 4 di Chiavari. Applicando gli algoritmi di AI e, in particolare, il servizio di Machine Learning della piattaforma Microsoft Azure, Impresoft Group è riuscita a realizzare un modello per la previsione delle riospedalizzazioni e la diagnosi precoce dei pazienti cronici polipatologici. «I nostri esperti – conclude Grandini – sono stati di supporto al team clinico, che conosceva il dato, la sua evidenza e significatività. I due team, lavorando insieme, hanno estratto delle regole per il futuro che poi andranno verificate, appunto, in chiave di Evidence Based Analysis. Questo perché non basta più avere un modello che viene addestrato una volta per tutte. Serve, invece, un processo continuo che deve ottenere un riscontro nell’evidenza pratica delle cose». Il progetto di Chiavari aveva e ha l’obiettivo di dare risposte alla cittadinanza in modo da minimizzare il ricorso alle cure in fase acuta, ma lo spettro di possibilità aperte da Industry 5.0 tramite le giuste tecnologie green è pressoché infinito, se si considera che benessere dei singoli e sostenibilità delle organizzazioni rappresentano ormai un binomio auspicabile per qualsiasi contesto aziendale.

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