E-Democracy

IFDaD 2020, il digitale al servizio della democrazia partecipativa e della trasparenza

L’International Forum on Digital and Democracy 2020 è il primo convegno aperto a tutti che affronta il tema dell’e-democracy. Si parlerà di come la tecnologia può rafforzare la partecipazione dei cittadini alla politica e costruire istituzioni efficienti, responsabili e trasparenti. L’appuntamento è online il 10 e l’11 dicembre 2020

Pubblicato il 27 Ott 2020

Ifdad 2020

La democrazia nell’era digitale: è questo il tema al centro del primo International Forum on Digital and Democracy – IFDaD 2020 –, l’evento completamente online e gratuito in programma il 10 e 11 dicembre. Si tratta della prima edizione di un appuntamento biennale verso il quale confluisce la ricerca e le sperimentazioni del laboratorio politico-digitale mondiale.

IFDaD 2020 punta a capire come le nuove tecnologie possono rafforzare la partecipazione dei cittadini alla vita politica e costruire istituzioni democratiche efficaci e responsabili con il confronto tra esperti di alto livello, rappresentanti governativi di tutto il mondo e anche il pubblico dei partecipanti, all’insegna di una vera e-democracy.

La tecnologia al servizio della partecipazione politica

Il Forum internazionale, organizzato dall’associazione Copernicani in collaborazione con Re-Imagine Europa, nasce come luogo di incontro tra politica e accademici, un luogo di riflessione tra informatici, data scientist, esperti di intelligenza artificiale, blockchain e piattaforme social, promuovendo lo scambio di informazioni, idee e buone pratiche al fine di ampliare e rafforzare la partecipazione dei cittadini e costruire istituzioni democratiche più trasparenti.

Quattro i temi che saranno trattati durante il convegno: come conciliare la velocità della trasformazione digitale con il processo della definizione delle politiche, considerando l’attuale ecosistema composto da istituzioni analogiche; analisi delle garanzie, limitazioni, obblighi, privacy, trasparenza con l’affacciarsi di nuovi scenari tecnologici; una panoramica di ciò che è stato già sperimentato e delle lezioni apprese; ipotesi per il futuro.

Esperti e governi a confronto a IFDaD 2020

A confrontarsi su questi argomenti un parterre di invitati formato da esperti di alto livello e rappresentanti governativi di tutto il mondo, tra cui l’economista e saggista statunitense Jeffrey Sachs, riconosciuto come uno dei massimi esperti mondiali di sviluppo economico e lotta alla povertà, a capo di Sustainable Development Solutions Network, l’iniziativa delle Nazioni Uniti che mobilizza una rete globale di  competenze tecnico-scientifiche al servizio del raggiungimento dell’agenda SGDs; lo scrittore e editore americano Dave Eggers, autore anche del romanzo distopico The Circle, che descrive la vita in una potente società Internet in cui innovazioni apparentemente sviluppate con buone intenzioni riveino un programma sottostante più sinistro; l’attuale ministro italiano per i rapporti con il Parlamento e le riforme Federico D’Incà e l’attuale ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola; Roberto Viola, direttore generale della DG CONNECT (Direzione Generale della Comunicazione, Reti, Contenuti e Tecnologia) presso la Commissione Europea dal 2015, Věra Jourová commissaria europea per Valori e Trasparenza; il sociologo e ministro spagnolo Manuel Castells; l’ex primo ministro e presidente della commissione europea Romano Prodi.

Il contributo del pubblico

Tramite una call for papers chiusasi il 1° di settembre è stato possibile contribuire a IFDaD 2020 con un proprio approfondimento su una delle tracce proposte. Dall’Università di Sao Paulo all’Institute Weizman di Israele, dal Kenya a Taiwan, la prima edizione ha raccolto una ventina di lavori da studiosi di tutto il mondo e ne presenterà otto.

Le tracce − pensate per coinvolgere nelle riflessioni tutti gli attori in causa (istituzioni, partiti politici e comunità) – riguardano quattro temi.

Il primo è democrazia e meccanismi di decisione politica, ovvero come la tecnologia può aiutare a sviluppare istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti, ad esempio con l’implementazione del voto elettronico.

La seconda traccia era il coinvolgimento e partecipazione sociale, ovvero come la tecnologia può aiutare a garantire un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli della comunità.

C’è poi il tema della partecipazione e del funzionamento dei partiti, ovvero come la tecnologia può innovare i modelli partecipativi, ad esempio con la diffusione di bilanci partecipativi, sistemi petizioni online o sondaggi elettronici.

Infine, l’accesso alle informazioni, ovvero come la tecnologia può garantire l’accesso del pubblico a informazioni affidabili e al tempo stesso proteggere le libertà fondamentali in conformità con la legislazione nazionale e gli accordi internazionali. Un esempio negativo su tutti è lo scandalo di Cambridge Analytica, la società inglese che nel 2016 ha utilizzato dati sensibili per influenzare le elezioni Usa e il referendum sulla Brexit.

Uso del digitale per una democrazia partecipativa: alcuni esempi

In Italia, e fuori dai nostri confini, non mancano esempi di democrazia digitale. Comunità di dimensioni differenti, dal singolo quartiere cittadino a intere nazioni, stanno sperimentando nuove modalità di democrazia diretta e partecipativa attraverso l’utilizzo delle tecnologie innovative.

È stato stabilito al 16 novembre l’inizio della fase di voto del Bilancio partecipativo del Comune di Bologna per la cui attuazione è stato stanziato 1 milione di euro. Previsto dallo Statuto Comunale, il Bilancio partecipativo è un istituto di partecipazione che “ha la finalità di impiegare risorse pubbliche e attivare risorse della comunità al fine di raggiungere risultati condivisi e verificati con la comunità”. Attraverso il Bilancio partecipativo il cittadino può segnalare, ideare e votare proposte per il suo quartiere, la procedura avviene online su uno spazio dedicato all’interno del sito del Comune.

Rimanendo in Italia, è ovvio il caso della Piattaforma Rousseau, il “sistema operativo” del M5S. Senza entrare nel merito politico, è indubbio che il Movimento si sia dotato di uno strumento digitale innovativo che consente forme di democrazia diretta e partecipativa online, superando così il modello di democrazia rappresentativa per delega. Sulla piattaforma oggi sono disponibili diverse funzioni, come partecipazione alla scrittura di leggi (nazionali, regionali ed europee); votazione di liste elettorali o temi proposti; formulazione di proposte di legge; proposta di candidature e molto altro ancora.

Guardando oltre i nostri confini nazionali, a giugno di quest’anno, per via della diffusione del Covid-19, i cittadini nella regione di Mosca e Nizhny Novgorod, le più colpite della Russia, in occasione del referendum costituzionale, hanno avuto la possibilità esprimere il proprio voto online attraverso il portale dei servizi governativi della Federazione Russa, Gosuslugi. I video dedicati alla promozione del voto online ne garantivano la sua protezione attraverso tecnologia blockchain, tuttavia a rimanere vaghe sono state le modalità per contrastare le possibilità di abuso interno dei dati raccolti.

Proprio la sicurezza dei dati è il punto nevralgico che fa da blocco alla diffusione di sistemi di voto online.

La best practice dell’Estonia

Chi può fare scuola su questo argomento è però l’Estonia che nel 2005 ha sviluppato il primo sistema di voto Internet (i-Voting) dell’Ue. Ben 15 anni di esperienza nel voto online fanno di questo paese un esempio di e-democracy a livello internazionale. Al centro di questo sistema c’è la carta d’identità digitale rilasciata ad ogni cittadino compiuti i 15 anni. La carta serve anche per accedere alla maggior parte dei servizi offerti dal governo estone 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e può fungere da tessera sanitaria nazionale, accesso ai conti bancari e altro ancora.

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