Digital Skills

Strategia nazionale per le competenze digitali: l’Italia ora ha un piano

Combattere il divario digitale, sostenere lo sviluppo delle competenze digitali lungo i cicli di istruzione, promuovere lo sviluppo delle competenze chiave per il futuro e garantire a tutta la popolazione la possibilità di acquisirle. Sono questi gli obiettivi del Piano di cui la Ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, ha appena firmato il decreto d’adozione. Ecco cosa prevede

Pubblicato il 04 Ago 2020

Competenze-digitali-italia-1.jpg

Istruzione e formazione superiore, forza lavoro attiva, competenze specialistiche ICT e competenze chiave del futuro, e cittadini. Sono questi i quattro assi di intervento con cui si dà il via in Italia a una strategia globale per le competenze digitali, elaborata in seno all’iniziativa Repubblica Digitale e  contenuta nel decreto di adozione appena firmato dalla ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano.

Finalmente quindi i riflettori sono puntati sulle Digital Skills e il potenziamento delle competenze digitali è adesso ufficialmente una delle priorità strategiche del nostro paese. Come recita, infatti, la premessa del documento stilato dal Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione (MID), “la carenza di competenze digitali nei diversi ambiti, per cui l’Italia risulta tra i Paesi europei più in difficoltà (nel rapporto del Digital Economy and Society Index (DESI) 2020 nell’area Capitale Umano, l’Italia ha la peggiore prestazione tra i Paesi europei, ndr.), è una delle principali limitazioni per lo sviluppo sociale ed economico del Paese e per la sua ripresa dall’attuale periodo di crisi, assumendo i caratteri della priorità”.

La carenza di competenze digitali è per l’Italia uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Paese al punto da avere ricadute negative sull’offerta di servizi digitali nel pubblico e nel privato, ridurre le possibilità dei cittadini di affacciarsi sul mercato del lavoro globale, accrescere la disinformazione su larga scala.

Come in passato aveva già ribadito Luca Attias, alla guida del Dipartimento per la Trasformazione digitale, l’Italia si trova a fronteggiare un'”emergenza digitale”. L’ignoranza digitale è infatti un vero pericolo, come ha sottolineato Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA: “Ha un impatto negativo sull’offerta di servizi digitali, offerti sia dal Pubblico che dal Privato, sia sull’accesso e la fruizione da parte dei cittadini. Inoltre espone gran parte delle persone al rischio di esclusione sociale e dal mercato del lavoro, ostacola l’accesso a forma di partecipazione e consultazione pubblica e aumenta il rischio di esposizione dei cittadini alla disinformazione su larga scala”.

Competenze digitali: i capisaldi in Italia

Elaborata nell’ambito dell’iniziativa Repubblica Digitale – tassello chiave del Piano Italia 2025, lanciato sempre dal MID – la Strategia per le competenze digitali è il frutto di un approccio collaborativo, che ha visto partecipare allo stesso tavolo di lavoro Ministeri, Regioni, Province, Comuni, Università, istituti di ricerca, imprese, professionisti, Rai, associazioni e varie articolazioni del settore pubblico, oltre alle organizzazioni aderenti alla Coalizione Nazionale (più di 120, che promuovono oltre 130 iniziative). La regia è affidata al Comitato Tecnico Guida di Repubblica Digitale, coordinato dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale.

In particolare il Piano Italia 2025 indica un orizzonte chiaro per la sfida “Sviluppo inclusivo e sostenibile”: “lavorare per un’innovazione etica, inclusiva, trasparente e sostenibile, che aumenti il benessere della società. Questo significa operare affinché: le capacità digitali delle persone siano rafforzate; lo Stato garantisca uno sviluppo tecnologico etico, responsabile e non discriminatorio; i cittadini siano formati per accedere ai lavori del futuro attraverso un processo di formazione continua”.

In particolare gli obiettivi della Strategia sono:

  • combattere il divario digitale di carattere culturale presente nella popolazione italiana​, sostenendo la massima inclusione digitale;
  • sostenere lo sviluppo delle competenze digitali in tutto il ciclo dell’istruzione e della formazione superiore;
  • promuovere lo sviluppo delle competenze chiave per il futuro e aumentare la percentuale di specialisti ICT, soprattutto nelle tecnologie emergenti;
  • garantire a tutta la popolazione attiva le competenze digitali chiave per le nuove esigenze e modalità del lavoro.

Mochi Sismondi, nel commentare il documento, ha sottolineato che sono tre i punti cardinali dell’ipotetica bussola che guida l’ambizioso progetto della Strategia del governo:

  • Educazione al Digitale: cultura informatica e competenze digitali sono requisiti essenziali della cittadinanza: Per questo Pubblico e Privato devono investire risorse per il loro sviluppo, consapevoli che si tratta di fattori determinanti per la crescita, la competitività, la creazione di valore pubblico e benessere del paese;
  • Cittadinanza Digitale: la tecnologia digitale favorisce lo sviluppo di una nuova forma di cittadinanza basata su informazione di qualità, partecipazione alle deliberazioni, interazione civica e su un rapporto più efficace tra cittadini e Pubblica Amministrazione.
  • Digitale etico, umano e non discriminatorio: il digitale può essere uno spazio di eguaglianza e sviluppo delle comunità e degli individui. In tal senso il lavoro di Pubblico e Privato contribuisce al superamento delle diseguaglianze, eliminando ogni ostacolo (sociale, economico, geografico, tecnologico e culturale) che può impedire l’uguaglianza tra cittadini.

I 4 assi di intervento della Strategia nazionale

In linea con i quattro pilastri della Coalizione Europea per le competenze e le professioni digitali, la task force che ha lavorato al progetto ha individuato quattro assi su cui operare:

  • Istruzione e Formazione Superiore: per lo sviluppo delle competenze digitali all’interno dei cicli d’istruzione per i giovani, con il coordinamento del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca.
  • Forza lavoro attiva: per garantire competenze digitali adeguate sia nel settore privato che nel settore pubblico, incluse le competenze per l’e-leadership, con il coordinamento del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro per la Pubblica Amministrazione.
  • Competenze specialistiche ICT: per potenziare la capacità del Paese di sviluppare competenze per nuovi mercati e nuove possibilità di occupazione, in gran parte legate alle tecnologie emergenti e al possesso delle competenze indispensabili per i lavori del futuro, con il coordinamento del Ministero dell’Università e Ricerca e del Ministero dello Sviluppo Economico.
  • Cittadini: per sviluppare le competenze digitali necessarie a esercitare i diritti di cittadinanza e la partecipazione consapevole alla vita democratica, con il coordinamento del Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione (MID).

Per ciascun asse sono stati individuati ​indicatori​,​ obiettivi misurabili di risultato e di impatto​, e definite di conseguenza le le linee di intervento e le azioni da intraprendere.

Inoltre, nel caso ci fossero già dei framework consolidati (DigComp per le competenze digitali di base, DigCompEdu per le competenze dei docenti, e-CF per le competenze specialistiche ICT,etc.) il documento di progetto prevede che si preveda il massimo utilizzo di quanto già in essere, spingendo verso sistemi di valutazione e qulificazione delle competenze in considerazione del fatto che gli approcci basati sull’autovalutazione presentano limiti e restizioni.

Lo stato dell’arte in Italia e le priorità nella PA

Come ha sottolineato Mochi Sismondi, in Italia adesso è difficile individuare risorse con le competenze necessarie a ricoprire il ruolo di Responsabile per la transizione al digitale (RTD). La classe dirigente è sprovvista delle competenze necessarie per riconoscere le opportunità di innovazione e a coordinare i processi di cambiamento abilitati dalle tecnologie digitali, inoltre le persone che lavorano nella PA hanno pochi strumenti, un’età media elevata e sono poco qualificate.

In virtù dell’attuale situazione è quindi necessario favorire l’assunzione di dirigenti preparati ad accogliere e gestire la trasformazione digitale della PA, rendere la PA più attrattiva per le risorse ad alto potenziale e favorire la creazione di una cultura condivisa sull’innovazione e la digitalizzazione, nonché aggiornare e potenziare le potenzialità di chi già lavora nella PA.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4