Intervista

Diffondere la cultura della sostenibilità: il ruolo di associazioni, università e aziende

Raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 è senza dubbio una sfida per il nostro Paese. Serve una revisione dei modelli di business e di governance e puntare su formazione dei giovani e nuove competenze. Ne parliamo con Paola Girdinio, Presidente del Competence Center del Mise Start 4.0 e Full Professor di Elettrotecnica presso UniGE

Pubblicato il 11 Feb 2022

Cultura delle sostenibilità

Parlare di cultura della sostenibilità aziendale implica, tra le altre cose, investire in formazione e competenza per affrontare, giorno dopo giorno, le sfide che la quarta rivoluzione industriale ci impone. In questo quadro rientra, ad esempio, la creazione dei Competence Center che rappresenta un lungimirante progetto governativo di supporto strategico alle imprese. Uno di questi è, Start 4.0, centro ad alta specializzazione del MISE, nato a seguito dell’emanazione del decreto del Ministero dello sviluppo economico del 29/1/2018, il cosiddetto Piano Calenda.

Oggi diamo voce proprio al Presidente di Start 4.0, Paola Girdinio, che è anche Full Professor di Elettrotecnica all’Università di Genova e rappresenta tre sistemi (associazione, università, aziende) stakeholder della governance.

Riprendiamo, così, l’appuntamento mensile della rubrica ‘Empower Sustainability’ dopo aver focalizzato l’attenzione sugli obiettivi dell’Agenda 2030, abbiamo accolto il contributo di ASviS e della Scuola Etica Leonardo, con un focus sul tema delle competenze.

Gli obiettivi dei Centri di Competenza e il ruolo nella diffusione di una cultura della sostenibilità

L’investimento in formazione e competenza – nel quale l’Italia sconta ancora un divario con altri Stati europei – è centrale per rafforzare la competitività delle aziende  e del Sistema Paese in termini di innovazione e ricerca, anche in ottica di diffusione di una cultura della sostenibilità. Gli obiettivi dei Centri di Competenza sono quelli di erogare orientamento, formazione e attraverso bandi finanziare l’innovazione, con fondi governativi, per supportare l’introduzione delle tecnologie 4.0 all’interno delle imprese, dei processi produttivi e delle filiere, con un’attenzione particolare all’impatto che queste possono avere, in termini migliorativi, sull’impatto economico e sociale complessivamente inteso. Le logiche di fondo dei Competence Center sono quelle di contrastare la forte frammentazione e dispersione di centri di Trasferimento Tecnologico (censiti oltre 300 centri fra poli di innovazione, PST, distretti tecnologici), di intensificare i rapporti Centri di Ricerca-imprese e di valorizzare in maniera mirata le realtà di eccellenza esistenti nel mondo dell’innovazione nazionale e internazionale.

Nello specifico Start 4.0 è attivo su cinque domini (energia, trasporti, idrico, produzione, porto), attraverso l’applicazione e lo sviluppo di soluzioni che fanno riferimento ad un sottoinsieme di tecnologie abilitanti Industria 4.0 declinate rispetto a un’applicazione specifica, quella della protezione delle infrastrutture strategiche e della loro progettazione ottimizzata. Il Centro di Competenza sviluppa le sue azioni riferendosi a tutte le possibili declinazioni della sicurezza, ovvero: Safety, Security e, ovviamente, Cyber Security. Nel contesto attuale vuole garantire una visione sistemica complessiva e soprattutto predittiva sia delle minacce interne sia di quelle esterne. La sicurezza globale deve tenere in considerazione soluzioni di risk management, partendo dal presupposto che gli incidenti sicuramente accadranno: si tratta di riuscire a prevederli, di gestirli correttamente nell’emergenza, e di contenerne gli effetti garantendo un rapido ripristino.

In che modo la mission di Start 4.0 contribuisce all’agenda 2030? Su quali SDG’s si focalizza e con quali attività? Come si coordina con gli obiettivi del PNRR?

Start 4.0 crea le condizioni per valorizzare la ricerca e aumentare le capacità tecnologiche e per aggiornare le infrastrutture e ammodernare le industrie, al fine di renderle più efficienti, sicure e sostenibili. L’obiettivo di fondo è la creazione di un terreno fertile, incentivando tutte le imprese e stakeholder con i quali veniamo in contatto a una crescita economica ed innovazione sostenibili.

Il Centro di Competenza è particolarmente attento all’uguaglianza di genere. Lo dimostra un management prevalentemente al femminile e un impegno quotidiano per la riduzione del gender gap e l’avvicinamento delle ragazze alle tecnologie 4.0 e alle materie STEM. Il PNRR e le ingenti risorse che abbiamo il dovere di spendere al meglio, rappresentano una speranza anche rispetto all’Agenda 2030, perché possono dare attuazione e concretezza a diverse opportunità in questo senso.

Start 4.0 con il PNRR avrà inoltre l’occasione di rafforzare progettualità, con l’erogazione alle imprese di servizi tecnologici avanzati e servizi innovativi e qualificanti di trasferimento tecnologico sempre più in linea con le necessità imprenditoriali. Da questo punto di vista l’impegno è trasversale per supportare Imprese e PA nel cogliere opportunità, nel sottomettere proposte e nell’accedere a finanziamenti attesi in ottica green per la rigenerazione urbana, le infrastrutture verdi, gli alberi, i giardini, il governo dei flussi idrici. Ora, nel 2022, ci sarà un ulteriore cambio di passo. Si è aperta una nuova fase, perché tante iniziative avviate dai ministeri devono tradursi in bandi e azioni parzialmente decentrate.

Giovani e aziende: i nodi da sciogliere

Secondo uno studio del World Economic Forum (Wef), il 38% delle imprese si aspetta di assumere figure professionali innovative entro la fine del 2022, e più di un quarto pensa che sarà l’automazione a guidare questo cambiamento. Siamo in mezzo ad un cambiamento storico di paradigma e l’educazione e la preparazione dei giovani deve adattarsi a questo mutamento. Il futuro è adesso. L’Unione Europea ha proclamato il 2022 l’anno dei giovani con l’obiettivo di dare prospettive positive alle nuove generazioni, quelle che hanno subito le maggiori conseguenze negative della pandemia.

Da 40 anni docente universitaria, quali azioni possono contribuire a sostenere la preparazione dei giovani al mondo del lavoro e all’innovazione sostenibile?

Compito nostro è avvicinare i giovani e far prendere loro confidenza e padronanza con le tecnologie digitali e una cultura, quella dell’innovazione, coniugata con concetti di sostenibilità e condivisione. Dobbiamo lavorare per formare, coltivare e aggiornare costantemente le competenze digitali, essenziali per le imprese e per lo sviluppo della società. Serve invitare i giovani a continuare a portare anche le questioni relative al clima e all’ambiente in cima all’agenda globale.

Il mondo della tecnologia è in costante evoluzione, anche le competenze digitali cambiano continuamente e sono destinate a mutare con rapidità negli anni. Sono necessarie risorse per formare gli studenti già nelle prime fasi del percorso scolastico e allo stesso tempo costruire opportunità, come quelle che vedono coinvolte le Università, i Centri di Ricerca e i Centri di Competenza, per la riqualificazione professionale dei lavoratori, attraverso un re-skilling continuo.

Sei stata board member in molte realtà industriali che rappresentano settori portanti del nostro paese e sei nel board di una banca. Cosa ci puoi raccontare sullo stato dell’arte e sulla sensibilità dei cda rispetto ai bilanci di sostenibilità e agli ESG? Luci e ombre?

Per portare in azienda la cultura della sostenibilità si deve procedere cavalcando una nuova Governarce 4.0. Viviamo in un mondo complesso e interconnesso, non in uno lineare con poche discontinuità. Ciò significa anche che devono cambiare i ruoli e le responsabilità di ogni stakeholder della società. Il business non può più ignorare il suo impatto sociale e ambientale. Si sono fatti dei passi avanti, anche in Italia e l’attenzione al tema sostenibilità aziendale è cresciuta, sicuramente anche grazie a incentivi, ma lo scenario presenta ancora luci e ombre in tutti i settori.

Basti pensare che un recente studio ConsumerLab – centro specializzato in sostenibilità – evidenzia come in Italia solo l’1,76% delle piccole imprese con più di 20 addetti pubblica un bilancio di Sostenibilità, percentuale che crolla allo 0,63% per le aziende con meno di 10 dipendenti. Alcune imprese in Italia vantano una lunga tradizione di bilanci sociali, ma ancora una vasta platea non si è ancora dedicata a reportistica Esg.

Vanno sostenuti i leader e le società che agiscono come pionieri. In un percorso di transizione verde e digitale che sta compiendo il nostro Paese è certamente necessario intervenire ancora per regolamentare green bond e social bond e schiarire da subito le eventuali nubi all’orizzonte.

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