I rischi del fake food

Contraffazione alimentare: guida alla tutela dei prodotti e dei consumatori

Contraffazione alimentare? La temono quasi 3 italiani su 2. E a ragione. Tra sofisticazioni, alterazioni e fake food, il Made in Italy agroalimentare contraffatto nel 2021 ha movimentato un giro di affari pari a 100 MLD di euro. Normative e tecnologie aiutano a contrastare i rischi per i consumatori e per le aziende

Pubblicato il 02 Mar 2022

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Contraffazione alimentare significa tante cose: dall’alterazione dei prodotti realizzati utilizzando sostanze non conformi per qualità e quantità come, ad esempio, l’aggiunta di additivi superiori alla norma o non autorizzati, alla frode commerciale. Per capire meglio il fenomeno va compresa tutta la filiera, a partire dal fatto che 1 pesticida su 7 usato sui campi europei è contraffatto (in Ucraina, addirittura 1 su 4). Che siano consumati freschi o come ingredienti di prodotti lavorati, mangiamo frutta e verdura spruzzati da soluzioni che, non essendo regolamentate e controllate, possono minare la nostra salute (Fonte: Ingrid Kragl “Manger du faux pour de vrai” – Lisez! 2021).

Dati alla mano, in questa guida aggiornata affronteremo tutte gli argomenti più importanti legati alla contraffazione alimentare.

Filiere alimentari: esempi di contraffazione

Che si tratti di ingredienti primari o di prodotti semilavorati o lavorati, il Food & Beverage non controllato può contenere sostanze tossiche o sviluppare muffe o batteri che possono arrivare ad essere letali. In ogni sua forma, la contraffazione alimentare può vessare ogni fase della filiera. Il fenomeno può far riferimento alla scorretta:

  • coltivazione
  • lavorazione
  • conservazione
  • distribuzione

A tutto questo si aggiunge l’onda montante dell’italian sounding: in questo caso la falsificazione dei prodotti alimentari tricolore imita aspetto, loghi e nomi ingannando i consumatori (soprattutto all’estero).

Il valore del comparto agroalimentare italiano in numeri

Innanzitutto, partiamo dal contesto: il Made in Italy è un brand molto ambito su più aree produttive, tra cui rientra il comparto agroalimentare. Patrimonio nazionale che vale 538 MLD di euro, questo settore corrisponde al 25% del PIL italiano, occupando 4 MLN di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, più di 330mila realtà della ristorazione, 230mila punti vendita al dettaglio (Fonte: Coldiretti 2021). L’Italia, tra i Paesi membri, ha il maggior numero di prodotti a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea (316) a cui si aggiungono 526 vini fra DOC e IGT. Nel dettaglio, l’agroalimentare italiano nel 2021 riconferma il suo valore nella mente dei consumatori di tutto il mondo, registrando un +12% di esportazioni per un valore pari a 52 MLD di euro. Il sistema dell’enogastronomia Made in Italy solo per la Dop economy da lavoro a oltre 180mila operatori e vale 16,9 MLD di euro, con un export da 9,5 MLD di euro (Fonte: Coldiretti su dati Ismea-Qualivita).

Made in Italy contraffatto: cosa dicono i numeri

A minare la fiducia ed il business è la piaga della contraffazione alimentare. Le ricerche da più parti evidenziano come cibi e bevande del Bel Paese sono tra i prodotti più contraffatti al mondo: secondo i dati di Coldiretti, oltre il 66% dei prodotti agroalimentari Made in Italy sono fake (oltre 2 prodotti su 3) e negli ultimi 10 anni il fenomeno è aumentato di oltre il 70%. Certo è che alimenti e bevande contraffatti e scadenti possono essere trovati sia sul mercato fisico che venduti online. Durante la pandemia, infatti, è aumentato il business delle agromafie, con un giro d’affari pari a 24,5 MLD di euro legato anche all’esplosione dell’eCommerce: i prodotti venduti sulle piattaforme online, infatti, vengono spediti direttamente al consumatore utilizzando piccoli pacchi per cui le forze dell’ordine faticano a contrastare il fenomeno. Più presidiati cargo e container: i sequestri di generi alimentari si sono attestati nell’ordine dei 373mila chili di merci nel 2020, con una forte prevalenza di sequestri nei porti (325mila) e una diminuzione negli aeroporti (Fonte: Direzione Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli 2021).  

Le zone d’ombra della contraffazione alimentare

Secondo gli organi competenti, i falsari utilizzano il transito o il trasbordo di merci attraverso zone franche multiple e geograficamente diverse non solo per mascherare la natura illecita dei prodotti. Una volta introdotte in una zona di libero scambio, le merci contraffatte possono subire una serie di operazioni economiche, tra cui assemblaggio, produzione, lavorazione, immagazzinamento, riconfezionamento e rietichettatura in un regime non controllato e normato. Una volta completata, la merce può essere importata direttamente nel territorio nazionale dello Stato ospitante o riesportata in un altro Paese per la distribuzione o in un’altra zona franca, dove il processo si ripete.

Italia prima sul podio della tutela alimentare

Per la tutela dell’agroalimentare italiano nei siti di eCommerce, il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli lo scorso novembre ha siglato l’accordo tra il Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) e Amazon. L’Italia è così il primo Paese al mondo a firmare un memorandum di intesa per proteggere i marchi di origine, tutelare i consumatori, le imprese e prevenire la contraffazione agroalimentare. Grazie all’accordo, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari (Icqrf) e Amazon rafforzano la loro collaborazione relativa all’individuazione e alla segnalazione delle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale dei prodotti a Denominazione di origine protetta (Dop) e di Indicazione geografica protetta (Igp), nonché delle pratiche sleali relative alla corretta informazione sugli alimenti, potenziando la tutela online dei prodotti italiani e consentendo ad Amazon di rimuovere tempestivamente i prodotti contraffatti.

Contraffazione alimentare: una guida per la salute e per il business

Che si parli di alimenti o di bevande, per formulare una corretta guida alla contraffazione alimentare è necessario capire bene a quale tipologia di frodi si faccia riferimento. Il Codice Penale opera una prima importante distinzione:

  • La frode alimentare sanitaria riguarda gli elementi alimentari modificati che, in quanto potenzialmente o sicuramente nocivi, impattano sull’incolumità della salute dei consumatori.
  • La frode alimentare commerciale, pur non comportando danni alla salute, è un’attività illecita che, attraverso operazioni fraudolente, commercializza cibi e bevande falsificati in fase di preparazione e/o confezionamento allo scopo di vendere a prezzi più convenienti i prodotti e ottenere profitto.

Ci sono, poi, altri reati a tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni tipiche e protette (quelle a cui si riferiscono le sigle DOP, DOCG, IGP e via dicendo. In particolare, vengono punite:

  • la frode nell’esercizio del commercio
  • la vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine
  • la vendita di prodotti industriali con segni mendaci
  • la fabbricazione e il commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale
  • la contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari

Contraffazione alimentare, alterazione e italian sounding: le differenze

Entrando nel merito, infatti, esistono 3 diverse forme di sofisticazione e di falsificazione.

#1 Contraffazione alimentare: definizione

Significa proporre alimenti che sembrano genuini ed invece sono prodotti creati ex novo con altri ingredienti. È il caso della produzione di acqua gasata con anidride solforosa, la produzione di margarina che contiene idrocarburi di origine minerale o la produzione di olio di oliva mescolato all’olio di altri semi meno pregiati.

#2 Alterazione alimentare: definizione

Si riferisce a un’operazione associata alla scorretta conservazione degli alimenti. Le modalità sono diverse: mantenere i prodotti a temperatura non adeguate, tenerli a magazzino o esporli alla vendita per un periodo più lungo rispetto alla reale data di scadenza, scongelare e ricongelare i prodotti surgelati e via dicendo. Le modalità di conservazione non conformi alle caratteristiche del prodotto innescano fenomeni degenerativi spontanei negli alimenti che possono causare alla nostra salute malesseri fino ad arrivare anche a gravi forme di infezione letali.

#3 Italian sounding: definizione

Usare loghi, nomi e confezioni che emulano i prodotti del Made in Italy ma di italiano non hanno nulla è un fenomeno noto anche come agropirateria. L’agroalimentare falsificato l’anno scorso ha movimentato 100 MLD di euro (di cui 23 MLD solo negli USA). Le cronache continuano ad aggiornare la letteratura della contraffazione alimentare: dallo scandalo del Prosek croato al Reggianito argentino, dal Veneto Salami canadese al Gino Tomato Paste cinese. Il risultato è che il 66% dei prodotti alimentari tricolore sono falsi e senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese (Fonte: Coldiretti 2021). Anche dai controlli sull’estero, solo i formaggi rappresentano il 40% del giro d’affari del falso made in Italy alimentare. Secondo l’Istituto per il commercio estero (ICE), circa il 97% dei sughi per pasta sedicenti italiani e il 76% dei pomodori in scatola sul mercato nordamericano sono falsi. Non va meglio nella ristorazione: nel 2021, da un controllo a campione sui ristoranti italiani all’estero che richiedono il bollino ITA0039 Italian Taste, gli ispettori hanno riscontrato che su 107 ristoranti, 79 hanno ricevuto il bollino di conformità. Nei restanti 28 è stata riscontrata la presenza di almeno un prodotto non italiano ma con marchi che richiamano il made in Italy di cui ben 14 nel Regno Unito e i restanti a Bangkok, Berna, Parigi, Barcellona e Istanbul (Fonte: Asacert 2021).

I prodotti alimentari falsi sequestrati nel 2021

Pur avendo l’Italia il maggior numero di sigilli di approvazione dell’UE sui suoi cibi e bevande, l’anno scorso si è triplicato il numero dei sequestri doganali dell’Unione Europea di falsi prodotti italiani muniti di etichette di qualità. A fronte di 70mila controlli, di cui 1.142 interventi fuori dei confini nazionali (riguardanti in particolare le attività di controllo per l’eCommerce sul web a tutela delle indicazioni geografiche), gli organi di vigilanza hanno sequestrato 22mila tonnellate di merci alimentari non a norma, per un valore di oltre 21 MLN di euro. Su 37.508 operatori ispezionati e 77.080 prodotti controllati, le irregolarità hanno riguardato l’11% dei prodotti e il 7,4% dei campioni analizzati (Fonte: Ispettorato centrale repressione frodi – Icqrf 2021). Ma ci sono ulteriori numeri che aiutano a fotografare più in dettaglio il fenomeno della contraffazione alimentare. Nel corso del 2021 le autorità italiane hanno sequestrato:

  • 5 tonnellate di carne suina e 1 tonnellata di formaggio etichettati come IGP (Indicazione Geografica Protetta), ma in realtà privi di qualsiasi documentazione di tracciabilità.
  • 400 uova senza informazioni sulla tracciabilità
  • 3 tonnellate di pesce (come acciughe, sardine e sgombri) prive della necessaria documentazione di tracciabilità di cui 800 kg (1000 vasetti) di acciughe e sardine sott’olio con etichette false che imitavano un altro marchio noto
  • 5,5 tonnellate di salsa di pomodoro solo a un’azienda che falsificava le etichette con l’indicazione geografica Pachino IGP per un valore complessivo di 30mila euro
  • 13 tonnellate di capperi erroneamente etichettati come Indicazione Geografica della Sicilia

Su 1000 controlli sulla filiera ortofrutticola, i carabinieri hanno riscontrato il 17% delle non conformità, in particolare per i prodotti etichettati erroneamente come provenienti dall’Italia (Fonte: Monthly Summary of Articles on Food Fraud and Adulteration – Unione Europea 2021).

Food & Beverage fake e social eCommerce: i segnali da riconoscere

Oltre all’eCommerce, anche il social commerce è un vettore di prodotti falsificati. In entrambi i casi le immagini dell’articolo e della confezione del prodotto autentico possono essere facilmente utilizzate in maniera illegittima, portando i consumatori a scambiare un prodotto non originale per un prodotto autentico. Nel social commerce, in particolare, l’utilizzo dei social network e delle piattaforme di interazione offerte dai siti per effettuare delle transazioni online rende ancora più difficile riconoscere l’autenticità di un prodotto o di un venditore per il consumatore finale. Per evitare il rischio di incorrere in una contraffazione alimentare, i consigli degli esperti, sono di verificare sempre se il sito in questione ha:

  1. meccanismi di monitoraggio e di identificazione per controllare i collegamenti in uscita dei siti a cui i consumatori sono indirizzati ad acquistare merci contraffatte e piratate
  2. strumenti di protezione del marchio ben sviluppati
  3. politiche ben definite e applicabili ai trasgressori recidivi
  4. sistemi di rilevamento e rimozione delle offerte di merci contraffatte e piratate
  5. trasparenza riguardo al rilevamento proattivo interno strumenti e processi (ad esempio l’uso dell’Intelligenza Artificiale)

Esempi di prodotti alimentari italiani più contraffatti

Tra ingredienti originali del territorio e processi di lavorazione e maturazione che seguono antiche tradizioni locali, le eccellenze alimentari del made in Italy sono davvero tantissime: la TOP list include parmigiano e mozzarella, olio extravergine di oliva, conserve di pomodori e tutti i salumi nostrani, dal prosciutto di Parma alla soppressata toscana, dal salame calabrese al cotechino, dal pomodoro San Marzano al Gorgonzola. La contraffazione alimentare riguarda però anche tantissimi altri prodotti. Di seguito alcuni esempi.

#1 Vino e superalcolici

Il comparto del Wine & Spirits è da sempre nel mirino dei falsari. Il concetto di frode nell’ambito dei vini e degli alcolici va ben oltre la semplice falsificazione delle etichette. L’adulterazione può comportare varie tecniche come la diluizione con acqua, l’aggiunta di alcool, zucchero o vino di bassa qualità in uno di qualità superiore ma anche conservanti non a norma o sterilizzatori (nei casi in cui vini e distillati sono fatti tramite una raccolta non selezionata e nelle botti, insieme all’uva, fermentano rami, foglie, topi, rane e via dicendo). Le cronache raccontano anche l’incetta dei vuoti di bottiglie prestigiose dai ristoranti altolocati, riempite di vino scadente per essere nuovamente imbottigliate e rivendute. A questo si aggiungono furti nei siti di produzione e stoccaggio per rivendere sul mercato nero le bottiglie ma anche la commercializzazione di vini danneggiati senza che il produttore originale possa averne contezza. A livello di filiera, molte distillerie confezionano le loro bottiglie con comuni sigilli termoretraibili che possono essere facilmente replicati, rendendo relativamente semplice la contraffazione del loro prodotto.

#2 Miele

Il miele è tra gli alimenti più semplici da falsificare e, secondo la UE, è il terzo prodotto più adulterato al mondo. Il miele vanta proprietà importanti, come quelle antibatteriche, antivirali e antimicotiche, possono andare perdute durante processi illeciti che vanno ad alterare la qualità. Secondo le analisi degli esperti, si possono registrare adulterazioni che arrivano fino anche al 40% del prodotto originale che sfuggono a controlli non approfonditi. L’adulterazione consiste nell’aggiungere sciroppo, ma per tagliare il miele vengono utilizzati anche mais, glucosio, fruttosio, saccarosio, zucchero di barbabietola, zucchero di canna parzialmente lavorato o riso. Il problema è che il miele adulterato per il consumatore finale ha lo stesso sapore del miele puro…

#3 Succo d’arancia

Il succo d’arancia è un altro prodotto che arricchisce la letteratura della contraffazione alimentare. Al di là di una percentuale di buccia più alta della polpa, o dell’uso di agrumi diversi e meno costosi, tra le misture più dannose che si possono trovare in commercio c’è quella contenente zucchero di barbabietola, zucchero di grano, glutammato monosodico, acido ascorbico e solfato di potassio.

#4 Mirtilli

Molti prodotti industriali al sapore di mirtillo o che dovrebbero contenere parti di mirtilli sono dei fake. Invece dei mirtilli, vengono utilizzati dei mix di zucchero, sciroppo di sciroppo di glucosio, amido, olii idrogenati, aromi artificiali e il colorante artificiale blu n.2 e rosso n.4. Dal momento che le immagini ingannevoli sulle confezioni possono distrarre il consumatore, è importante verificare sempre l’etichetta e valutare la percentuale di mirtilli veri utilizzata in dolci, torte, barrette, muffin e via dicendo.

#5 Latte e derivati

Il latte è un alimento base e fa bene. Al di là del rischio del latte annacquato o dell’uso di altre sostanze per simulare la presenza di proteine, ci sono prodotti alimentari che contengono latte mixato a melamina, formaldeide, urea, perossido d’idrogeno, detergente, soda caustica, amido, acqua non potabile, lardo di maiale e grasso di mucca. Quindi, ancora una volta, attenzione alle etichette ma anche all’origine e alla provenienza dei prodotti acquistati.

Contraffazione alimentare: leggi e sanzioni

Già nel 1962 il governo italiano aveva disciplinato il comparto agroalimentare per tutelare i consumatori, dettagliando le varie casistiche fraudolente dei prodotti. Secondo il decreto, veniva considerato reato solo la produzione, vendita o messa in commercio di sostanze alimentari, della carta o degli imballaggi per avvolgerli, degli oggetti di uso domestico o personale, colorati con coloranti non autorizzati. L’elenco includeva:

  • uso di sostanze private anche in parte dei propri elementi nutritivi o mescolate ad altre di qualità inferiore o trattate in modo da variarne la composizione naturale
  • prodotti in cattivo stato di conservazione
  • ingredienti e prodotti con cariche microbiche superiori ai limiti di leggi
  • prodotti con l’aggiunta di additivi non autorizzati o senza l’osservanza delle norme prescritte per l’impiego

La legge del 1962 prevedeva anche i reati contro l’incolumità pubblica dal punto di vista alimentare.

  • 439 – Avvelenamento di acque o di sostanze alimentari, reclusione non inferiore a quindici anni, pubblicazione della sentenza e interdizione da 5 a 10 anni
  • 440 – Adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, reclusione da 3 a 10 anni, pubblicazione della sentenza e interdizione da 5 a 10 anni
  • 444 – Commercio di sostanze alimentari nocive, reclusione da sei mesi a tre anni e multa non inferiore a 51 euro, pubblicazione della sentenza e interdizione da 5 a 10 anni
  • 515 – Frode nell’esercizio del commercio, reclusione fino a due anni o multa fino a 2.065 euro, pubblicazione della sentenza
  • 516 – Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, reclusione fino a sei mesi o multa fino a 1.032 euro, pubblicazione della sentenza
  • 517bis – Aggravante alla vendita di prodotti industriali con segni mendaci, reclusione anche oltre due anni e multa anche oltre 20 mila euro: in caso di particolare gravità o recidiva specifica, possibile chiusura dello stabilimento da cinque giorni a tre mesi, ma anche revoca dell’autorizzazione che consente lo svolgimento dell’attività, pubblicazione della sentenza

Contraffazione alimentare: le normative aggiornate

In data 1° maggio 2019 è entrato in vigore il Decreto Legge n. 34 relativo alle “Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi” che si inserisce all’interno di una più ampia strategia politica finalizzata a sbloccare la stagnazione economica attraverso l’introduzione di incentivi, agevolazioni e novità fiscali. In quest’ottica di stimolazione della ripresa economica italiana, è stato conferito grande rilievo alle tematiche della valorizzazione e della tutela del Made in Italy, attraverso una modifica del Codice di Proprietà Industriale italiano. In particolare, i due articoli del capo III del Decreto Crescita introducono importanti novità:

  • ARTICOLO 31, con l’aggiunta del nuovo art. 11-ter, censisce i marchi storici di interesse nazionale, con un apposito registro speciale ex art. 185-bis. In base alla riforma, un marchio è definito storico quando è registrato o utilizzato sul mercato da almeno 50 anni ed è inoltre riconducibile alla commercializzazione di prodotti o servizi realizzati in un’impresa produttiva nazionale di eccellenza storicamente collegata al territorio nazionale. Per valorizzare i marchi simbolo nazionale nell’ambito della crisi d’impresa, il decreto prevede l’istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico, di un Fondo di garanzia cui destinare la somma di 30 milioni di euro per l’anno 2020, grazie al quale il Governo effettua interventi nel capitale di rischio delle imprese.
  • ARTICOLO 32 del Decreto Crescita, finalizzato ad assicurare la tutela dell’originalità dei prodotti italiani(ivi inclusi quelli agroalimentari) venduti all’estero prevede per i consorzi nazionali un’agevolazione pari al 50% delle spese sostenute per la tutela legale dei prodotti colpiti dall’Italian Sounding. Con il Decreto Crescita viene introdotta una forma di tutela ad hoc, che va non solo a rafforzare la protezione fornita a livello europeo, ma che assicura anche ai prodotti agroalimentari italiani un posto d’onore nel mercato internazionale.
  • Decreto Legislativo n. 198/2021 (attuativo della direttiva UE 2019/633 del Parlamento europeo e del Consiglio) dell’8 novembre scorso è volto a contrastare la contraffazione alimentare online e offline. Nel documento si citano le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare, fornendo indicazioni per regolamentare la commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari (altresì attuativo dell’art. 7 della legge 53/2021 – legge di delegazione europea 2019-2020).

Come prevenire le frodi alimentari: le cose da sapere

La sicurezza della catena di approvvigionamento è una sfida per la maggior parte delle aziende e delle agenzie governative: una gestione efficace dei fornitori è fondamentale per l’integrità delle operazioni, la reputazione del marchio e la sicurezza del business e dei consumatori finali. Per prevenire la contraffazione alimentare i marchi possono rafforzare o avviare diverse iniziative di prevenzione.

  1. Le valutazioni del rischio e della vulnerabilità dei fornitori sono uno degli elementi di una strategia di prevenzione delle frodi di successo. Per non rischiare un’interruzione della continuità operativa, l’uso di materie prime, semilavorati o lavorati di dubbia qualità o non conformi, alterazioni e compromissioni durante la movimentazione lungo la filiera è fondamentale identificare e scegliere fornitori e partner valutando il livello di vulnerabilità associato ad ognuno. Il piano dovrebbe includere il monitoraggio continuo dei parter e controlli approfonditi su quelli operanti in mercati problematici con uno sviluppo contrattuale chiaro, unitamente a controlli operativi come audit di documenti, dati e strutture e ispezioni, test e valutazioni regolari di materie prime, ingredienti e componenti campione.
  2. Lo sviluppo di standard e linee guida per i meccanismi di accreditamento di terze parti (ad esempio, la Federal Aviation Administration degli Stati Uniti utilizza un programma di accreditamento volontario per i distributori del settore). È quindi possibile creare reti di fornitori affidabili utilizzando fornitori che adottano questi standard più elevati. I meccanismi di segnalazione centralizzati, gestiti da agenzie di rating o governi di terze parti, dovrebbero raccogliere informazioni sulla contraffazione dei fornitori di componenti, comprese informazioni sulle persone coinvolte e sulle aziende, con meccanismi di riparazione per correggere gli errori. L’HACCP, invece, è uno strumento importante nell’analisi del rischio ed è stato ampiamente utilizzato per controllare i rischi per la sicurezza alimentare nelle industrie alimentari nell’ultimo mezzo secolo. Con questa strategia di sicurezza alimentare di qualità collaudata, la tua organizzazione può eliminare o ridurre i rischi di contaminazione. In definitiva, i cibi falsi con qualità inferiore e standard di produzione bassi, prodotti da commercianti disonesti stanno diventando sempre più sofisticati nei loro metodi. Ecco perché è così importante investire in soluzioni per rimuovere in modo proattivo le inserzioni online fraudolente al fine di proteggere i consumatori dai malintenzionati in modo tempestivo.
  3. L’adozione di tecnologie associate alla tracciabilità e alla rintracciabilità di ingredienti e prodotti dalla fattoria alla forchetta (Farm To Fork) per integrare gli sforzi di monitoraggio e conformità, basandosi su standard aperti che garantiscono l’interoperabilità tra i sistemi ed evitano la frammentazione non solo tra aziende e aziende ma anche tra settori e settori e Paesi e Paesi.
Industria alimentare

Le applicazioni per la lotta alla contraffazione

A seconda delle funzioni a cui devono assolvere, dalla tipologia di verifica e dalle modalità di utilizzo, le tecnologie anticontraffazione rappresentano un ecosistema diversificato di soluzioni. Tre le tipologie di applicazioni legate all’anticontraffazione:

  1. Autenticazione
  2. Track & trace
  3. Antimanomissione/antialterazione

Tecnologie per l’anticontraffazione: esempi e classificazioni

Tecnologie AutoID (Automatic Identification) come l’RFID o l’NFC, gli smartcode come i codici bidimensionali o i QR Code, le etichette olografiche e l’uso di marcatori con inchiostri speciali sono solo alcuni dei sistemi anticontraffazione che garantiscono l’autenticità di un prodotto. Il punto di partenza per orientarsi nel mare magnum di opzioni è partire dalla metodologia utilizzata per verificare l’autenticità di un prodotto. Esistono soluzioni che richiedono comunque una verifica manuale e visiva da parte di un operatore umano ed altre, più automatizzate, che richiedono l’uso di sistemi di lettura speciali. La caratteristica comune è l’utilizzo di un sistema che codifica le informazioni specifiche che consentono alla tecnologia di svolgere la sua funzione essenziale ed è unito indissolubilmente al prodotto. Più in generale, le macrocategorie tecnologiche per la lotta alla contraffazione alimentare comprendono una vasta gamma di sistemi apposti direttamente sul prodotto o sulle confezioni. La classificazione include: 

  • TECNOLOGIE ELETTRONICHE, dove un dispositivo elettronico di identificazione, autenticazione e tracciamento è associato al prodotto.
  • TECNOLOGIE DI MARCATURA, in cui un marcatore visibile o invisibile è incorporato nel prodotto. 
  • TECNOLOGIE CHIMICHE E FISICHE, in cui vengono utilizzati processi o sostanze chimici o fisici per contrassegnare e verificare Il prodotto. 
  • TECNOLOGIE MECCANICHE, dove elementi materiali o processi sono applicati al prodotto per scopi di autenticazione e/o antimanomissione 
  • TECNOLOGIE DIGITALI in primis la Blockchain che, attraverso un modello complesso (in cui convergono discipline complesse di computer networking, crittografia ma anche teorie economico-monetaria e gamification), permette di condividere e scambiare informazioni sull’origine e la conformità dei prodotti, sfruttando Internet per rilasciare un nuovo modello di database, distribuito e blindato. Grazie alla blockchain tutti gli operatori possono condividere rapidamente dati autenticati su un network altamente affidabile, il che è fondamentale per assicurare la sua efficacia anche su una scala globale.

I rischi della contraffazione alimentare

L’acquisto di beni contraffatti è un atteggiamento di consumo che coinvolge diversi livelli:

  • produttivo
  • economico
  • sociale
  • psicologico
  • comunicativo

L’acquisto di un prodotto contraffatto può avere effetti negativi diretti e indiretti sulla salute e sulla sicurezza dell’acquirente, oltre che incidere negativamente sull’ambiente. L’aumento del rischio per la salute dei consumatori è proporzionale alla ridotta qualità delle materie prime utilizzate nel sistema di trasformazione degli alimenti (Fonte: Vademecum per il consumatore – Progetto “Io sono originale” Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione Generale per la lotta alla contraffazione, Ufficio italiano Brevetti e marchi, 2015). Alle filiere e ai governi sono richieste complesse strategie di sensibilizzazione e contrasto.

Contraffazione -alimentare

Gli errori a monte dei processi di etichettatura

Nella filiera alimentare codifica, serializzazione, etichettatura e relativa lettura delle etichette sono 4 momenti chiave dell’operatività quotidiana per qualsiasi tipo di operatore in qualsiasi anello della catena. Al di là dell’importanza di questi sistemi per agevolare le operazioni di archiviazione e movimentazione a livello di produzione, magazzino, prelievo e trasporto, rimane il fatto che le etichette alimentari sono un ecosistema delicato e complesso. Il primo problema che vessa le filiere, soprattutto quelle agrolimentari, è che sono poco integrate. Nella pratica ogni operatore utilizza sistemi di codifica che corrispondono a dinamiche organizzative interne il che implica che ogni player della supply chain interviene a ricodificare i prodotti secondo le proprie logiche funzionali e operative con margini di interpretazione ed errore frequenti.

erichettatura e serializzazione

Smart label e smart packaging per combattere la contraffazione

Tra coltivatori, allevatori, fornitori, produttori e distributori, la maturità tecnologica delle catene alimentari è assolutamente disomogenea. A fronte del moltiplicarsi crescente di informazioni riportate sulle etichette anche a livello del front end, ovvero dei consumatori finali, sono pochi gli operatori (agricoltori, produttori e distributori) che utilizzano soluzioni tecnologiche avanzate (NFC, RFID, smart code e app) capaci di offrire anche le opportune garanzie di certificazione circa l’autenticità di un prodotto alimentare. Solo nel 2021 Coldiretti ha fatto rimuovere nell’alimentare ben 24 referenze italiane contraffatte.

Etichette alimentari ingannevoli: attenzione alle parole

Il fatto è che, attraverso la magia dell’etichetta, un cibo o una bevanda possono essere falsificati per rappresentare anche qualcosa che non corrisponde al vero. Ci sono moltissime parole che creano un’illusione qualitativa o nutrizionale. È il caso dei sedicenti prodotti integrali in cui la farina integrale non solo è presente in una percentuale estremamente ridotta ma è incorporata ad altre farine raffinate. Tra le parole più gettonate e devianti troviamo:

  • Naturale, Artigianale o Tradizionale usati frequentemente nel caso di prodotti industriali che, in quanto elaborati, non solo contengono sostanze chimiche adittive ma vengono prodotti seguendo ricette che poco hanno a che fare con quelle originali delle nostre nonne
  • Biologico mentre la UE ha imposto alcune regole relative alla tutela della salute alimentare (tra cui l’impiego di sostanze fertilizzanti ed erbicidi esclusivamente di tipo naturale) il cibo bio extra comunitari sono sottoposti ad altri standard, meno rigidi, per quanto riguarda fertilizzanti e pesticidi, anche chimici.
  • Ricco di frutta o Nettare nel caso dei succhi di frutta queste parole richiedono molta attenzione: il succo, in genere, viene sempre diluito con una percentuale maggiore di acqua alla quale vengono aggiunti zuccheri o dolcificanti nonché aromi che, pur migliorandone il gusto, naturali non sono. Quindi attenzione alla percentuale di frutta vera riportata sull’etichetta.
  • A base di… (carne, pesce, burro e via dicendo) il che spesso fa riferimento a una percentuale minima dell’ingrediente primario citato rispetto all’aggiunta di glutammati, addensanti, coloranti e ogni sorta di altro eccipiente.
  • Senza zucchero dovrebbe significare senza alcun tipo di edulcorante. Come consumatori è importante verificare che sull’etichetta non siano riportati altri ingredienti come, ad esempio, il maltitolo, lo sciroppo di maltitolo o altri dolcificanti come il glucosio o il fruttosio.

Cosa chiedono i consumatori

Secondo una recente ricerca condotta da Dnv Gl, un ente di certificazione internazionale che ha condotto un’indagine su un panel di 15 Paesi, Italia inclusa, le preoccupazioni dei consumatori quando devono scegliere i prodotti alimentari sono la sicurezza alimentare (66,5%) e la salute (59,1%). In Italia, in particolare, sicurezza alimentare e salute si traducono in una grande attenzione all’origine degli ingredienti e dei prodotti: il 31,7%, ovvero sette punti percentuali in più rispetto alla media di tutti i 15 Paesi presi in esame.

Anticontraffazione alimentare: modelli di gestione data driven

Il processo informativo digitalizzato che sta dietro all’uso delle tecnologie per contrastare la contraffazione alimentare presuppone l’uso di un’infrastruttura integrata, condivisa, securitizzata e sincronizzata. A questo proposito gli operatori della filiera sempre più spesso stanno scegliendo la sostenibilità affidandosi a piattaforme in cloud che permettono a tutti gli utenti autorizzati di abilitare un sistema di tracciabilità e rintracciabilità condiviso che permette di accedere alle informazioni in modo totalmente trasparente e sicuro senza rischi di ridondanze e di replicazioni. Si tratta di un approccio illuminato dai dati ed estremamente evoluto che massimizza la visibilità sulle informazioni e sui processi, consentendo ai brand di proteggere il business e tutelare i consumatori finali. Nell’era dell’engage economy, infatti, aumentare la fiducia dei consumatori rispetto all’acquisto dei prodotti alimentari attraverso servizi interattivi mediante l’uso di smart label ed app è un’iniziativa sempre più apprezzata dagli shopper.

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