La Robotic Process Automation (RPA) è uno dei grandi abilitatori tecnologici della trasformazione digitale. Le sue caratteristiche peculiari, tra cui l’efficacia, la rapidità di implementazione e la massimizzazione del ROI, giustificano un mercato in crescita esponenziale. Secondo le rilevazioni di Grand View Research, è infatti prevedibile un CAGR del 38,2% dal 2022 al 2030, segnale inequivocabile di acquisita centralità nel panorama della digitalizzazione d’impresa.
A prescindere dalla dimensione e dalla maturità digitale dell’azienda, oggi la conoscenza di queste tecnologie è elevata. L’RPA è da anni nelle agende dei decisori più attenti all’efficienza e all’innovazione, anche perché – a differenza di tante altre tecnologie – non comporta necessariamente una trasformazione profonda, né richiede di agire su assetti organizzativi e culturali. È un aiuto efficace che le imprese possono decidere di acquisire per accelerare i tempi di processo, evitare colli di bottiglia, abbattere i costi, azzerare gli inevitabili errori e, cosa tutt’altro che secondaria, per ottenere un impatto favorevole sull’engagement delle proprie risorse, non più vincolate a processi ripetitivi, manuali, a forte rischio di errore e profondamente time-consuming.
Opportunità nel finance, amministrazione e Supply Chain
Posta la premessa per cui ogni realtà è un caso a sé, dove si concentrano i processi automatizzabili? Com’è noto, l’RPA dà il meglio di sé ovunque ci siano processi caratterizzati da una gestione fortemente manuale, ripetitiva e con regole codificate e prevedibili. In azienda, queste condizioni si trovano soprattutto nell’ambito finance e amministrazione, nonché nella Supply Chain e relativa gestione dei flussi logistici. «In tutti questi casi – ci spiega Luca Boselli, Sales Director di Digital Technologies – l’azienda ha a che fare con un’eterogeneità di attori, di sistemi, di fonti e formati di dati, che devono tradursi in un formato standard su cui applicare regole definite dall’azienda stessa. In molte realtà, queste operazioni sono spesso manuali e onerose in termini di tempo. Penso alla registrazione delle fatture passive, delle bollette doganali, alla riconciliazione di fatture e pagamenti, alla gestione dei bilanci intercompany e a molti altri processi».
Who's Who
Luca Boselli
Tutti questi casi sono dei candidati perfetti per l’applicazione di Robotic Process Automation a tutto o una parte del processo, per quanto solo un assessment approfondito sia in grado di evidenziare vere opportunità di automazione e di integrazione dei “robot” in uno schema più ampio di modernizzazione e iper-automazione dei processi.
RPA e il percorso verso hyperautomation
Boselli ci spiega che la grande attenzione verso la Robotic Process Automation è dovuta non solo a tutti gli elementi citati, ma anche ai tempi di implementazione (la durata media dei progetti va da 1 a 2 mesi, per quanto dipenda dal processo da automatizzare) e a un ROI molto rapido. Le imprese possono infatti misurare il ritorno sull’investimento subito dopo il go-live del progetto.
Inoltre, un aspetto essenziale di RPA è il suo ruolo cardine nel grande schema dell’automazione dei processi: «Spesso, RPA è il punto d’accesso a svariate altre innovazioni, nonché uno dei pilastri del percorso di hyperautomation, che comprende anche altre applicazioni di Intelligenza Artificiale e Machine Learning». La prospettiva è quindi molto interessante, perché se è vero che RPA agisce con efficacia su processi standardizzati, potrebbe essere il primo passo verso forme di automazione più flessibili, estese e intelligenti: Digital Technologies, azienda italiana che da sempre si occupa di trasformazione digitale dei processi di business, con un focus particolare sul tema dell’hyperautomation.
La sfida per le aziende e i loro partner tecnologici consiste nel contestualizzare l’automazione robotica, ovvero comprendere – caso per caso – a quali processi possa essere applicata, con una valutazione concreta dei benefici. «Talvolta – ci spiega Boselli – un processo non è robotizzabile al 100%. Oppure, quando lo è, non sempre porta agli stessi benefici di un altro. Il nostro ruolo è quello di indagare bene i processi aziendali, come vengono eseguiti e con quali sistemi, facendo confluire il tutto in una matrice di processi e di benefici dati dalla robotizzazione. A fronte di ciò, predisponiamo una roadmap e cerchiamo di integrare il progetto in un percorso che tende all’iperautomazione». La scelta del processo/i è essenziale, poiché è molto complesso costruire un percorso vincente laddove non siano attive procedure consolidate, cambino le normative, le regole tecniche e magari anche i manager di riferimento. Non è un caso che, uno degli elementi per cui l’RPA è meno applicata dalle PMI rispetto alle grandi realtà enterprise riguarda proprio la standardizzazione dei processi, che non sempre c’è. In tal caso, l’ottimizzazione del processo è propedeutica a qualsiasi sforzo in ottica di automazione.