Tecnologie

Automazione di processo: applicazioni, esempi reali e vantaggi dell’RPA

La Robotic Process Automation (RPA) non è soltanto uno strumento per l’automazione dei task ripetitivi, ma il primo passo del percorso verso l’hyperautomation. Scopriamo, grazie al coinvolgimento degli esperti di Digital Technologies, dove viene applicata con maggiore frequenza, quali sono i benefici concreti e le prospettive future

Pubblicato il 15 Mar 2023

Immagine di metamorworks da Shutterstock

La Robotic Process Automation (RPA) è uno dei grandi abilitatori tecnologici della trasformazione digitale. Le sue caratteristiche peculiari, tra cui l’efficacia, la rapidità di implementazione e la massimizzazione del ROI, giustificano un mercato in crescita esponenziale. Secondo le rilevazioni di Grand View Research, è infatti prevedibile un CAGR del 38,2% dal 2022 al 2030, segnale inequivocabile di acquisita centralità nel panorama della digitalizzazione d’impresa.

A prescindere dalla dimensione e dalla maturità digitale dell’azienda, oggi la conoscenza di queste tecnologie è elevata. L’RPA è da anni nelle agende dei decisori più attenti all’efficienza e all’innovazione, anche perché – a differenza di tante altre tecnologie – non comporta necessariamente una trasformazione profonda, né richiede di agire su assetti organizzativi e culturali. È un aiuto efficace che le imprese possono decidere di acquisire per accelerare i tempi di processo, evitare colli di bottiglia, abbattere i costi, azzerare gli inevitabili errori e, cosa tutt’altro che secondaria, per ottenere un impatto favorevole sull’engagement delle proprie risorse, non più vincolate a processi ripetitivi, manuali, a forte rischio di errore e profondamente time-consuming.

Opportunità nel finance, amministrazione e Supply Chain

Posta la premessa per cui ogni realtà è un caso a sé, dove si concentrano i processi automatizzabili? Com’è noto, l’RPA dà il meglio di sé ovunque ci siano processi caratterizzati da una gestione fortemente manuale, ripetitiva e con regole codificate e prevedibili. In azienda, queste condizioni si trovano soprattutto nell’ambito finance e amministrazione, nonché nella Supply Chain e relativa gestione dei flussi logistici. «In tutti questi casi – ci spiega Luca Boselli, Sales Director di Digital Technologies – l’azienda ha a che fare con un’eterogeneità di attori, di sistemi, di fonti e formati di dati, che devono tradursi in un formato standard su cui applicare regole definite dall’azienda stessa. In molte realtà, queste operazioni sono spesso manuali e onerose in termini di tempo. Penso alla registrazione delle fatture passive, delle bollette doganali, alla riconciliazione di fatture e pagamenti, alla gestione dei bilanci intercompany e a molti altri processi».

Tutti questi casi sono dei candidati perfetti per l’applicazione di Robotic Process Automation a tutto o una parte del processo, per quanto solo un assessment approfondito sia in grado di evidenziare vere opportunità di automazione e di integrazione dei “robot” in uno schema più ampio di modernizzazione e iper-automazione dei processi.

RPA e il percorso verso hyperautomation

Boselli ci spiega che la grande attenzione verso la Robotic Process Automation è dovuta non solo a tutti gli elementi citati, ma anche ai tempi di implementazione (la durata media dei progetti va da 1 a 2 mesi, per quanto dipenda dal processo da automatizzare) e a un ROI molto rapido. Le imprese possono infatti misurare il ritorno sull’investimento subito dopo il go-live del progetto.

Inoltre, un aspetto essenziale di RPA è il suo ruolo cardine nel grande schema dell’automazione dei processi: «Spesso, RPA è il punto d’accesso a svariate altre innovazioni, nonché uno dei pilastri del percorso di hyperautomation, che comprende anche altre applicazioni di Intelligenza Artificiale e Machine Learning». La prospettiva è quindi molto interessante, perché se è vero che RPA agisce con efficacia su processi standardizzati, potrebbe essere il primo passo verso forme di automazione più flessibili, estese e intelligenti: Digital Technologies, azienda italiana che da sempre si occupa di trasformazione digitale dei processi di business, con un focus particolare sul tema dell’hyperautomation.

La sfida per le aziende e i loro partner tecnologici consiste nel contestualizzare l’automazione robotica, ovvero comprendere – caso per caso – a quali processi possa essere applicata, con una valutazione concreta dei benefici. «Talvolta – ci spiega Boselli – un processo non è robotizzabile al 100%. Oppure, quando lo è, non sempre porta agli stessi benefici di un altro. Il nostro ruolo è quello di indagare bene i processi aziendali, come vengono eseguiti e con quali sistemi, facendo confluire il tutto in una matrice di processi e di benefici dati dalla robotizzazione. A fronte di ciò, predisponiamo una roadmap e cerchiamo di integrare il progetto in un percorso che tende all’iperautomazione». La scelta del processo/i è essenziale, poiché è molto complesso costruire un percorso vincente laddove non siano attive procedure consolidate, cambino le normative, le regole tecniche e magari anche i manager di riferimento. Non è un caso che, uno degli elementi per cui l’RPA è meno applicata dalle PMI rispetto alle grandi realtà enterprise riguarda proprio la standardizzazione dei processi, che non sempre c’è. In tal caso, l’ottimizzazione del processo è propedeutica a qualsiasi sforzo in ottica di automazione.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4