Innovation Management

Amadori verso il foodtech: «Non solo trasformazione digitale, ma anche organizzativa e di canale»

Tanti fronti di innovazione aperti, con una governance centralizzata e un’operatività calata nelle singole Line Of Business. E un manifesto per condividere in tutta l’azienda le linee d’azione, declinate sugli obiettivi di business. A spiegarci come si fa innovazione in Amadori è Gianluca Giovannetti, Chief Information, Process and Business Transformation Officer

Pubblicato il 12 Feb 2018

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Un’innovazione aperta a 360° al mondo che cambia, quella di Amadori. La società opera in un business che fino a qualche anno fa sembrava consolidato e immune dai cambiamenti e che, invece, si ritrova improvvisamente proiettato nella rivoluzione digitale del foodtech. L’azienda romagnola guarda con attenzione alla digitalizzazione della filiera alimentare e si impegna a guidare questa trasformazione. È per questo motivo che due anni fa è stata creata una struttura centralizzata, con il compito di “tirare le fila” dell’innovazione in azienda e voler consacrare l’impegno dei vertici di Amadori nel garantire una visione unica. I progetti, però, sono calati nelle singole direzioni aziendali per quanto riguarda l’operatività. «Noi siamo un’organizzazione di circa 7mila collaboratori e il primo asset dell’innovazione sono le persone – spiega Gianluca Giovannetti, Chief Information, Process and Business Transformation Officer di Amadori –. Ecco perché stiamo puntando a coinvolgere tutti». All’interno di ciascuna funzione sono stati individuati degli Innovation Representatives, soggetti che riportano ai loro diretti superiori, ma che operano come un vero e proprio network per la parte del tempo che dedicano allo sviluppo di progetti innovativi.

Un’attenzione particolare è rivolta agli obiettivi di governance dei processi di modernizzazione, con regole d’ingaggio precise in merito ai tempi, ai modi e agli obiettivi dell’innovazione nei suoi tre componenti chiave: l’innovazione di base (che riguarda il core business), quella adiacente (che riguarda prodotti e mercati limitrofi) e quella radicale (che mira a trovare mercati finora inesplorati, creare prodotti e servizi completamente nuovi).

L’innovazione è Open e non ha prefissi (o suffissi)

Nel largo consumo l’innovazione era tipicamente “di prodotto”, confinata alle funzioni di ricerca e sviluppo e al marketing. Oggi, invece, la rivoluzione del foodtech si fa sentire in tutte le linee di business anche se, tiene a precisare Giovannetti, «l’innovazione per noi non ha prefissi né suffissi. La trasformazione è sì digitale, ma anche organizzativa e di canale. Noi ci rifacciamo al modello dei “Ten types of innovation” (si veda la spiegazione in fondo all’articolo) partendo dal presupposto che in questo percorso non possiamo fare tutto da soli. L’innovazione interna è sempre stata stimolata, certo, ma oggi per essere al passo con i tempi occorre far leva anche su risorse e competenze che arrivano dall’esterno, dalle startup, dagli acceleratori, dai company bulder e dal mondo accademico».

Un manifesto per orientare l’innovazione

La società ha tradotto in un manifesto le linee d’azione utili per declinare l’innovazione sugli obiettivi di business. Il manifesto ha tre capisaldi. Il primo è il focus sul cambiamento culturale perché «per orientare un’azienda del mass market verso i temi dell’innovazione serve un percorso di trasformazione che coinvolga tutte le persone». A sostegno di questa strategia c’è anche la piattaforma di e-learning adottata in azienda. Il secondo è l’attenzione ai risultati perché «il processo innovativo in Amadori è molto strutturato, con un approccio tipico da Project Management Office e un monitoraggio costante degli indicatori di performance». Infine, il terzo è proprio la convinzione che l’innovazione debba essere Open «anche se questo non era proprio nel nostro DNA», ammette Giovannetti.

I fast track? Un mix di Design Thinking e Lean Startup

«Finora abbiamo guardato soprattutto al nostro interno e fatto sourcing di innovazione prodotta dai fornitori. Ma oggi i tempi sono cambiati e ci prepariamo a guidare noi stessi un grosso progetto di modernizzazione del comparto food creando un hub, un punto focale dell’innovazione che vuole raccogliere idee da sviluppare e mettere a sistema, con ricadute positive su tutto l’ecosistema della nostra filiera». E a sostegno della generazione delle idee è previsto anche il lancio, nel 2018, di una challenge e di alcuni percorsi strutturati e organici di “idea management”. «Ci muoviamo – conclude il Giovannetti – con percorsi di fast track che creiamo noi stessi mixando elementi delle diverse metodologie di Design Thinking e Lean Startup».

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I 10 tipi di innovazione

“Ten Types of Innovation” è un approccio che definisce nuovi modi di pensare l’innovazione e suggerisce le azioni che permettono a manager o team di innovare con successo in modo continuativo. La metodologia mappa 10 specifiche aree di modernizzazione, raggruppate in tre macro categorie: Configurazione, Offerta ed Esperienza. Nell’ambito della prima (Configurazione), i processi innovativi sono volti a migliorare il modello di profitto, il network (ecosistema di riferimento), la struttura (gli asset dell’azienda, tangibili e non) e i processi. Alla seconda area (Offerta) fa invece riferimento l’innovazione che si focalizza sui prodotti o i servizi e, in particolare, quella incentrata sulle performance dei prodotti (che ne migliora la qualità) e sul sistema di prodotto (interoperabilità, modularità e integrazione tra offerte altrimenti distinte e separate). Infine, le innovazioni che migliorano l’Esperienza sono quelle che riguardano i servizi (che aumentano il valore dell’offerta), il canale (negozi fisici, e-commerce…), il brand e il coinvolgimento del cliente operato attraverso una miglior comprensione delle sue aspirazioni profonde.

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