Opinioni

Perché occorre ripensare la supply chain

Da “semplice” catena sequenziale di fornitura, bisogna passare a un modello reticolare dove fornitori e produttori diventano partner e lavorano insieme. Anche e soprattutto con l’aiuto dell’IT

Pubblicato il 15 Mag 2013

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SAP Business Trend, la community della società che discute strategie e business del mondo IT, mette nel mirino la supply chain non rinunciando alla frase a effetto. “Perché la supply chain è morta” è il titolo un po’ forzato di un post dove si racconta che è ora di finire di utilizzare l’espressione catena di fornitura.

Christopher Koch, Editorial Director di SAP, spiega che la parola supply dà l’impressione che ci sia una società che fa qualcosa (una parte di un prodotto) e lo invia ad un’altra, dove si aspettano altri componenti che si traducono alla fine nel prodotto finito.

Tutto questo secondo Koch suona un po’ vecchio.

Dal fornitore al partner
Produttori e fornitori si trovano spesso a lavorare insieme costruendo prodotti che probabilmente hanno anche progettato insieme. E ci sono anche fornitori che si sono ormai accaparrati pezzi interi dei processi di progettazione e produzione. E sono quindi meno fornitori e molto più partner.

E la catena? Il concetto di catena implica un faticoso processo di step-by-step in cui gli elementi devono essere uniti fra loro uno per uno, senza che nulla accada in parallelo. Riuscite a immaginare oggi una società che lavora in questo modo?

Ci sono molti termini che potrebbero essere utilizzati al posto della vecchia supply chain, ma quello che Koch preferisce, e che non brilla certo per originalità, è rete, network. “Questo è quello che rispecchia quanto succede oggi. Senza fare affidamento su una rete di partner praticamente uniti, poche aziende potrebbero sopravvivere e prosperare di questi tempi”.

E’ il caso di Harry & David, produttore e venditore online di cesti regalo. E’ giustamente orgoglioso del fatto che molti dei suoi prodotti alimentari sono ancora coltivati nella stessa azienda dell’Oregon, dove ha iniziato il cammino quasi 100 anni fa. Tuttavia, Koch spiega che l’azienda fa l’85% del suo business in tre settimane da metà novembre a dicembre. “Ed è veramente complicato spedire 450.000 pacchetti al giorno, a livello globale usando i vecchi schemi della supply chain”.

Alcuni consigli
A questo punto Koch si chiede però come sia possibile pensare con una “mentalità di rete”. Questi i suoi consigli:

  • La collaborazione richiede un nuovo approccio tecnologico. “Oggi il 70-80% del budget IT riguarda le spese di manutenzione e costose connessioni con fornitori, partner e clienti”. Qui il Cloud Computing può essere un’ottima soluzione: un modo più veloce per collaborare con la rete.
  • La gestione delle informazioni non fa eccezione. Nella supply chain si è chiusa l’era di tempi così lunghi che le aziende potevano permettersi di aspettare fino a quando qualcosa andava storto e risolvere il problema senza troppi danni. Le aziende hanno bisogno di gestire le informazioni sullo stato della catena di fornitura in tempo reale. “Abbiamo bisogno di pensare in termini di un GPS, che ci dà in ogni momento la posizione esatta”.
  • Vedere al di là del passo successivo. E’ noto l’effetto frusta che si ha quando una variazione della domanda si ripercuote a cascata su tutta la linea, fino alle scorte. Le reti consentono di vedere al di là del nodo successivo con una valutazione più realistica su ciò che succede veramente.
  • I mercati sono ora le reti. Il mondo è più complesso, il business sempre più frenetico, i mercati più emotivi. I grafici in tempo reale delle attività dei social media sembrano come elettrocardiogrammi e i mercati oggi sono come esseri viventi.

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