Indagini e ricerche

Logistica, Industria 4.0 riduce (di poco) il valore delle merci da gestire. «Ma creerà nuove opportunità»

Il Laboratorio RISE della Università di Brescia indica in Stampa 3D e IoT/Analytics le tecnologie digitali più rilevanti per le attività di trasporto e magazzino legate al manufacturing. «100 miliardi di euro in meno di produzione movimentata in Italia nel 2025, ma si genereranno altre esigenze logistiche e usi dei centri distributivi»

Pubblicato il 12 Ott 2016

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Quali tecnologie digitali avranno un impatto sostanziale sui volumi della produzione industriale, e quindi, più o meno direttamente, sulle attività degli operatori logistici? E ha senso che la logistica inizi sin da subito ad affrontare la rivoluzione digitale?

Sono le domande che hanno dato vita a una ricerca del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia in collaborazione con Confetra (Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica), raccontata da Massimo Zanardini e Andrea Bacchetti dello stesso Laboratorio in una serie di due articoli su Agenda Digitale, che qui raccontiamo in estrema sintesi, rimandando ai due articoli (qui il primo e qui il secondo) per una trattazione più estesa, e al report originale del Laboratorio RISE per la consultazione dell’analisi completa.

In pratica, basandosi su fonti comprovate, e rispettando un rigoroso protocollo di ricerca, la ricerca definisce alcuni scenari futuri credibili attraverso i quali stima l’impatto economico delle tecnologie digitali sulle attività produttive e, indirettamente, logistiche.

Dopo aver descritto il contesto, con i grandi cambiamenti in atto per cui la manifattura si sta spostando sempre di più verso una produzione di soluzioni, con prodotti materiali e servizi sempre più integrati, e la conversione di una quota sempre maggiore di prodotti fisici in modelli digitali comporterà una graduale riduzione dei volumi movimentati lungo le filiere, i due ricercatori si pongono quattro fondamentali domande.

Il primo articolo su Agenda Digitale cerca di rispondere alle prime due: quali tecnologie digitali avranno un impatto sostanziale sui volumi della produzione industriale? E con quale “magnitudo” realizzeranno tale impatto?

La consultazione e l’elaborazione delle fonti porta il Laboratorio RISE a individuare 4 macro aree tecnologiche di massima rilevanza per le attività logistico-produttive: Stampa 3D, Internet of Things/Analytics (ovvero sensori per rendere intelligenti tutti i prodotti, e soluzioni software per analizzare i dati da essi rilevati), Veicoli Autonomi, e Realtà Aumentata. Un’analisi basata soprattutto su due variabili – provenienza e origine della tecnologia, e principale area d’impatto – porta poi a concludere che Stampa 3D e IoT/Analytics sono le due tecnologie in grado di impattare nel modo più significativo sui volumi della produzione e quindi della logistica.

A questo punto, restringendo l’analisi su queste due aree dell’innovazione digitale, Bacchetti e Zanardini nel secondo articolo si concentrano sulla seconda coppia di domande: quali scenari futuri è più probabile aspettarsi? E quali aspetti strategici ha senso che gli operatori logistici considerino per riconfigurare le proprie attività nei prossimi anni?

Già nel 2017 il valore della produzione movimentata calerà di 30-50 miliardi

Le risposte nascono da 3 macro fasi di lavoro, caratterizzate da un crescente livello di approfondimento delle stime elaborate (dapprima qualitative, poi quali-quantitative, infine puramente quantitative): analisi dei settori manifatturieri, stima degli impatti attesi, e simulazioni di scenario.

L’incrocio tra 3 viste temporali (2-5-10 anni) e 2 legate alla magnitudo degli impatti stimati (cautelativa ed estrema), origina 6 scenari complessivamente valutati per ciascuna tecnologia.

Complessivamente gli elementi principali di conclusione sono questi:

·         In termini assoluti, l’impatto del digitale non sarà trascurabile. Anche nello scenario più cautelativo, la diffusione di stampa 3D e IoT/Analytics porterà a una riduzione della merce movimentata per circa 100 miliardi di euro nel 2025, riduzione che in uno scenario meno prudenziale può arrivare a circa 150 miliardi.

·         Anche nel breve periodo gli impatti saranno rilevanti: nel 2017 è possibile stimare una riduzione del valore della produzione movimentata tra i 30 e i 50 miliardi di euro, che diventeranno 40-60 nel 2020.

·         Considerando che il valore della produzione movimentata in Italia è di circa 4000 miliardi di euro, l’impatto si traduce quindi in una riduzione percentuale tra il 2,3% e il 3,9% nel 2025.

«Gli scenari apocalittici di alcuni report sono sovradimensionati»

Commentando queste conclusioni, Bacchetti e Zanardini sottolineano prima di tutto che la diffusione della stampa 3D e dell’IoT porterà non solo riduzioni di volume di merce da movimentare, ma anche componenti positive per gli operatori logistici, da considerare per completare il quadro. La diffusione della stampa 3D per esempio richiederà la produzione (e quindi la distribuzione) di milioni di stampanti, e delle materie prime e componenti per costruirle. Analogamente per l’IoT occorrerà produrre e movimentare miliardi di sensori, tag, rilevatori, attuatori, necessari per rendere gli oggetti intelligenti.

Inoltre tutto sommato si può dire che tra 10 anni le attività logistico-produttive non saranno radicalmente trasformate dall’avvento di stampa 3D e IoT. Viste le percentuali d’incidenza inferiori al 5% del valore della produzione movimentata, l’impatto del digitale sarà contenuto, anche se non trascurabile.

«Gli scenari apocalittici descritti da alcuni rapporti di ricerca per chi movimenta la merce prodotta, appaiono sovradimensionati, quantomeno nel prossimo decennio. Anche se in alcuni settori gli impatti saranno ben più significativi della media sopra esposta», si legge nel rapporto del Laboratorio RISE.

Questo però non deve far abbassare la guardia. La trasformazione digitale richiede alla logistica adeguamenti immediati. Per esempio gli operatori di questo settore devono ottimizzare la gestione delle consegne “last mile”. I clienti richiederanno infatti sempre più spesso prodotti personalizzati (con tempi di consegna sempre più stretti), realizzati necessariamente vicino a essi, ad esempio presso hub dedicati, centri di produzione collettiva, Fablab. Aumenterà quindi la parcellizzazione delle consegne, da questi punti di produzione capillarmente diffusi sul territorio verso il consumatore finale.

Supply chain più corte, e con meno capitale immobilizzato

Inoltre, sottolineano Bacchetti e Zanardini, il decentramento delle attività produttive, necessario per garantire reattività rispetto a questo nuovo tipo di domanda, potrebbe provocare due profondi cambiamenti nelle supply chain: aumentare la prossimità delle attività produttive ai punti di consumo, riducendo la lunghezza delle filiere, e ridurre le scorte lungo i nodi di tali filiere, liberando capitale immobilizzato. E quindi potrebbe aprire scenari del tutto nuovi per gli operatori logistici.

«Perché non pensare ai centri distributivi dei provider logistici come a possibili centri di produzione additiva sparsi sul territorio? Questo ovviamente a patto di poter accedere ai modelli 3D dei singoli componenti messi a disposizione dai produttori, ad esempio pagando una fee». Si tratterebbe, conclude il Laboratorio RISE, di un vero e proprio nuovo modello di business, sia per il produttore, sia per l’operatore logistico. «Come nel mercato discografico i Compact Disk sono stati sostituiti da piattaforme di download, anche nel manifatturiero la vendita di pezzi fisici potrebbe essere sostituita dalla vendita di modelli digitali, poi realizzati fisicamente dal consumatore, a casa o in un centro produttivo dedicato geograficamente molto vicino».

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