Interviste

«L'industria vuole una Control Tower sulla supply chain, il retail un’omnicanalità profittevole»

I trend internazionali di digital transformation e i riflessi sull’Italia nei due mercati presidiati da JDA Software secondo il Group Vice President Sales Sud Europa e Sud Africa Stefano Scandelli. «Progetti lunghi e complessi, ma che vanno strutturati per dare risultati anche nel breve termine»

Pubblicato il 15 Mar 2017

«Oggi l’approccio che si sta affermando è quello della “Control Tower”, una singola piattaforma digitale che consente visibilità end-to-end su tutte le fasi di pianificazione della filiera, e supporta quelle successive: decision-making ed esecuzione». Per Stefano Scandelli, Group Vice President Sales Sud Europa e Sud Africa di JDA, è questa la tendenza più interessante nella domanda di soluzioni di supply chain management delle imprese manifatturiere («mercato in cui stiamo crescendo molto e ormai costituisce il 50% del nostro fatturato»), in particolare in Italia.

In un mercato software sempre più dominato – dopo l’ondata di acquisizioni degli ultimi anni – da colossi con amplissima copertura di aree applicative, JDA Software si è ritagliata una ruolo da “specialista globale” nelle soluzioni per il retail e il supply chain management, ruolo riconosciuto dagli analisti di Gartner con il posizionamento della società in tutti e cinque i Magic Quadrant dedicati a queste due aree. Le aziende utenti sono oltre 4000, di cui diverse decine in Italia, dove è presente dal 2003.

«L’idea è rendere il Sales and Operations Planning (S&OP) fortemente interattivo con pianificazione della domanda, delle scorte, delle forniture, degli impianti produttivi e collaborazione interaziendale, ottenendo una piattaforma che evidenzia imprevisti e criticità, per esempio il mancato arrivo di un componente, mi mostra quali sono gli impatti sulle varie pianificazioni – produzione, distribuzione, ecc. – e suggerisce le alternative», spiega Scandelli.

Si tratta di problematiche tipiche del manufacturing, finora mai affrontate con un approccio complessivo, ma oggi più che mai urgenti in situazioni in cui le supply chain “fisiche” si affiancano a supply chain digitali che servono l’eCommerce, il Mobile Commerce e così via.

Anche le previsioni meteo alimentano la Control Tower

«È più difficile prevedere ma nel contempo la domanda di servizio è sempre più esigente. Questo requisito di poter capire, reagire, e quindi governare in tempo reale è ormai molto diffuso: sempre più vediamo cambiare l’approccio da “mi interessa iniziare questo singolo processo” a “mi interessa governare un’intera supply chain, con una visibilità end-to-end, rendendola estremamente reattiva e flessibile”».

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La “Control Tower” in altre parole è un insieme di processi integrati e sincronizzati la cui gestione si alimenta anche con dati provenienti dalle fonti esterne più disparate, precisa Scandelli: «Prendiamo un’impresa mondiale di trasporti. Tipicamente queste realtà hanno un approccio complessivo, che si declina su gomma, rotaia, intermodale, navi e aerei. Abbiamo situazioni in cui per esempio tutto ciò che è import dalla Cina lo posso gestire con dati in tempo reale: se una nave che è stata caricata con i miei container a Shanghai deve arrivare a Genova, su un tragitto di due mesi può trovare condizioni meteo e di mare diversissime, ma tenendo conto delle previsioni meteo possiamo stimare con precisione i tempi di arrivo e quindi gli slot per lo scarico e i trasferimenti della merce via terra».

Insomma non interessa più la visione sul singolo processo ma quella completa, che permette agilità, flessibilità, reattività immediata agli eventi. «Questo negli ultimi 3 anni è diventato il “must”. Delle ultime 10 trattative di questo genere ne abbiamo concluse 9».

Un paio di queste riguardano LEGO e Mattel, due colossi del mondo dei giocattoli che adotteranno le soluzioni JDA appunto per supportare la digital transformation di tutta la propria supply chain, dalla produzione alla distribuzione, fino al cliente finale.

«Si tratta di progetti lunghi, costosi e complessi, ma devono essere strutturati per dare risultati anche nel breve termine – questa è una delle richieste più pressanti – per cui è cruciale individuare i “low hanging fruit” per le fasi iniziali, e infondere fiducia anche per il change management, che a volte è imponente. E sono progetti tanto complessi che spesso i manager delle aziende utenti hanno bisogno di formazione su questa “visione end-to-end”».

Retail: investimenti su App, Big Data e Social Analysis, attenzione su costi di resi e consegne

Per rispondere a questa esigenza, JDA ha una divisione “strategic services”, «composta di esperti con molti anni di esperienza nelle aziende e/o in realtà di consulenza di primo piano come McKinsey o BCG». Tipicamente questi consulenti affiancano l’azienda cliente nell’analisi dei processi, dal quadro attuale all’obiettivo a medio (3-5 anni) e lungo termine (10 anni), definendo quindi il percorso, le tappe, le priorità, le competenze necessarie. «Questo 5 anni fa non era possibile, ci trattavano solo da software vendor, oggi invece questa nostra capacità ci apre diverse opportunità: uno dei casi più recenti è un fashion retailer tedesco, C&A, che ci ha scelto per definire tutta la mappa applicativa, esclusa la parte amministrazione e finanza».

Il caso C&A introduce l’altro grande campo d’azione di JDA che come accennato è il Retail. «Qui le tendenze sono ben evidenziate dalla recente indagine su oltre 350 CEO di retailer globali che JDA ha commissionato a PwC: il 69% aumenterà gli investimenti in tecnologie di digital transformation nei prossimi 12 mesi – specialmente Mobile App, Big Data e Social Media Analytics, con particolare attenzione al miglioramento della customer experience e alla realizzazione del concetto di omnicanalità. Omnicanalità per cui l’ardua sfida è conciliare l’alto livello e varietà delle esigenze del consumatore con la profittabilità, viste le criticità di costo dei resi e del mantenimento di diverse tipologie di consegna».

All’estero però, conclude Scandelli, il discorso omnichannel è molto più avanzato, mentre in Italia i casi concreti sono rari: «Tanti stanno sperimentando, ma si tratta di test su ambiti molto ristretti, e per giunta troppo approfonditi, con troppa attenzione al dettaglio, mentre la logica migliore per test molto piccoli sarebbe di iniziare con configurazioni semplici e basiche. Insomma non c’è l’atteggiamento giusto, che è quello di investire seriamente se si pensa che l’omnichannel sia davvero uno sviluppo strategico».

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