digitalizzazione

Verso la fattura elettronica totale: primi tentativi delle aziende

Arrivano i primi segnali positivi di dematerializzazione massiccia delle fatture, non solo alla Pa ma anche verso clienti privati. Interessante, secondo Paolo Catti dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano, il caso di Ferservizi, che ha omologato il flusso di fatture in uscita utilizzando il Tracciato Fattura_Pa

Pubblicato il 18 Nov 2014

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Immaginiamo questo scenario futuro: aziende che, dopo aver preso gusto a mandare fatture elettroniche alla Pa, decidano di fare qualcosa di analogo anche nei confronti di altre aziende. Le quali, a loro volta, ne possono trarre stimolo per abbracciare gli strumenti digitali. Non solo per la fattura ma per tutto il Ciclo dell’Ordine. È uno scenario credibile verso cui l’Italia si appresta a dirigersi. A quanto risulta, se ne vedono già i primissimi segnali, adesso che siamo entrati nel secondo semestre dell’era della fattura elettronica obbligatoria verso la Pa centrale.

«Cominciamo a ricevere segnalazioni su aziende che stanno facendo in formato elettronico tutte le fatture, anche verso clienti privati», dice Paolo Catti, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano. «In particolare trovo interessante il caso di Ferservizi, che ha omologato il flusso di fatture in uscita utilizzando il Tracciato Fattura_Pa, ossia quello adesso obbligatorio nei confronti delle Pa centrali e richiedendo ai propri fornitori di inviargli fatture anche lato passivo con identico formato», aggiunge.

L’azienda cliente di Ferservizi si ritrova insomma un Pdf associato a un formato elettronico strutturato. Poi può decidere di trattare la Fattura come analogica oppure – è la speranza – cogliere questa opportunità per sposare il digitale.

«Anche in passato era possibile ricevere Pdf con un Xml. Gli schemi possibili da usare erano però molteplici e vari. Adesso, grazie alla rivoluzione della fattura elettronica obbligatoria, il formato FatturaPa potrebbe imporsi anche come standard», dice Catti. La logica è evidente: visto che le aziende si sono già attrezzate per usare questo formato verso le Pa, lo adotterebbero in tutte le fatture (e di certo in tutte quelle elettroniche).

Rispetto alle fatture mandate alla Pubblica Amministrazione, quelle mandate ad altre aziende non passano ovviamente dall’Sdi (Sistema di interscambio) e non hanno campi come Cig o Cup. Al momento non ci sono prassi consolidate, quindi questi campi potrebbero anche restare in bianco o essere riempiti da altri dati: è ancora tutto da vedere. Le pratiche si affineranno con il tempo.

Il vantaggio per l’azienda che fa solo fatture in questo modo è poter omologare tutto il flusso d’uscita, con ovvi risparmi ed efficienze. E l’azienda ricevente? «All’inizio magari predilige il Pdf e non si accorge nemmeno di avere un tracciato strutturato a disposizione. Ma una volta che se ne accorge, le può venire voglia di adottare semplici software che leggano l’Xml in modo certo e automatico per integrare i dati a sistema e abbattere i tempi delle registrazioni contabili». Ne deriva un risparmio, proprio nei costi di registrazione, pari a 1-1,5 euro a fattura, secondo le stime del Politecnico. E il vantaggio di eliminare la possibilità di errore nell’inserimento dati. Il gusto del digitale vien digitalizzando, si potrebbe dire. Una volta scoperti i benefici e fatti i primi investimenti in questo senso (in software e formazione), il passo è breve verso un’ulteriore digitalizzazione. «E’ uno scenario futuro, beninteso. Il mercato è ancora lontano da questa evoluzione», dice Catti. Ma è bene tenerla a mente. Le aziende più innovative – e affamate dei vantaggi del digitale – si incammineranno tra non molto su questa strada.

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