La digitalizzazione di dati e processi sta procedendo a ritmi impressionanti. Lo evidenzia tra gli altri un recente studio di IDC, che segnala come le informazioni digitali prodotte nel mondo raddoppino ogni due anni, con un trend di crescita stimabile in 50 volte nei prossimi 10 anni.
L’unità di misura di questi volumi è ormai lo “zettabyte”, equivalente a circa 1 miliardo di terabyte! Un valore enorme…
Una seconda evidenza riguarda i benefici correlati alla “rivoluzione digitale”.
Guardando specificatamente all’Italia, l’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano stima ad esempio in 12 Miliardi di euro l’anno il risparmio potenziale derivante dalla dematerializzazione degli oltre 600 miliardi di fogli prodotti ogni anno per attività “business”, solo considerando i costi di carta e materiali.
Digitalizzazione? Si, grazie!
I benefici sarebbero particolarmente significativi per la Pubblica Amministrazione che, sempre secondo i ricercatori del Politecnico, potrebbe risparmiare oltre 60 Miliardi di euro l’anno grazie ad interventi di innovazione digitale. La digitalizzazione offre dunque opportunità enormi. L’importante è riuscire a coglierle. Segnali incoraggianti ce ne sono. Pensiamo ad esempio alle disposizioni in materia di “Agenda Digitale” recentemente approvate dalla Commissione Europea, che pongono l’innovazione tecnologica alla base delle iniziative di efficientamento degli apparati pubblici, in particolare per quanto riguarda la relazione con i cittadini e le imprese. «Circoscrivendo il discorso ai processi di spesa – ambito in cui operiamo da oltre 12 anni – i segnali incoraggianti aumentano – afferma Gerri Cipollini, Business Director, Advanced Solutions, di BravoSolution -. Mi riferisco ad esempio alle normative del Codice dei Contratti Pubblici che promuovono la digitalizzazione dei processi di affidamento pubblici o, ancora, all’obbligo di fatturazione elettronica verso le Pubbliche Amministrazioni regolato dal DM n.55 3 Aprile 2013, pubblicato lo scorso maggio sulla Gazzetta Ufficiale».
L’obiettivo dei provvedimenti è la progressiva dematerializzazione dei processi di spesa pubblici, a vantaggio di trasparenza, tracciabilità, controllo ed efficienza della “macchina pubblica”. Anche la focalizzazione su interventi mirati al controllo dei requisiti etici dei fornitori pubblici, quali ad esempio Protocolli di Legalità e “White List”, trova nella digitalizzazione un supporto sostanziale, grazie alla possibilità di integrazione con sistemi telematici a supporto del Procurement Pubblico.
Per quanto riguarda le aziende private, le gestione online dei processi di acquisto e fatturazione risponde non solo ad esigenze di razionalizzazione di costi e tempi, ma anche di risposta alle normative riguardanti la Responsabilità Solidale delle imprese (es. L.231/2001 e L.134/2012), che vedono committenti e fornitori sempre più interconnessi – in termini di responsabilità – nella conduzione dei processi aziendali. «È chiaro che la possibilità di tracciare, a sistema, ogni passaggio di tali processi costituisce per le aziende uno strumento in più per documentare la propria posizione rispetto alle prescrizioni di legge», sottolinea Cipollini. Sul fronte normativo non sembrerebbero dunque esserci ostacoli alla digitalizzazione in materia di acquisto, anzi.
Oltre la Business Intelligence
E sul fronte tecnologico? Come è meglio attrezzarsi per gestire i “Big Data”? Come selezionare, raccogliere, classificare, analizzare e monitorare i dati in maniera efficiente e coerente con gli obiettivi di controllo e razionalizzazione della spesa, oggi imprescindibili per la sostenibilità stessa del “Sistema Paese”? In Italia sono oltre 30.000 le stazioni appaltanti pubbliche che globalmente, volendo fare una stima, gestiscono centinaia di milioni di documenti tra ordini, fatture e DDT: questa semplice constatazione fa capire quanto sia urgente decidere come affrontare la “strada” dell’innovazione digitale per coglierne, al più presto, tutti i possibili benefici. I così detti “Big Data” sono enormi volumi di dati, complessi e generalmente disomogenei, quindi di difficile fruibilità ai fini di monitoraggio e controllo. Il presidio di questi dati, provenienti tipicamente da sorgenti diverse, sia esterne che interne, costituisce, d’altra parte, la base necessaria per qualsiasi intervento strutturato di razionalizzazione della spesa. Oggi sono disponibili soluzioni di Analisi della Spesa avanzate che, superando le logiche dei tradizionali strumenti di Business Intelligence, gestiscono i modelli dati in modo flessibile e operano data transformation, consentendo di gestire al meglio la complessità descritta. I “motori di trasformazione”, basati su regole semantiche e tassonomiche, riescono infatti ad analizzare, classificare ed arricchire – portandoli a “fattor comune” – dati eterogenei e, senza bisogno di intervenire sul dato nativo.
Inoltre funzionalità particolarmente raffinate di enrichment consentono di dare evidenza, con il livello di profondità desiderato, a dimensioni di analisi spesso destrutturate e poco fruibili.
Per maggiori informazioni : infosoluzioni@bravosolution.com
*****DA SAPERE*****
Dati affidabili per decisioni a prova di contestazione
Un approccio “limitativo” al dato comporta rischi significativi. Lo dimostra una recente sentenza del TAR del Lazio che ha accolto l’istanza di alcuni operatori del settore sanitario contro i “prezzi standard” definiti dalla “spending review sanitaria”, in particolare per dispositivi bio-medicali.
Una delle motivazioni accolte riguarda la metodologia di rilevamento dei prezzi, ritenuta inadeguata anche per la esiguità del “basket” dei prodotti considerato. Indipendentemente dagli sviluppi che avrà il caso – il rischio è l’annullamento di una manovra da oltre 1,7 miliardi di risparmi! – lo spunto interessante riguarda la centralità del “dato”… o meglio, del “Big Data”! Solo una visione completa e comparabile dei dati, indipendentemente dalla disomogeneità nativa tipica di dati provenienti da fonti e sistemi diversi (nello specifico caso i sistemi di fatturazione delle stazioni appaltanti sanitarie) può fornire agli Amministratori Pubblici elementi per prendere decisioni oggettive e sostenibili.
L’esempio della PA britannica: risparmi per 3 miliardi di euro
Molte amministrazioni pubbliche hanno già scelto un approccio innovativo alla gestione del procurement, inclusa l’analisi dettagliata dei dati, con risultati positivi. Un caso emblematico è il Governo Britannico che analizza ormai sistematicamente la spesa dei propri Ministeri – oltre 60 Miliardi/anno – con tecnologie BravoSolution, specifiche per il settore PA.
L’aderenza di costi e consumi ai budget preventivati è controllata mensilmente e l’attenzione è sempre rivolta alle opportunità di razionalizzazione. In questo modo solo nella prima fase il Governo ha risparmiato oltre 3 miliardi di euro, come recentemente dichiarato dal Direttore Generale del Government Procurement Service. Ora anche diverse decine di amministrazioni locali (dai “councils” di Londra alla sanità…) stanno adottando queste soluzioni. Tutto si sta svolgendo in tempi rapidi e dando risultati concreti. Sicuramente contribuisce a ciò il fatto che le tecnologie sono “SaaS – Software as a Service” , ovvero disponibili senza installazione ed implementabili nell’arco di poche settimane. Ma un elemento imprescindibile è la volontà degli Amministratori Pubblici che, chiaramente, hanno scelto la strada del “fare”.