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Piccole aziende e Mobility, due mondi ancora distanti

Il 60% delle PMI italiane non sente la necessità di investire risorse in smartphone, tablet e app, e solo il 12% ha adottato piattaforme di EMM (Enterprise Mobility Management) per la gestione di questi asset. I numeri di un’indagine dell’Osservatorio Mobile Enterprise del Politecnico di Milano in collaborazione con Doxa

Pubblicato il 05 Set 2016

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Snellezza e agilità sono due comuni denominatori di piccole e medie imprese (PMI) e “Mobile Enterprise”, i sistemi hardware (smartphone e tablet) e software (App e soluzioni di EMM, Enterprise Mobile Management) per supportare attività e processi aziendail in mobilità. Peccato che in Italia il legame sia ancora piuttosto debole. Budget risicati e mancanza di consapevolezza su potenzialità (e rischi) degli strumenti, rendono questa dimensione ancora sconosciuta a molte organizzazioni, facendo sì che il divario con realtà più strutturate continui ad ampliarsi.

La ricerca “La Mobile Enterprise nelle PMI nel 2015”, condotta dall’Osservatorio Mobile Enterprise del Politecnico di Milano in collaborazione con Doxa, evidenzia una tendenza che sembrerebbe confermata anche per il 2016: su un campione di 351 aziende tra 10 e 250 dipendenti, solo poco più di una su quattro considera prioritari, per l’anno in corso, gli investimenti dedicati a progetti ICT in ambito Mobility, e una percentuale analoga non ha ancora introdotto alcun mobile device.

Quanto alle App a supporto dei propri processi di business, il 60% delle imprese dichiara di non avere alcun interesse o esigenza. E se si considera la percezione della rilevanza della Mobility si nota addirittura un calo rispetto a un’analoga indagine del 2013: mentre all’epoca il 37% delle PMI dichiarava prioritari questi investimenti, per il 2016 il dato è sceso al 28% (cresce invece al 63% l’interesse delle aziende grandi e medio grandi).

Un calo che i ricercatori collegano alla capacità di spesa, ma non solo: quasi due aziende su tre hanno budget stabili, mentre per il 16% è in diminuzione. In quasi 2 PMI su 3, inoltre, manca ancora una vera e propria Direzione ICT, il che si ripercuote sullo sviluppo di progetti di innovazione.

Verso un BYOD “inconsapevole”

La diffusione di dispositivi mobili è abbastanza ampia (i notebook e gli smartphone sono rispettivamente presenti nel 61% e

46% delle PMI italiane, in linea con la rilevazione 2013), ma sale di molto se si tiene in considerazione anche l’utilizzo di dispositivi personali da parte dei dipendenti a scopo lavorativo, che si verifica in quasi il 60% delle aziende coinvolte nel sondaggio. Uno scenario che i ricercatori dell’Osservatorio leggono come un primo, spesso inconsapevole passo verso l’adozione del paradigma BYOD (Bring Your Own Device), a cui manca però, nella specificità della situazione italiana, un approccio sistematico a piattaforme di device management e data protection che garantiscano l’uso di questi strumenti in totale sicurezza. Rispetto ai sistemi operativi, il 54% delle PMI ha scelto una piattaforma univoca per tutti i tablet introdotti in azienda, mentre nel 21% dei casi si è preferito scegliere a seconda delle esigenze e delle figure professionali di destinazione, con dispositivi Android (che rispetto al 2013 ha superato iOS in termini di diffusione) assegnati a livelli gerarchici inferiori e iOS al top management. In genere, le figure professionali a cui vengono affidati i mobile device sono i manutentori, gli addetti alle vendite e gli Executive.

Mobile app per il business? Utili, ma stentano ancora a decollare

Rispetto alle App a supporto dei processi di business, soltanto l’11% non le adotta per mancanza di risorse economiche. Come anticipato, per il 60% delle PMI italiane non esiste alcuna vera esigenza di farlo. Nonostante ciò, tra le organizzazioni che hanno già iniziato a usarle o che sono in procinto di farlo (il 25% del totale) si sottolinea che sono diversi i vantaggi riscontrati: aumento del livello di servizio percepito dai clienti (56%), aumento della soddisfazione dei dipendenti/collaboratori (54%), aumento dell’efficacia (53%) o dell’efficienza (39%) dei processi, e aumento delle informazioni relative ai clienti (26%).

A chi si rivolgono le PMI per implementare queste soluzioni? Rispetto al 2013 cresce la percentuale di chi si affida a piccoli developer (dal 29% al 40%), o grandi software house (dal 7% al 20%). Diminuiscono invece, seppur di poco, le PMI che le sviluppano in autonomia (dal 35% al 33%).

Solo una PMI su 10 crede nell’Enterprise Mobility Management

Quanto infine ai sistemi EMM (Enterprise Mobility Management), cioè i software per la gestione di dispositivi e app, Il 44% delle PMI che ha introdotto o introdurrà a breve delle mobile app – che sono il 12% del totale – utilizza una piattaforma di Enterprise Mobility Management con funzionalità di deployment, aggiornamento e controllo delle soluzioni adottate. Nel 71% dei casi di chi l’ha già attivata, la tecnologia è sfruttata per gestire sia i device sia le applicazioni. Piuttosto tradizionale l’accesso al servizio: il 68% delle Enterprise Mobility Management Platform è infatti installato in house, mentre il restante 32% (comunque in decisa crescita rispetto al 10% registrato nel 2013) è fruito via Cloud in logica Platform as-a-Service. Parliamo in questo caso di poco meno del 4% delle PMI italiane nel complesso.

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