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Il numero uno di Apple e le cinque startup italiane: «Ci tengono d’occhio»

Durante la recente visita a Roma, Tim Cook ha incontrato molte autorità, ma anche gli esponenti di Doveconviene, Ganiza, Musement, Quokky e Qurami. «Hanno scelto quelle che ritengono le soluzioni italiane più innovative sull’App Store»

Pubblicato il 05 Feb 2016

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Tim Cook (a sinistra) con tre degli sviluppatori italiani incontrati a Palazzo Chigi

Tra i molti incontri di Tim Cook, il numero uno di Apple, durante la sua recente visita in Italia – in cui ha tra l’altro annunciato con il presidente del consiglio Renzi l’apertura a Napoli del primo Centro di sviluppo per app iOS in Europa – c’è stato anche quello con cinque startup italiane: Doveconviene, Ganiza, Musement, Quokky e Qurami.

EconomyUp ha intervistato gli esponenti di quattro di esse, e tutte riferiscono di essere state contattate solo poche settimane, o addirittura pochi giorni prima, da Apple stessa, per email e/o telefonicamente.

«Ci è arrivata un’email qualche giorno prima, pensavamo a uno scherzo, poi abbiamo telefonato e verificato che era vero», dice Francesco Marino, CEO di Ganiza, startup catanese che ha sviluppato un’App che permette di trovare idee su eventi e attività da proporre agli amici.

«Nei primi giorni dell’anno siamo stati contattati da Apple Europa. Ci hanno detto che saremmo stati invitati a un evento, senza spiegarci come, quando e perché. Poi, due giorni prima dell’incontro, ci hanno svelato tutti i dettagli», spiega Roberto Macina di Qurami. La startup romana, che ha creato un’app per eliminare le code presso sportelli e uffici, è stata l’unica che ha incontrato Luca Maestri, l’italiano che è CFO di Apple: «Anche in questo caso sapevamo soltanto che un manager di Cupertino sarebbe venuto nella nostra sede, ma non ci avevano svelato l’identità – continua Macina – Abbiamo scherzato sulla provenienza comune dallo stesso quartiere di Roma, ha detto al team della startup di continuare così e di essere orgoglioso di noi italiani che lavoriamo e che creiamo lavoro. E ci ha dato un consiglio: lavorare non per i soldi ma per cambiare il mondo».

Ma perché proprio queste cinque startup? «Non ci hanno spiegato i motivi della scelta – dice Marino -. Forse per le metriche, forse per la crescita dello strumento, forse perché siamo una startup molto giovane (l’app Ganiza è stata lanciata da un anno esatto, ndr) e del Sud».

Secondo Macina non c’è una sola ragione: «Sicuramente ha pesato il rapporto fra il prodotto e Apple – Qurami, ad esempio, è disponibile su tutti i dispositivi Apple – e poi anche la visibilità mediatica e il ruolo sociale: lo scopo di Qurami è semplificare la vita quotidiana delle persone. Infine, diciamoci la verità: la fortuna ha avuto il suo peso».

Ciascuna startup ha avuto quattro minuti per parlare con il CEO di Apple, continua Macina. «A Cook ho mostrato l’app e abbiamo parlato della startup. E’ durato poco, ma è stato comunque un incontro che ci sprona ad andare avanti».

Alessandro Petazzi, CEO di Musement, la piattaforma per prenotare esperienze turistiche, è convinto che la chiamata sia arrivata perché Apple Italia ha selezionato alcune startup italiane come le più meritevoli di attenzione sull’App Store, a prescindere dal numero di download. «La nostra app, che abbiamo pubblicato a Natale, è stata scelta a gennaio tra le Best New Apps per il 2016 in 23 mercati. E a metà gennaio ci hanno inviato una mail in cui ci chiedevano informazioni sull’azienda, senza dirci perché: ma sei una startup e Apple ti chiede informazioni, gliele dai anche se non sai il perché».

L’invito ufficiale per l’incontro a Palazzo Chigi a Roma, con segretezza massima sul programma, è arrivato invece pochi giorni prima. «È stato tutto a sorpresa: abbiamo parlato un po’ con Cook, Renzi e le altre autorità presenti. Abbiamo ricevuto belle parole da tutti, ma forse l’indicazione più importante è proprio sapere che probabilmente siamo stati scelti perché abbiamo integrato nella nostra app una serie di elementi tecnologici che, secondo Apple Italia, portano beneficio agli utenti. Per un’azienda come Apple, che non dà mai feedback diretti a chi propone le sue app su App Store, forse è un modo di dire che ci tengono d’occhio».

Di parere simile è Filippo Veronese, CEO di Quokky, un’app che fa da “assistente personale” aiutando a ricercare documenti da fotocamera, Gmail e Dropbox,

e ricordando quando scadono. «Siamo stati invitati perché, a detta di Apple, hanno scelto quelle che ritengono le più importanti innovazioni italiane nel mondo app e ci considerano una di queste. L’anno scorso per esempio, ci hanno dato diversi riconoscimenti, tra cui quello di app più innovativa del 2015».

«Cook è rimasto sorpreso da come stiamo crescendo – dice Fabrizio Marino di Ganiza -. Dopo un solo anno abbiamo già circa 50mila utenti tra Italia, USA, Messico e altri Paesi. Il CEO di Apple si è stupito che un’applicazione così giovane sia scalata a livello mondiale così velocemente. Del resto dopo solo 10 giorni dal lancio, Ganiza era in copertina nell’App Store tra le nuove app sviluppate in Italia e tra le nuove best app. Ci avevano notato da subito».

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