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Le PMI colonna portante dell’economia dell’Unione Europa: occupazione in lieve crescita dopo due anni di calo

Secondo una recente relazione della Commissione Europea, sono quasi 21 milioni le PMI attive nei 27 Paesi dell’Unione europea, di cui 19 milioni (il 92%…

Pubblicato il 18 Ott 2011

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Secondo una recente relazione della Commissione Europea, sono
quasi 21 milioni le PMI attive nei 27 Paesi dell’Unione
europea, di cui 19 milioni (il 92% di tutte le imprese
europee) sono microimprese con meno di dieci dipendenti
.
Complessivamente, le PMI hanno fornito oltre i due terzi
(87 milioni) di tutte le opportunità di lavoro
nel
settore privato dell’Ue e il 58% del valore
aggiunto lordo totale
, rispetto alle 43.000 grandi
imprese, che numericamente rappresentano solo lo 0,2% del totale
(dati relativi al 2010).

Le PMI costituiscono, dunque, la colonna portante
dell’economia europea, ma si trovano oggi ad operare in un
clima economico incerto: la crisi non è ancora superata, anche
se si iniziano a registrare i segnali di una timida ripresa.
Il numero di piccole e medie imprese si è infatti mantenuto sui
livelli del 2009, mentre nel 2008 era calato del 2%; il
valore aggiunto lordo (VAL) da esse generato
, dopo un
sensibile calo tra il 2008 e il 2009 del 6,4%, ha
ricominciato a crescere, segnando un +3,4% sul 2009, e si prevede
un ulteriore +3,7% nel corso del 2011
.

Dopo il calo degli ultimi due anni il numero di occupati
nelle PMI dovrebbe inoltre tornare a salire leggermente
,
registrando nel corso del 2011 un +0,4%. Si stima che il trend
negativo nell’occupazione – iniziato nel 2009 (-2,7%) e
proseguito nel 2010 (-0,9%) – abbia prodotto una perdita
netta di oltre 823.000 posti di lavoro nell'Ue
.


Dalla relazione emerge che le microimprese sono state colpite
dalla recessione meno duramente delle aziende medio-piccole,
tuttavia la loro ripresa è stata e sarà più lenta.
Considerando i settori industriali, le PMI hanno primeggiato per
quanto riguarda il valore generato e l'occupazione nei
comparti dell’edilizia, del commercio all’ingrosso e
al dettaglio, nel settore alberghiero, nella ristorazione e negli
immobili, nel noleggio e nei servizi alle imprese.


La ricerca evidenzia comunque come siano presenti
differenze geografiche anche notevoli
all’interno dei singoli paesi membri: se le PMI del
segmento che include Austria, Germania, Inghilterra,
Lussemburgo, Malta, Romania e Svezia sono in buono stato di
salute
con valore aggiunto lordo e tasso di occupazione
in crescita, peggio va per Grecia, Irlanda, Spagna e
Lituania
, che registrano trend negativi per entrambi i
fattori. Nella fascia intermedia si colloca invece
l’Italia
con Francia, Ungheria, Olanda, Cipro e
altri paesi, con valori positivi in termini di crescita economica
ma negativi per quanto riguarda l’occupazione.

In Italia, in particolare, la dipendenza economica dalle
piccole e micro-imprese
(che rappresentano il 99% del
totale delle aziende) è ancora più accentuata che nel
resto d’Europa
, anche se quelle di medie
dimensioni sono state interessate da un forte trend di crescita
dal 2003 ad oggi. Se in Europa le aziende con meno di dieci
addetti convogliano all’incirca un terzo della forza lavoro
totale, in Italia questa percentuale sale a circa il
50%
.
I tassi di crescita previsti per l’Italia sono inferiori
alla media europea: le aziende del nostro Paese dovranno
attendere ancora prima di poter tornare alla situazione
precedente la crisi.

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