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Il contesto normativo che agevola le soluzioni di Supply Chain Finance

La normativa italiana è pronta per il Supply Chain Finance? Ne facilita l’adozione? Siamo “indietro” rispetto agli altri Paesi europei?

Pubblicato il 17 Giu 2014

Per scaricare il rapporto clicca qui.

Nel nostro Paese cresce il numero di fallimenti, raddoppiati tra il 2007 e il 2013, e molti di questi sono determinati da cause prettamente finanziarie. Uno scenario che evidenzia l’estrema difficoltà da parte delle nostre imprese a incassare i crediti, come testimonia anche il periodo medio di pagamento in ambito business, che è di 96 giorni a fronte di una media europea assestata sui 49.

Il tipico gioco delle parti, per cui il fornitore cerca di incassare il prima possibile mentre l’acquirente cerca di pagare il più tardi possibile, sembrerebbe messo a dura prova. Si fanno strada, infatti, nuovi modelli di relazione basati sulla collaborazione e in grado di produrre vantaggi e benefici per entrambi i soggetti. Nuove soluzioni in grado di finanziare in modo innovativo insiemi di imprese che costituiscono una Supply Chain diventano quindi una frontiera da esplorare.

In assenza di chiari e forti interventi normativi atti ad incentivare l’adozione e lo sviluppo di soluzioni di Supply Chain Finance, come per esempio sta avvenendo in Gran Bretagna, è comunque utile capire quali sono le disposizioni normative in grado di favorirne l’adozione. Il Rapporto dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, vengono analizzati i principali interventi normativi che stanno incentivando, anche se in alcuni casi in modo indiretto, l’adozione di soluzioni di Supply Chain Finance (SCF), oltre che cercare di comprendere quali soluzioni di SCF sono più percorribili rispetto ad altre.

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