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Protezione dei dati personali: risultati e sfide ancora aperte a 4 anni dal GDPR

CEO e Marketing Executive sono ben consci dell’importanza del rispetto della privacy online degli utenti e considerano necessarie normative come il GDPR. Tuttavia, per molti manager, garantire la privacy resta ancora oggi una sfida. Un’analisi dettagliata mostra cosa spinge le organizzazioni a conformarsi alla normativa, i vantaggi e gli ostacoli da superare

Pubblicato il 03 Ott 2022

GDPR - Protezione dei dati personali

Un rapporto McKinsey rivela che  quasi 9 utenti Internet su 10 (l’87%) non acquisterebbe prodotti e servizi da un’azienda che non protegge adeguatamente i dati personali dei suoi clienti. Così, man mano che i consumatori diventano sempre più attenti alla condivisione dei propri dati personali e le autorità di regolamentazione, dal canto loro, intensificano i requisiti per la tutela della privacy, le aziende imparano come la protezione dei dati e la privacy possono creare vantaggi commerciali.

Ma, a distanza di 4 anni dalla sua entrata in vigore (era il 25 maggio 2018), quali sono le opportunità e gli ostacoli creati dalla normativa 2016/679 (più comunemente nota come GDPR), la familiarità delle aziende europee con la legge e le azioni intraprese in termini di compliance? A questi quesiti punta a dare risposta lo studio Four years into GDPR: How EU businesses have responded to the new privacy compliance challenge rilasciata da Piwik PRO, che ha visto coinvolti 260 CEO e Marketing Executive di piccole, medie e grandi imprese operative nei settori B2B e B2C, provenienti da 27 Paesi UE.

Tutela della privacy, necessità e sfida per le aziende

Una maggior protezione (19,4%), la Data Security (16,4%) e la privacy (11,9%). Sono queste le principali motivazioni che spingono 3 professionisti su 4 a ritenere che l’esistenza di regolamentazioni come il GDPR sia in questo momento storico una reale necessità. Più del 70% dei partecipanti al sondaggio conferma quanto sia oggi rilevante operare nel rispetto della privacy degli utenti. Molti (63,2%) credono che la compliance possa adeguatamente coniugarsi a strategie di marketing efficaci e il 52,1% asserisce persino che agire in linea con le regolamentazioni sulla protezione dei dati personali abbia un impatto positivo sul brand e possa perfino essere considerato un vantaggio competitivo. Detto ciò, la tutela della privacy è una sfida per il 63,3% dei partecipanti allo studio.

Perché conformarsi al GDPR, e i suoi effetti

Tre le principali motivazioni che spingono i manager a manifestate interesse verso la compliance: il 55,8% dei rispondenti menziona come incentivo la volontà di accrescere la fiducia dei consumatori, il 46,3% il desiderio di agire in linea con i valori dell’azienda, e solamente il 27,7% cita come fattore decisivo il rischio di sanzioni.

Per quanto riguarda invece l’impatto che l’entrata in vigore del GDPR ha avuto sulle aziende, mentre il 7,3% asserisce di aver subito effetti negativi, quasi 1 rispondente su 3 sostiene invece di aver riscontrato risultati positivi, tra cui l’aumento della fiducia dei consumatori (34%), della data security (14%) e della sicurezza (10%).

La protezione dei dati personali negli strumenti di marketing

Secondo quanto emerso dalla dall’indagine, gli strumenti di marketing più diffusi nelle imprese europee sarebbero i software di eMail marketing, i social media e le piattaforme CRM, citati rispettivamente dal 55,6%, 41,4% e 28,4% dei professionisti interpellati. Soltanto il 14,7% usa sistemi di Content Management (CMS) e appena il 16,5% utilizza soluzioni per l’ottimizzazione della User Experience, come i software di A/B Testing.

Sull’uso concreto di queste tecnologie, però, non sembra avere un reale impatto sulla consapevolezza dei rispondenti circa la crucialità e i vantaggi di un’accurata protezione dei dati personali. Solamente la metà di loro conferma, infatti, di aver appurato l’effettiva compliance dei propri strumenti di marketing, mentre appena il 50% sostiene di aver implementato delle modifiche basandosi sui risultati delle verifiche effettuate. Coloro che si definiscono restii all’aggiornamento temono i costi eccessivi (32,7%), il dispendio di tempo (8,7%) o l’incertezza del cambiamento (8,7%).

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