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La Fatturazione Elettronica in Finlandia, Spagna e Germania. I fattori di successo da replicare in Italia

Il fenomeno della fatturazione elettronica non riguarda solo l’Italia: esempi molto positivi si riscontrano in altri Paesi europei, spiega un’analisi dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica del Politecnico di Milano, che approfondisce tre casi. In un grafico la fotografia dello stato d’avanzamento della fatturazione elettronica in Europa al 2018

Pubblicato il 01 Nov 2009

fatturazione elettronica in Europa

Il fenomeno della fatturazione elettronica non riguarda solo l’Italia, ed esempi molto positivi possono essere riscontrati in numerosi Paesi europei. Cosa succede al di fuori del nostro Paese? Come si stanno muovendo le Istituzioni e le Aziende estere per affrontare le opportunità della fatturazione elettronica? La Ricerca 2009 dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano ha visto anche la realizzazione di un’indagine “sul campo” svolta in tre differenti Paesi europei (Germania, Finlandia e Spagna) i cui esiti sono descritti all’interno del Rapporto contenente i principali risultati della Ricerca.

La Finlandia, tra i Paesi considerati nell’analisi dell’Osservatorio, presenta il più alto tasso di utilizzo della fatturazione elettronica a norma di legge: oltre il 20% delle fatture scambiate. Segue la Spagna con un 10% circa e infine si trova la Germania, che presenta livelli di adozione significativamente inferiori al 5%, più in linea con quanto si registra anche nel nostro Paese.

Quali sono le ragioni alla base di una tale disomogeneità? Dalla comprensione dei fattori che condizionano la diffusione della fatturazione elettronica possono emergere anche interessanti spunti di cui tenere conto in Italia. Il primo fattore considerato centrale nello spiegare il diverso grado di diffusione della fatturazione elettronica è il livello di collaborazione che si è stabilito tra i principali “insiemi di attori” che hanno interesse nei confronti del tema:

  • in Finlandia la fatturazione elettronica era già consentita prima dell’emanazione della Direttiva 115/2001/CE e i principali provider tecnologici si erano già organizzati per favorire l’interscambio delle fatture attraverso le loro reti. Al momento di redigere le leggi di recepimento della Direttiva, inoltre, provider tecnologici e banche hanno formato un gruppo di lavoro che ha cooperato con il legislatore nella definizione delle leggi e delle regole tecniche;
  • in Germania, da un lato, lo scambio elettronico di documenti è tipicamente punto-punto tra le grandi aziende, senza utilizzo di intermediari B2b; dall’altro lato, non vi sono state, fino a oggi, iniziative di sistema del mondo bancario simili al CBI6 italiano. Queste premesse hanno portato alla nascita di molteplici sotto-sistemi indipendenti per cui i nuovi operatori (siano essi banche o IT service provider), nati per erogare servizi di fatturazione elettronica, creano “comunità indipendenti” raramente interconnesse con imprese di altre comunità;
  • in Spagna, infine, è molto forte la collaborazione tra le aziende, principalmente grazie ad AECOC (rappresentante di GS1 Spagna, analogamente a Indicod-ECR in Italia) che ha diffuso gli standard EDI nel Largo consumo, e via via progressivamente in altri settori; anche il mondo bancario si è organizzato in sistema, costituendo il Centro de Cooperación Interbancaria (CCI), un’organizzazione no-profit che ha promulgato uno standard sintattico per la fattura, noto come “standard CCI”. Il legislatore ha collaborato sia con AECOC sia con il CCI – pur se in momenti diversi – nella redazione della normativa in tema di fatturazione elettronica.

Un secondo fattore che, per definizione, contribuisce a spiegare il diverso grado di adozione della fatturazione elettronica in Europa è il quadro normativo che regola l’accezione legale di fatturazione elettronica. La normativa sulla fatturazione elettronica in Europa, pur sviluppata a partire da una matrice comune – la Direttiva 115/2001/CE (poi inglobata dalla Direttiva 112/2006/CE) – presenta, infatti, notevoli specificità a livello nazionale:

  • autenticità e integrità delle fatture. Germania e Spagna hanno scelto la firma elettronica qualificata come strumento per garantire l’autenticità e l’integrità delle fatture elettroniche, analogamente all’Italia. La Finlandia ha optato, invece, per la cosiddetta “terza via” (cioè, nè firma elettronica nè EDI in senso stretto): autenticità e integrità sono garantite dal sistema di trasmissione, formato dalla rete del sistema bancario e dei provider di fatturazione elettronica;
  • accordo tra le parti. Germania e Spagna hanno optato per un accordo, anche informale, tra emittente e ricevente. In Finlandia, invece, un’azienda si deve accreditare presso un provider (IT o bancario), firmando un contratto in cui dichiara la propria disponibilità a inviare (o ricevere) fatture elettroniche;
  • regolamentazione degli scambi EDI. In Finlandia, l’EDI è parte integrante del sistema di interscambio; in Spagna, invece, è necessario apporre la firma elettronica qualificata ai flussi EDI; al contrario, in Germania – così come in Italia – l’EDI non è stato ancora regolamentato chiaramente;
  • conservazione delle fatture elettroniche. In tutti i Paesi esteri analizzati non si sono posti particolari requisiti riguardanti il processo di conservazione in elettronico delle fatture che nascono elettroniche, se non la necessaria garanzia di autenticità e integrità. Nel nostro Paese è richiesto, invece, uno specifico processo di conservazione sostitutiva che si deve chiudere entro 15 giorni dalla data di trasmissione della fattura.

L’Osservatorio Fatturazione Elettronica del Politecnico di Milano ha poi negli anni seguito regolarmente le iniziative di fatturazione elettronica in Europa. L’esempio più recente è proprio il Report del 2018, in cui l’Osservatorio ha pubblicato una carta dell’Europa (vedi sotto) che illustra in modo immediato lo stato d’avanzamento dell’obbligo di fatturazione nei vari paesi del continente. “La normativa europea non è ancora omogenea su questo aspetto – si legge nel report -. Alcuni Paesi hanno introdotto l’obbligo verso la pubblica amministrazione solo parzialmente (per esempio la Francia solo per le grandi imprese), altri in modo completo (tra i primi ci sono stati Danimarca, Austria e Spagna)”. L’Italia, sottolinea l’Osservatorio, è il primo Paese che è andato al di là dell’obbligo verso la sola Pubblica Amministrazione, estendendolo dal 2019 anche a tutte le transazioni tra privati (B2B), tanto che ha dovuto chiedere una deroga all’Europa per applicare tale normativa.

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