Le fusioni e acquisizioni (in gergo finanziario M&A, mergers and acquisitions) sono uno degli strumenti più utilizzati dalle aziende per creare rapidamente economie di scala, sinergie e quindi valore. Un utilizzo notevolmente aumentato negli ultimi anni per le condizioni macroeconomiche favorevoli a queste operazioni. Non sempre però i risultati delle M&A sono all’altezza delle aspettative, per la grande complessità di gestione di tutte le attività che una fusione o acquisizione comporta. Attività che coinvolgono in modo sostanziale i Chief Financial Officer (CFO). Ma una nuova generazione di soluzioni digitali può facilitare appunto i compiti dei CFO, migliorando la velocità ed efficienza di analisi e decisioni legate alle M&A.
Questa la tesi di un recente articolo di Deloitte nella pagina “CFO Journal” del Wall Street Journal, che parte da alcuni dati del 2018 M&A Trends Report della stessa società di consulenza, secondo cui il 63% dei rispondenti utilizza già tool digitali più avanzati dei classici spreadsheet per diverse attività legate alle M&A. E il 62% di quelli che ancora non li usano intendono adottarli a breve.
Una ragione di questo successo è banalmente la necessità di star dietro a operazioni M&A sempre più frequenti. Secondo il report di Deloitte le aspettative delle aziende e degli investitori finanziari sono di un ulteriore aumento delle M&A nel 2018 rispetto al 2017, che a sua volta aveva visto un aumento rispetto al 2016. Se due anni fa la destinazione di impiego più indicata per la liquidità in bilancio (cash) era la crescita organica, nel 2018 sono proprio le acquisizioni. Quindi più operazioni da gestire, e anche più pressione sui risultati: non stupisce che nel report M&A 2016 di Deloitte ben il 40% delle aziende giudicava insoddisfacente oltre la metà delle operazioni M&A effettuate.
Una seconda ragione è che le nuove soluzioni digitali possono dare al CFO un ruolo più strategico nelle M&A. Ruolo che storicamente è sempre stato concentrato soprattutto sulle fasi di integrazione post-acquisizione, mentre oggi si è notevolmente ampliato. Il CFO è coinvolto fin dalle fasi di ricerca dei potenziali target e “due diligence” sulle loro situazioni economico-finanziarie, e molto spesso ha la responsabilità del vero e proprio processo di integrazione, in particolare del rispetto delle “milestone”, e della realizzazione delle sinergie pianificate.
Anche se è chiaro che i tool digitali da soli non possono risolvere tutto questo, gli intervistati della M&A Survey di Deloitte sottolineano il loro contributo nel rendere più semplici, meno costose e più veloci le fasi di integrazione. Effetti che si accentuano nel caso di M&A tra settori diversi.
Le soluzioni “generaliste”, dai Cloud ERP al Natural Language Processing
L’articolo cita due tipi di soluzioni digitali che aiutano il CFO nella gestione delle M&A. Il primo tipo comprende soluzioni “generaliste” che si rivelano utili in particolare nelle M&A, come “virtual data room”, sistemi ERP cloud-based, strumenti di natural language processing e di data visualization. Nel primo caso chiaramente il beneficio è la possibilità di creare team di persone fisicamente in sedi diverse, che possono interagire e scambiarsi documenti in tempo reale senza perdere in produttività. Nel secondo caso i software gestionali di nuova generazione, spiega Deloitte, facilitano una delle fasi tradizionalmente più difficili di una acquisizione, e cioè l’integrazione di diversi sistemi informativi. Nel terzo caso il beneficio è poter analizzare grandi volumi di documenti e contratti in modo fortemente automatizzato. Nel quarto si tratta di dashboard di sistemi di analytics e l’obiettivo è analizzare velocemente ma con tutti gli approfondimenti necessari i dati delle società target o già acquisite.
Il secondo tipo di soluzioni digitali è specifico per le M&A, e si focalizza sia sulle attività “core” (ricerca di target, valutazione, integrazione) di queste operazioni, sia su quelle “soft”, come coinvolgimento del personale e diffusione/rafforzamento della cultura aziendale, che anni fa erano totalmente al di fuori dell’ambito d’azione del software. Si tratta in buona parte di soluzioni sviluppate ad hoc, e l’articolo ne descrive cinque sviluppate direttamente da Deloitte.
Le soluzioni ad hoc per le operazioni M&A
Digital target screening. L’obiettivo di questa soluzione è di produrre una “shortlist” dei migliori target di acquisizione. È alimentata da fonti esterne con informazioni come bilanci, analisi di settore, rating finanziari e operativi, e fa analisi basate sui criteri definiti dall’azienda acquirente in funzione della specifica strategia di crescita e di acquisizioni. È in grado di simulare scenari “real-world” per discutere le possibili evoluzioni del percorso di integrazione. L’articolo fa l’esempio di una grande impresa biotech che in poche settimane grazie a questa soluzione ha ridotto un universo di 350 possibili target di acquisizione a 10 in poche settimane, arrivando così alla fase “shortlist” in molto meno tempo di quanto preventivato.
Interdependency accelerator. Le grandi acquisizioni comportano moltissime interdipendenze tra funzioni e flussi di lavoro. Per rispettare obiettivi e tempi pianificati del percorso di integrazione, i team M&A devono tenere conto di questi legami: la soluzione attraverso una dashboard evidenzia i colli di bottiglia, gli snodi che comportano più rischi, e gli impatti dei cambiamenti in una funzione sulle altre. Si basa in parte su un database di roadmap di integrazione distinte per settore. L’articolo cita il caso di una grande azienda hi-tech che per una acquisizione di scala globale ha utilizzato questo tool per analizzare migliaia di milestone di progetto, evidenziando in poche ore i gap e mettendo a punto appositi “mitigation plan” per risolverli.
Digital organization design. Utilizzando informazioni interne e benchmark di settore, questa soluzione permette ai CFO di disegnare l’organizzazione post-acquisizione e le sue strutture di costi, evidenziando i gap di competenze nelle varie parti e componenti. Decidere chi va dove attraverso questa “composizione digitale” della organizzazione non determina solo la dotazione di risorse di tutte le funzioni, uffici e team, ma anche la cultura aziendale del futuro, con una visione d’insieme e di dettaglio che aiuta a ridurre l’incertezza e le ricadute negative.
Digital purchase accounting. Questo strumento ha l’obiettivo di facilitare la contabilizzazione e valorizzazione a bilancio dell’acquisizione, automatizzando diverse parti del processo tramite aggregazione e mappatura dei dati per ridurre i tempi di scritture contabili, rettifiche, revisioni e controlli di errore. Deloitte cita l’esempio della fusione di due grandi compagnie farmaceutiche che hanno usato il tool di digital purchase accounting per automatizzare la creazione di rettifiche periodiche di prezzi e valute, differimenti delle imposte, ammortamenti, nonché della documentazione di supporto, riducendo i tempi di processo da settimane a ore, e anche il rischio di errori manuali.
Divestiture financials processing. Una solida strategia di M&A comprende disinvestimenti (scorpori) oltre che acquisizioni. Per cui è necessario disporre di viste storiche dettagliate della situazione finanziaria, per avere un quadro chiaro dei driver reali del business. Questo strumento automatizza il processo di rettifica dei dati storici per accelerare la creazione di risultati finanziari rettificati. In alcuni casi, spiega l’articolo, il suo uso ha ridotto il processo (dall’acquisizione dei dati all’audit) da 6-8 settimane a 10 giorni.
Riassumendo, sono di cinque tipi i benefici di questi strumenti digitali sul processo di gestione delle M&A: maggior velocità di esecuzione, migliore visibilità su dati e risultati, minor dipendenza da attività manuali, più alta affidabilità dei dati, rafforzamento della collaborazione. In ultima analisi, conclude Deloitte, essi permettono di spostare l’enfasi dell’operazione M&A dalla transazione agli aspetti strategici.