La digital transformation e i nuovi strumenti informatici disponibili oggi rendono la figura del CFO sempre più importante, con un duplice ruolo: quello di navigatore, in grado di riportare a chi ha la responsabilità di guida dell’azienda i segnali essenziali provenienti dal mercato; ma anche quello di implementatore della strategia che guida l’organizzazione.
Una figura capace di ascoltare, dialogare e poi attuare la metodologia più idonea attraverso la collaborazione con i colleghi.
«Questo è un elemento fondamentale – spiega Paolo Fanti, Senior Controller e CFO Pianificazione, Controllo e Sistemi Informativi di Toschi Vignola – perché la strategia del controllo finanziario dev’essere un’attività condivisa e diffusa a tutti i livelli dell’azienda».
Largo consumo alimentare: indicatori specifici da monitorare
La società modenese del settore food & beverage è fra quelle che sanno portare nel mondo la tradizione, la qualità, la tipicità del ’made in Italy’, che denota un forte legame con le produzioni specifiche del territorio. Tre sono le linee di prodotti: la prima comprende frutta sotto spirito, liquori alla frutta, sciroppi; la seconda prodotti per gelateria e pasticceria; la terza è l’aceto balsamico di Modena.
«Nel controllo di gestione esistono best practice mondiali, ma si possono individuare fattori di successo critici per ogni determinato ambito imprenditoriale». Nel settore del largo consumo italiano, ad esempio, la qualità va monitorata valutando anche l’impatto in termini quantitativi e di costi di controllo della qualità stessa. Altri indicatori importanti sono la marginalità e il cash flow che si generano quando si opera attraverso la grande distribuzione, il grado di affidabilità di determinate aziende, la internazionalizzazione del business o, ancora, la capacità di sviluppo sui nuovi mercati, in termini di generazione dei contatti, consistenza degli ordini e fidelizzazione dei clienti.
Diverse sono le ragioni che hanno spinto l’azienda a innovare il controllo di gestione. La prima è stata la necessità di passare, dal semplice monitoraggio e presidio del risultato economico, a una previsione dei possibili scenari finanziari globali che potrebbero configurarsi, ad esempio in seguito alle variazioni e oscillazioni dell’andamento dei prezzi nei mercati delle materie prime. «Abbiamo la necessità di elaborare scenari previsionali sugli acquisti di materia prima e tenendo conto di cambi anche repentini del prezzo». Fanti si riferisce in particolare al prezzo dei mosti in Italia, legato al comparto dell’uva, ma anche ai prezzi di altre materie prime importanti per il business dell’azienda, come quello dello zucchero o dell’alcool. L’elaborazione di scenari finanziari globali è poi ulteriormente complicata da altre variabili, come il prezzo del dollaro, la fluttuazione del costo dell’energia che influisce sui costi dei trasporti; il mercato del lavoro, gli strumenti e gli interventi di politica monetaria come il ’quantitative easing’ che determinano un impatto sui flussi di cassa futuri.
La seconda ragione per innovare il controllo di gestione si spiega con la necessità di fronteggiare la crisi del credito, verificatasi negli ultimi anni a livello mondiale. Ciò, spiega Fanti, ha portato gli istituti di credito a diventare interlocutori più esigenti, che richiedono alle aziende una comunicazione finanziaria più integrata e completa. «Qui è importante disporre di strumenti informatici che permettano di ’parlare la stessa lingua’ e facciano comprendere alla banca il valore aggiunto e i risultati che l’azienda sta ottenendo e che, altrimenti, l’istituto non riuscirebbe a valutare. Serve dunque una comunicazione più approfondita, che risponda all’esigenza di costruire una reale partnership con chi investe sul business dell’impresa. Una collaborazione basata anche sui dati». La terza ragione risiede poi nell’esigenza di potenziare la gestione finanziaria anche dal punto di vista commerciale, per amministrare il credito con efficienza nei rapporti con i partner.
Mappatura completa delle attività di tesoreria
Dopo un’attenta analisi, anche di tipo organizzativo, quest’anno Toschi ha avviato un progetto d’innovazione della funzione di controllo di gestione. «L’analisi degli aspetti organizzativi è importante perché l’obiettivo non dev’essere semplicemente implementare un sistema informativo, ma inserirlo in modo corretto nei processi dell’azienda. Ottimizzare le attività di tesoreria, quindi, non significa solo automatizzare determinate funzioni, ma anche far sì che il personale possa dedicarsi a mansioni a maggior valore aggiunto, più connesse con gli aspetti di supporto decisionale». Da questo punto di vista è essenziale che gli addetti si sentano protagonisti e responsabili di un processo di cambiamento all’interno dell’azienda, e vedano le innovazioni tecnologiche come opportunità di crescita personale.
Ma, in precedenza, com’erano strutturate le funzioni di tesoreria? «Prima avevamo attività collegate in modalità manuale alla contabilità, e basate sull’uso di fogli Excel o di strumenti di tipo personale, quindi non integrati». Con l’implementazione in tali processi della soluzione Sage XRT Treasury, l’obiettivo è soppiantare tutte queste funzioni manuali e non coordinate fra loro, introducendo uno strumento software in grado di mappare completamente tutte le attività di tesoreria aziendale, e anche di fornire una visione globale delle attività di conto corrente e gestione del credito, con un solo colpo d’occhio.
In realtà, la tesoreria è solo un tassello, seppur molto importante, del progetto d’innovazione del reparto Finance, che Toschi ha intrapreso avvalendosi della collaborazione e consulenza del system integrator Gruppo Formula. Infatti, sono diverse le applicazioni ’satellite’ connesse al sistema gestionale che vanno a comporre la sofisticata filiera di amministrazione dei dati finanziari. Si va dal modulo di budget forecast per la misurazione della marginalità e la programmazione economica di medio-lungo periodo (Formula Analytic Applications), al modulo di controllo di gestione, che si connette a quello per le funzioni di tesoreria e gestione dei conti correnti bancari. «L’ultimo tassello, che per noi rappresenta l’orizzonte di questo percorso progettuale è, appunto, integrare il tutto con un modulo di gestione del credito, funzione che attualmente amministriamo all’interno del sistema gestionale stesso».
I benefici? «È ancora presto per valutarli – risponde Fanti – ma un primo risultato lo possiamo senza dubbio rilevare. Ed è una più grande attenzione e consapevolezza di quali sono le attività e i processi, anche organizzativi, a maggior valore aggiunto nell’area finance. Oggi ci sono molte funzioni che vanno ottimizzate, perché svolte in maniera ripetitiva e continuativa. Grazie alla tecnologia molti processi possono essere velocizzati, facendo risparmiare tempo». In prospettiva, come accennato, il beneficio atteso è arrivare ad avere un quadro d’insieme, non solo sui costi di utilizzo delle linee di credito, ma anche sulle opportunità e gli scenari alternativi, attraverso simulazioni che permettano di valutare, ad esempio, la fattibilità e sostenibilità di nuovi progetti e business plan, dal punto di vista dell’impatto finanziario. Attualmente il sistema di controllo dell’area finance amministra la sede modenese di Toschi, ma il progetto prevede in futuro la possibilità di integrazione e centralizzazione di tali funzioni anche per altre diramazioni della società, come la Toschi USA, che ha sede a New York.
******Il ruolo del CFO e il rapporto con il CIO******
Considerate le montagne di dati generate oggi, è essenziale che il CFO possa ottenere le informazioni necessarie a prendere decisioni, non tanto in real-time, ma semmai ’at the right time’. Secondo Paolo Fanti, il punto chiave è che il dato sia disponibile quando l’organizzazione è pronta ad ascoltare e decidere. «È importante stabilire i momenti in cui concentrarsi sull’analisi di alcuni dati, tenendo conto del livello di approssimazione che una simulazione sul futuro può avere. Toschi organizza mensilmente momenti di confronto in cui i dati vengono valutati e approfonditi, per poi prendere decisioni in un determinato segmento del business. Il rapporto con il CIO? «È strettissimo – dice Fanti -. Prima di tutto c’è un forte legame in termini di linguaggio e di collaborazione. Perché quello dei sistemi informativi è sicuramente il secondo linguaggio che un CFO deve saper parlare, al di là di quello dell’area amministrativa, contabile e normativa. E quali sono le richieste più pressanti fatte al CIO? «Migliorare la produttività operativa, l’efficienza lavorativa, quindi anche l’ottimizzazione organizzativa, che fa risparmiare tempo nelle varie operazioni». Inoltre il CFO chiede al CIO che le informazioni siano tutte integrate, monitorabili, di alta qualità e analizzabili sotto il profilo finanziario.