L’innovazione tecnologica mette alla prova le aziende anche a livello di risorse umane, soprattutto in ambito IT, in cui le competenze richieste sono sempre più alte e diversificate e diventa sempre più difficile trovare e ingaggiare personale adeguato. Le sfide tecnologiche da affrontare, infatti, non sono mai individuali, ma di gruppo e hanno bisogno di un lavoro di squadra. Alle aziende non basta quindi cambiare uno o più giocatori per vincere la partita di una trasformazione digitale in costante divenire. Per restare al passo con le esigenze di trasformazione digitale, un Chief Technology Officer (CTO) dovrebbe infatti poter creare ogni giorno un diverso team di esperti adatto al tipo di progetto che sta guidando. Un’impresa ardua, per lo sforzo e il tempo necessario per selezionare e assumere nuovo personale o per trovare e coordinare i migliori freelance. La soluzione spesso è quella di esternalizzare completamente la realizzazione dei progetti più innovativi. Ora, però, c’è un’alternativa. E si chiama Team Extension Model (TEM).
Cos’è il Team Extension Model
Il Team Extension Model (TEM) prevede la creazione di team “aumentati” ed è una soluzione molto diffusa soprattutto all’estero nell’ambito dello sviluppo di software. I dipendenti IT dell’azienda vengono affiancati da squadre di esperti esterne appositamente create per portare a termine uno specifico progetto. Nasce così un team nuovo di professionisti che funziona come una divisione interna all’azienda, ma che viene gestito dall’esterno e composto in modo flessibile e scalabile a seconda delle esigenze e per un periodo di tempo limitato. Per capire meglio come funziona il Team Extension Model, abbiamo intervistato Andrea Casarosa, CEO di eNetworks, azienda specializzata nella consulenza IT, soluzioni digitali e servizi web, e uno dei primi fautori di questo metodo in Italia.
Who's Who
Andrea Casarosa
Da dove nasce l’idea di adottare il Team Extension Model?
Da venti anni in eNetworks lavoriamo in staff con aziende enterprise e system integrator per lo sviluppo software, per progetti di business intelligence e attività architetturali. Lo scorso anno, nel rivedere il modello di business relativo alla parte consulenza e formazione della nostra azienda, abbiamo capito che la direzione su cui puntare era quella dello sviluppo di conoscenze non solo tecniche, ma anche di soft skill per supportare i clienti in modo inedito. E che, per farlo, c’era bisogno di cambiare approccio e di strutturare un metodo che permettesse alle aziende di interagire con le nostre risorse, adattando le metodologie lavorative in modo flessibile, in base agli obiettivi, e ai risultati. Abbiamo così pensato di adottare un modello già diffuso all’estero, il Team Extension Model, e di importarlo in Italia, dove è ancora poco presente, introducendo il concetto di People Cloud per la connessione tra domanda ed offerta in un approccio “People as a Service”.
Quanto ha influito la pandemia nella scelta di adottare un modello di consulenza flessibile?
La nostra riflessione è nata prima dello scoppio della pandemia in Italia, ma il Covid-19 ha accelerato l’evoluzione in questa direzione, preparando le aziende ad accogliere con più apertura la nostra offerta. Con oltre 100 dipendenti che continuano a lavorare in Smart Working e 3 sedi territoriali in Italia, siamo riusciti in questi mesi a rispondere alle esigenze dei clienti, a superare le resistenze e a dimostrare che di fatto il modello della consulenza in-house è superato. Il Team Extension Model è una modalità agile di organizzazione del lavoro e competenze di management. I project manager di eNetworks interagiscono con il cliente e gli stakeholder, operando in trasparenza. Con la pandemia, poi, si sono create delle opportunità che prima non si erano valutate: abbiamo allargato i confini geografici di eNetworks grazie allo Smart Working, raggiungendo la massima flessibilità nella creazione del team a seconda delle esigenze del momento.
Il Team Extension Model è un’alternativa all’esternalizzazione dei progetti?
Esternalizzare è il metodo più classico adottato dai CTO delle aziende strutturate che hanno micro competenze interne con cui non riescono a far fronte a progetti particolarmente avanzati ed innovativi. Le aziende però hanno anche l’esigenza di avere un controllo costante dell’andamento del progetto. Un tipo di monitoraggio che è quasi impossibile in caso di outsourcing. Quando si esternalizza completamente un progetto, infatti, bisogna fare i conti con una eventuale distanza tra aspettative e risultato. Con il Team Extension Model, invece, c’è la possibilità di interagire costantemente con i responsabili aziendali, adottando una metodologia agile e condividendo risultati e avanzamenti.
Perché è importante diffondere il Team Extension Model in Italia?
Avere la possibilità di avere un team vicino geograficamente, che parla la tua lingua, ha il suo stesso fuso orario è fondamentale per dare un supporto immediato, soprattutto quando si fa riferimento all’assistenza on-site. La proposta di eNetworks va in tal senso, volendo anche sopperire alla scarsità di aziende italiane che offrono questo modello. C’è poi un tema di scalabilità e di risparmio. Avere dei consulenti in casa, anche senza assumerli, produce dei costi fissi dell’azienda. Grazie al Team Extension Model, eNetworks propone ai suoi clienti attività, servizi e figure – che possono essere rimodulate nel corso del tempo – a fronte di una spesa mensile, concordata in precedenza. Potremmo definirlo un ‘People Cloud’, con erogazione PaaS (People as a Service): pago per il consumo e posso adattarlo mese per mese in base all’utilizzo.
Come influisce l’home working sulla diffusione del Team Extension Model?
L’home working sta facilitando il processo di adattamento delle aziende a nuove modalità di lavoro da remoto. Ha costretto anche i più restii ad abbattere il muro della diffidenza nei confronti dei collaboratori esterni. Lavorare in modalità agile ha inoltre portato al cambiamento di approccio nei confronti dei dipendenti: la valutazione del lavoratore non può più basarsi su criteri come il tempo e non può essere sottoposta a un controllo costante, e l’introduzione di KPI personali è diventato un sistema imprescindibile. Da un punto di vista tecnologico è il cloud il vero punto di svolta nella condivisione in sicurezza dei dati all’esterno. Chi era già abituato all’home working ha dimostrato di essere più resiliente durante la crisi ed ha avuto meno ripercussioni.
Quali sono le competenze alla base del People Cloud?
Con eNetworks, il dialogo costante con l’azienda durante l’implementazione dei progetti è reso possibile dalla presenza di competenze specifiche o trasversali, non solo di sviluppo o di analisi dei dati. La formazione è al centro dell’attività di eNetworks ed è prevista sia per il cliente che per i nostri collaboratori. Ci occupiamo, infatti, di progetti innovativi che prevedono l’impiego di metodologie inedite per l’azienda. Nella nostra Academy, puntiamo molto sulle skill organizzative e gestionali, ma anche sulle soft skill personali e facciamo coaching costanti sulle nostre risorse tramite psicologi e comunicatori. Investiamo molto sui nostri consulenti perché pensiamo che siano le persone la chiave della riuscita di un progetto. Comunicazione, relazione e proattività sono le parole chiave della consulenza di eNetworks che ha un approccio di problem solving nei confronti dell’azienda. Grazie all’attenzione alla comunicazione e alla capacità di relazionarci abbiamo imparato negli anni a sopperire alla mancanza di fisicità mostrandoci sempre “presenti” anche a distanza. Siamo sempre disponibili a una video chiamata o a un confronto telefonico, quando è impossibile recarsi in azienda. È un nuovo tipo di presenza virtuale, che apre scenari inediti per le aziende in tema di innovazione. Attraverso il TEM, eNetworks adotta un metodo moderno ed agile, rafforzando il suo ruolo di business partner strategico ed affidabile che con competenze diversificate e di qualità supporta i clienti.