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Software Defined Network, l’evoluzione dell’infrastruttura di rete aziendale: i vantaggi per il business

Il paradigma SDN rappresenta la chiave per rendere agili e automatiche le operazioni di configurazione dell’infrastruttura in contesti aziendali sempre più dinamici, in cui aggiornamento e aggiunta di nuove funzionalità e servizi avvengono frequentemente. Massimo Morsaniga, Technical Account Manager di NovaNext, spiega perché la tecnologia SDN può aiutare le imprese, e quali benefici fornisce a livello di gestione e sicurezza

Pubblicato il 08 Nov 2021

Immagine di ImageFlow da Sutterstock

Avere nella propria organizzazione una rete agile, configurabile in automatico a seconda delle esigenze di business, sta rivelandosi sempre più strategico: e lo è soprattutto nell’attuale contesto tecnologico di trasformazione digitale, governata in gran parte dal software.

Ciononostante, ancora oggi, permane la pressione su molti reparti IT delle imprese che si trovano a eseguire operazioni di network management in infrastrutture di networking complesse: qui, specie quando crescono le dimensioni della rete, configurare ancora manualmente i singoli apparati, per aggiungere o aggiornare nuovi servizi o dispositivi, risulta impraticabile, sia in termini di efficienza di gestione del provisioning, sia a livello economico.

La tecnologia software-defined networking (SDN) ha l’obiettivo di superare queste limitazioni, consentendo la realizzazione di un’infrastruttura di rete più agevole da amministrare. Ciò è possibile perché l’architettura di rete SDN si basa sull’intelligenza di un controller software, in grado di gestire centralmente ed in maniera automatica la rete attraverso il controllo e la gestione delle minacce e delle vulnerabilità presenti all’interno della rete, la definizione e la distribuzione delle policy in maniera semplificata e l’analisi dei dati criptati sulla rete senza dover effettuare alcuna operazione di decriptazione.

L’esigenza delle varie organizzazioni di gestire e controllare in modo flessibile reti complesse tramite un’efficiente amministrazione delle risorse e del traffico dati è confermata dalle stime della società di analisi Allied Market Research (AMR), che prevede per il mercato globale SDN un valore pari a 72,63 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) pari a 28,2% nel periodo di studio (2020-2027) preso in esame.

Gestione intelligente del networking: i benefici del SDN

Nel mondo delle reti, spiega Massimo Morsaniga, Technical Account Manager di NovaNext, system integrator che progetta e realizza soluzioni nelle aree, Enterprise Networking, Cyber Security, Internet of Things, Data Center and Cloud, Digital workplace, c’è stata un’evoluzione fondamentale verso il paradigma SDN, perché le tradizionali reti legacy, che le aziende dovevano amministrare, soffrivano di varie problematiche: «Per configurare queste reti occorre intervenire sui singoli apparati, e ciò porta inevitabilmente a commettere errori, che spesso finiscono per generare malfunzionamenti. Oggi, invece, grazie al SDN, le reti si possono governare tramite un controller, dotato di un’intelligenza in grado di tradurre ciò che voglio fare con la rete, programmandola in modalità dichiarativa, nei comandi corretti da impartire agli apparati. Dunque, non occorre più andare fisicamente a configurare un determinato dispositivo, perché il controller in automatico esegue, senza errori, le operazioni necessarie sui vari apparati».

Oltre a questo primo aspetto, e vantaggio, che riguarda il deployment della rete, ci sono i benefici connessi alla gestione della rete stessa: «Fino a qualche anno fa, la classica gestione di rete era principalmente di tipo reattivo, cioè un apparato segnalava, ad esempio, un’interruzione di comunicazione su una porta quando ormai il disservizio era già in atto. Oggi, invece, l’evoluzione dell’hardware ha trasformato i componenti di rete, tra cui access point, switch, router, in sensori in grado di acquisire ed analizzare dati relativi al traffico, identificare in anticipo i problemi, e proporre soluzioni; o, addirittura, attuarle in automatico in maniera proattiva. Non solo, ma le SDN includono funzionalità di sicurezza, e, in particolare, regolano l’accesso alla rete tramite meccanismi di autenticazione e autorizzazione, che valgono sia per le persone, quindi gli utenti, sia per oggetti e device che, con la Internet of Things e le reti Wi-Fi, diventano oggi sempre più numerosi».

Implementazioni Software Defined Network: case study

In qualità di Gold Partner Cisco, chiarisce Morsaniga, NovaNext, nelle implementazioni SDN realizzate per i propri clienti, utilizza principalmente la tecnologia Cisco DNA (Digital Network Architecture), che, oltre a declinare il software-defined networking secondo l’approccio IBN (intent-based networking), in grado di automatizzare i servizi, integra particolari funzionalità di security, indirizzate ad analizzare il traffico, anche criptato, che attraversa la rete, e a determinare se sia buono o malevolo. «In questo modo è possibile creare già una prima barriera di difesa contro gli attacchi che possono verificarsi sull’infrastruttura, identificando il malware ed evitando che possa diffondersi sulla rete».

NovaNext ha già applicato l’approccio SDN in importanti progetti, realizzati sia in ambito “brownfield”, quindi su reti preesistenti, sia nel settore “greenfield”, creando infrastrutture completamente nuove.

«Nel primo caso, abbiamo portato a termine un progetto per un cliente operante nel settore della salute che aveva però una rete industriale legacy, basata su apparati abbastanza obsoleti. Chiunque poteva connettersi e operare sulla rete, con dispositivi che finivano per creare ripetutamente malfunzionamenti, bloccando la rete di produzione, creando disservizi, e determinando conseguenti impatti economici. Oggi, grazie alla migrazione verso il paradigma SDN, il cliente ha potuto sostanzialmente azzerare tali disservizi, poiché la rete funziona perfettamente, e soprattutto l’azienda può avere un controllo molto efficiente su ciò che avviene sull’infrastruttura».

L’altra implementazione, greenfield, è stata realizzata per una società di consulenza. «Il progetto è stato sviluppato in sede, un grattacielo di Milano, e anche in questo caso abbiamo adottato la tecnologia Cisco DNA. Questa implementazione è stata eseguita con maggior semplicità rispetto al precedente caso, in quanto non è stato necessario prevedere la coesistenza dei nuovi apparati con dispositivi legacy preesistenti».

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