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Leroy Merlin Italia

Verso una Supply Chain a impatto zero: l’attenzione dell’azienda verso logistica, packaging e comunicazione

Pubblicato il 11 Ott 2011

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La catena Leroy Merlin, specializzata nel settore del bricolage, ha punti vendita in 12 Paesi, fra cui l’Italia, dove oggi è presente capillarmente grazie all’acquisizione, nel 2009, del marchio Castorama.

«Da quattro anni la strategia del gruppo a livello internazionale punta molto sulla ecosostenibilità – afferma Eric Dewitte, Direttore Supply Chain, Leroy Merlin Italia -. Il mio obiettivo è di creare una Supply Chain a impatto zero, obiettivo ambizioso verso il quale abbiamo già fatto diversi passi».
Sono numerose, infatti, le iniziative realizzate, fra cui l’impiego del cross docking per migliorare la saturazione dei mezzi di trasporto. Si tratta di una operazione per cui la merce che arriva da più destinazioni viene scaricata e (almeno in parte) ricaricata direttamente su altri mezzi, senza sosta a terra, grazie al coordinamento dei flussi in ingresso ed uscita.


«La saturazione dei mezzi e la multi modalità – continua Dewitte – ha portato a una significativa riduzione dell’impatto ambientale: la produzione di CO2 per bancale spedito dal nostro deposito in tre anni è passata da 15 kg a 6 kg. Il cross docking è cresciuto in tre anni dal 5 al 40% e quest’anno puntiamo di raggiungere il 50%».


Un altro ambito su cui Leroy Merlin Italia si è impegnata è quello del packaging. «L’anno scorso abbiamo coinvolto alcuni dei nostri fornitori per ragionare insieme sul tema del packaging e ridurre gli sprechi: in taluni casi si è deciso di presentare i prodotti senza l’imballaggio e di non permettere ai clienti di toccarli direttamente».


L’azienda si è anche rivolta ai clienti con un programma di sensibilizzazione verso le tematiche ambientali, dando vita a fine giugno a una “green week”, nei punti vendita, con il coinvolgimento di Legambiente. «Nella giornata del due luglio – spiega Dewitte – abbiamo misurato l’impatto ambientale dello spostamento dei nostri clienti verso i nostri negozi, in quanto nel tragitto vi è una consistente produzione di CO2, e abbiamo deciso di compensarla piantando alberi in Zambia».

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