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La ricetta di OVH per diventare cloud provider globale: raddoppiano i Data Center

Dopo aver acquisito gli asset cloud di VMware la società francese nel suo summit annuale annuncia una strategia di investimenti di 1,5 miliardi per portare i propri centri nel mondo da 27 a 50 (di cui uno in Italia) e assumere un migliaio di specialisti. Tra i punti fermi Open Cloud, reale reversibilità per i clienti e supporto all’intelligenza artificiale

Pubblicato il 22 Gen 2018

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OVH è diventata “maggiorenne” e come sempre avviene in questi casi si pone obiettivi molto ambiziosi per il futuro. La società francese, fondata per l’appunto 18 anni fa dai fratelli polacchi Klaba, è diventata negli scorsi mesi un nome da prima pagina con la clamorosa acquisizione degli asset cloud di VMware. Non a caso il claim della quinta edizione dell’OVH Summit 2017, che si è tenuto recentemente a Parigi, è stato “Next Level”, poiché l’obiettivo dichiarato è quello di accelerare la crescita, cogliendo tutte le opportunità della trasformazione digitale. A partire da una situazione che è già da vera e propria multinazionale, con 2000 collaboratori sparsi in 19 Paesi a livello globale, e una crescita che viaggia a ritmi del 30%.

Una rivoluzione cloud appena iniziata

Ma per il futuro si punta decisamente più in alto, grazie anche a investimenti per 1,5 miliardi di euro già programmati per il periodo 2016-2020 e a un migliaio di nuove assunzioni già programmate. Nel mirino, in particolare, c’è il mercato del cloud, un’area che già oggi rappresenta la metà del fatturato della società transalpina e, sicuramente quella che attualmente contribuisce maggiormente alla crescita. L’aspettativa di OVH, però, è che la rivoluzione del cloud sia appena all’inizio e che, dunque, nei prossimi anni assisteremo a una vera e propria Legacy migration, offrendo così notevoli opportunità anche all’ecosistema di partner.

Obiettivo cinquanta Data Center

L’obiettivo, in questo senso, è di diventare un vero e proprio global hyperscale cloud provider, andando a sfidare i giganti di questo mercato – AWS, Google e Microsoft – senza però interrompere la collaborazione sui software della casa di Redmond. Una sfida che il fondatore definisce eccitante, facendo appello sulle radici europee di OVH ma senza nascondere la vocazione ormai internazionale. Innanzitutto guardando al mercato americano, dove è stata costituita un’apposita società raccogliendo anche l’eredità nel cloud di VMWare (con cui l’alleanza tecnologica resta comunque molto stretta sul fronte private), il maggiore a livello globale e atteso in ulteriore progresso nel prossimo futuro. Inoltre, l’obiettivo è passare nel giro di pochi anni dagli attuali 27 a ben 50 Data Center nel mondo, che copriranno vecchi e nuovi mercati. Anche l’Italia sarà sicuramente coinvolta da questa roadmap – ha confermato la società – , con la realizzazione di un centro dati hyperscale che permetterà a OVH di rafforzare la sua posizione sul mercato nazionale.

Un cloud libero e Open

OVH ha scelto di investire su un cloud libero (freedom è stata un’altra delle parole ricorrenti dell’#OVHSummit) e Open, come testimonia l’apertura al cloud pubblico di OpenStack e non solo. In particolare, in aperta contrapposizione con i vendor della nuvola a stelle e strisce, si punta ad assicurare al cliente finale una reale reversibilità, cioè la possibilità di cambiare fornitore senza necessità di riscrivere da zero tutte le proprie applicazioni. Altre caratteristiche promesse sono l’interoperabilità, la Data protection e il rispetto per la proprietà intellettuale. Proprio per promuovere standard tecnici in questo senso e favorire una regolamentazione migliore, OVH ha promosso la nascita della Open Cloud Foundation insieme ad altre realtà tra cui NetApp e Intel. Inoltre, nell’ottica di chiarire definitivamente questa strategia a clienti e partner, è stato messo a punto un vero e proprio brand dedicato, OVHCloud, rivolto alle imprese che non vogliono subire la trasformazione digitale e coglierne le opportunità. L’intera offerta di soluzioni OVH sarà poi completata da OVHspirit (rivolta all’hosting) e OVHmarket (i servizi di connettività e telecomunicazione).

A servizio dell’intelligenza artificiale

Oltre al cloud, a Parigi si è parlato moltissimo di intelligenza artificiale, in particolare per effetto della partnership consolidata con Intel: la scommessa è che i Data Center di OVH siano in grado di supportare al meglio le applicazioni delle imprese che fanno affidamento su AI e machine learning. Insomma, OVH entra nell’età adulta e guarda al medio-lungo termine.

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