Analisi

L’evoluzione dell’ICT negli studi professionali

Un commercialista su 4 investirà sicuramente in ICT nel corso dei prossimi 2 anni. La maggior parte “probabilmente” sì, ma si tratta di aree non strategiche. Eppure le tecnologie digitali rappresentano un volano non solo per ridurre i costi, ma anche per nuove opportunità di business. Un’analisi della School of Management del Politecnico di Milano

Pubblicato il 19 Feb 2013

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La dotazione informatica presso gli studi professionali è storicamente di scarsa rilevanza. Il sentore comune che gli investimenti in IT (Information Technology) presso i professionisti siano ridotti al lumicino è purtroppo  una triste realtà.

Eppure le tecnologie digitali nello studio professionale rappresentano un vero volano non solo per ridurre i costi, ma anche per rendere più efficace i lavoro e aprire le porte a nuove opportunità di business.

Sul tema, la School of Management del Politecnico di Milano ha realizzato un Osservatorio dedicato (Osservatorio ICT & Commercialisti) che ben delinea dove gli studi di Commercialisti ed Esperti Contabili hanno intenzione di investire nei prossimi anni. L’indagine empirica ha riguardato 555 studi professionali.

Dove si investirà?
Come si può vedere dall’immagine sotto, l’area privilegiata di investimento riguarda l’hardware (65% dei casi), a testimoniare come le tecnologie informatiche vengano ancora molto utilizzate come supporto per fare le cose più velocemente. Non si tratta insomma di un approccio strategico all’ICT, quanto di un modo tattico che vede l’ICT ancora come strumento operativo. Lo stesso sito Web, che rappresenta un mezzo importante di sviluppo del busines, sarà oggetto di iinvestimenti solo nel 31% dei casi.

Quanto si investirà?
Gli analisti dell’Osservatorio sono entrati nel merito cercando di capire l’entità dell’investimento:  il 69% dei rispondenti investirà al massimo 5mila euro in tecnologie/soluzioni informatiche. Una cifra certo non entusiasmante e che per certi aspetti rispecchia il fatto che la voce principale di investimento è l’hardware.

Cosa frena e cosa stimola gli investimenti in ICT
Interessante osservare quali sono le motivazioni che frenano gli investimenti in ICT. Nel 38% dei casi si cita la scarsa redditività dell’investimento e il 40% sottolinea l’indifferenza dei clienti verso i nuovi servizi. Il 40% rimarca la mancanza di agevolazioni fiscali, quando il 34% degli stessi rispondenti evidenzia le agevolazioni fiscali proprio come impulso agli investimenti ICT. In una solo frase, le agevolazioni stimolano gli investimenti, e li frenano se mancano.

Sui motivi che frenano gli investimenti informatici, è utile fare un’ulteriore analisi prendendo come esempio la Conservazione sostitutiva.

Alla domanda “qual è l’attuale grado di saturazione degli archivi cartacei dello Studio?” il 54% ha risposto che sono prossimi alla saturazione e l’8% li considera già saturi.

Insomma, c’è sempre meno spazio eppure alla domanda successiva sull’uso di soluzioni di Conservazione sostitutiva per i propri documenti in studio, solo il 12% ha risposto “sì”. Il 43% ha affermato che queste soluzioni non vengono usate e non vengono neanche giudicate interessanti (i motivi sono che non “si vedono benefici economici” e che la “Conservazione sostitutiva non è una priorità”).

Ma è proprio vero che non ci sono benefici economici? Facciamo parlare chi la Conservazione sostitutiva la sta facendo, ovvero il 12% del campione. Bene, questi soggetti non solo stanno risparmiando carta perché sono passati al digitale, ma hanno anche ampliato il proprio business perché nel 34% dei casi stanno offrendo il servizio di Conservazione sostitutiva anche per i documenti dei propri clienti.

In altre parole, chi non la usa non la percepisce come strumento di business, ma chi la usa ne fa “anche” uno strumento di business. Un perfetto esempio che indica come la tecnologia non solo riduce i costi, ma può anche aumentare i ricavi, offrire servizi innovativi per differenziarsi dalla concorrenza e fidelizzare i clienti.

Sintomatica, in questo senso, l’affermazione di uno Studio della provincia di Roma che spiega che “la Conservazione sostitutiva serve allo studio per entrare e restare nei processi del cliente”. Simili esempi si riscontrano anche nella gestione elettronica documentale o nell’uso di extranet per condividere documenti e informazioni con soggetti esterni (clienti, partner, fornitori).

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