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Intervista a Claudio Giuliano, fondatore e Managing Partner di Innogest SGR

Claudio Giuliano è fondatore e Managing Partner di Innogest SGR, il più grande fondo italiano di Venture Capital (in particolare per seed ed early stage) con…

Pubblicato il 30 Mag 2011

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Claudio Giuliano è fondatore e Managing Partner di Innogest SGR,
il più grande fondo italiano di Venture Capital (in particolare
per seed ed early stage) con un patrimonio amministrato
di 80 milioni di euro
.

Ingegnere torinese con un MBA all’INSEA D di Fontainebleau,
prima di fondare Innogest Giuliano ha lavorato come manager in
Hewlett- Packard, come consulente strategico in Bain & Co ed
è stato Associate Director presso lo European Technology Fund
del Carlyle Group. Per le mani sue e dei suoi
collaboratori passano circa 500 business plan
all’anno
, focalizzati sui settori ad alta
tecnologia, in particolare ICT, meccanica, Biomedicale ed
energia: di tutte queste proposte, sono tre o quattro quelle
selezionate e finanziate. Fra queste citiamo Silicon Biosystems,
Erydel, Igea, TheBlogTv, Noodls, Cascaad e MBooster.

«Il nord Italia è in realtà una delle macroregioni più
imprenditoriali d’Europa – esordisce Giuliano -, ma si
tratta spesso di un’imprenditorialità low tech, per
esempio nei settori metalmeccanici, dove spesso
l’imprenditore, pur di grandissimo valore e dinamismo, non
è neppure laureato. Quando invece guardiamo i giovani laureati
delle facoltà scientifiche, questi non sembrano motivati a
fondare società hi-tech: troppo spesso aspirano piuttosto al
posto fisso in azienda. Le università hanno in questo le loro
responsabilità, ma si tratta solo di una delle molte facce di
una realtà complessa da analizzare».

Prosegue Giuliano: «C’è molto da fare a livello di
capitali: è ovvio che oggi l’Italia ha un sistema
di venture capital sottodimensionato rispetto al PIL del
Paese
e che la domanda di fondi è ben superiore a ciò
che il sistema riesce a finanziare. Serve un input forte, per
creare un ecosistema di operatori specializzati in diversi
settori, che portino a fattor comune esperienze, competenze e
network di relazioni ».

Giuliano sottolinea che i fondi di Venture Capital sono
qualcosa di ben diverso da una banca o da un amico che presta i
soldi per avviare un’attività
. «Significa
affidarsi a persone che hanno specifiche competenze per
supportare la crescita, perché lo fanno di mestiere, vi si
dedicano a tempo pieno, e perchè hanno a cuore il successo
dell’iniziativa, dato che hanno deciso di
investirci». Ma una buona idea, i soldi e una valida
consulenza non bastano, come invece pensano molti giovani
imprenditori.

Bisogna anche saper essere aperti al confronto, in un mercato che
nell’hi-tech è mondiale, attingendo dalle esperienze di
altri imprenditori, manager ed esperti. E serve spirito di
sacrificio e continua attenzione al dettaglio: «Nella
Silicon Valley ci sono un sacco di esempi di successo, ma si
dimentica che ci si arriva lavorando sodo, in modo quasi
paranoico, alla ricerca dell’eccellenza, entrando sempre in
maggior profondità nei problemi, non accontentandosi di
soluzioni superficiali, ricercando incessantemente il confronto
con chi è portatore di punti di vista diversi. È qualcosa che
non si insegna sui banchi di scuola, ma che si apprende
dall’esempio di chi sta attorno ed ha avuto successo»

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