Un settore dove l’ICT pesa poco in valore assoluto e dove
la previsione di investimento virano al ribasso. Non è
certo un quadro roseo quello delineato dall’Osservatorio
ICT in Sanità, promosso dalla School of Management del
Politecnico di Milano, e che ha coinvolto oltre 350 fra CIO
e dirigenti sanitari, 637 medici di medicina generali e 1001
cittadini (grazie alla collaborazione con Doxapharma e FIMMG).
Gli investimenti
Partiamo dai dati. La spesa ICT in sanità in Italia ammonta a
circa 1,3 miliardi di euro, più o meno l’1,1% della spesa
complessiva sanitaria pubblica (stimata in 115 miliardi di euro).
Questo si traduce in una spesa ICT procapite pari a 22 euro. In
Germania si spendono 36 euro, in Francia 40, in Gran Bretagna 60
per arrivare fino ai 70 euro della Danimarca. Un confronto che si
commenta da solo.
Purtroppo, quello che emerge dall’analisi del
Politecnico è una forte dicotomia fra Nord e Sud. Nel
Nord Ovest la quota di investimento ICT in sanità per cittadino
è pari a 34 euro, nel Nord Est 28 euro. Nel Centro invece siamo
a 14 euro per arrivare a un 12 euro nel Sud e Isole, ovvero
praticamente un terzo rispetto alle regioni più virtuose.
Questa forte disomogeneità fra Nord e Sud si evidenzia
anche quando si analizzano i diversi comparti che vanno a
comporre il settore: regioni (300 milioni di euro di
spesa in ICT), strutture sanitarie (910 milioni di euro), medici
di medicina generale (70 milioni di euro), e Ministero della
Salute (12 milioni di euro).
Nel primo caso, alle regioni del Nord compete il 72% degli
investimenti ICT, cifra che scende al 67% nel caso delle
strutture sanitarie. Nove aziende su 10 ad alto spending (oltre 2
milioni di euro di investimento) si trovano al Nord.
Al di là degli investimenti assoluti, quello che fa riflettere
è la propensione a investire in ICT. La tendenza da parte delle
strutture sanitarie è infatti di stallo o contrazione:
il 49% del campione prevede infatti un calo degli
investimenti ICT (che nell’8% dei casi si
ridurranno di oltre il 40% rispetto al 2011).
“L’attenzione a mettere in sicurezza i
conti – commenta Mariano Corso, responsabile
scientifico dell’Osservatorio ICT in Sanità – sta
diventando un taglio indiscriminato a tutti i livelli. Il taglio
degli investimenti in ICT rischia però di impattare
negativamente sull’intero sistema sanitario nel lungo
periodo. E’ una grave miopia, perché un ulteriore
contrazione porta a un degrado delle prestazioni che
paradossalmente si tradurranno poi in un aggravio di
costi”. Del resto gli studi degli Osservatori ICT
& Management evidenziano da tempo che c’è una forte
correlazione fra spesa ICT ed efficienza e qualità del
servizio.
Ma cosa si può fare per invertire la rotta e far partire il
circolo virtuoso dell’innovazione? Lo stesso Corso ammette
che “limitarsi a dire che bisogna investire di più è
velleitario”. Bisogna imparare a spendere diversamente, a
spendere meglio e in modo mirato le poche risorse disponibili.
Lo sviluppo del Virtual Health
Tramite l’analisi di 66 casi di studio a livello nazionale
e regionale, l’Osservatorio ha individuato una
serie di casi di successo di Virtual Health, ovvero un sistema in
cui le informazioni, le conoscenze e i servizi sono resi
accessibili agli operatori sanitari e ai pazienti,
consentendo al tempo stesso di ridurre i costi e migliorare la
qualità del sistema sanitario nazionale. Il tutto usando
l’ICT.
Gli ambiti di un sistema efficace di Virtual Health sono
riconducibili a 9 aree fondamentali di cui 7 stanno già
attirando crescenti risorse economiche:
1. Cartella Clinica Elettronica (+13% di incremento di spesa
previsto per il 2012)
2. Cloud Computing (+88%)
3. Sistemi per la Dematerializzazione (+89%)
4. Gestione informatizzata dei farmaci (+64%)
5. Servizi digitali al Cittadino (+46%)
6. Mobile Health (+36%)
7. Sistemi di Business Intelligence e Clinical Governance (+25%)
A questi si aggiungono il Fascicolo sanitario elettronico e le
soluzioni per la medicina sul territorio e l’assistenza
domiciliare.
“Più investimenti in Virtual Health vuol dire migliorare
l’efficacia dei sistemi sanitari – continua Corso
– il che si traduce in maggiori risorse liberate e quindi
ricadute positive sull’intero sistema”.
Le barriere principali allo sviluppo del Virtual Health
sono sì legate alle risorse disponibili, ma dipendono anche
dall’organizzazione e dalla governance. “Gli
investimenti da soli non bastano – conclude Corso-. Il
circolo virtuoso dell’innovazione nei sistemi sanitari si
basa su 3 mosse fondamentali: definire un piano di lungo periodo
sull’innovazione ICT, conquistare il commitment degli
operatori sanitari, ridisegnare le dinamiche di engagement dei
cittadini”.