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Giustizia digitale, l’Italia a metà classifica tra i Paesi UE

Secondo un documento pubblicato recentemente dalla Commissione Europea gli indicatori del nostro Paese sono in miglioramento, anche se lontani da quelli dei best performer. I punti cruciali sono la disponibilità online delle sentenze e la gestione digitale dei documenti giudiziari

Pubblicato il 04 Mag 2015

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La Commissione europea ha recentemente pubblicato il quadro di valutazione UE della giustizia 2015, fornendo dati obiettivi attendibili e comparabili sui loro sistemi di giustizia civile, commerciale e amministrativa degli Stati membri.

Innanzitutto a livello complessivo è stato rilevato un miglioramento dell’efficienza dei sistemi giudiziari, anche se la situazione varia sensibilmente da uno Stato membro all’altro.

Per quanto riguarda poi l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei tribunali i benefici che ne derivano risultano essere ormai assodati: nella registrazione e gestione dei casi rappresentano uno strumento indispensabile a disposizione dei tribunali in quanto contribuiscono a migliorare la velocità con cui il giudice può gestire i casi e quindi ridurre la lunghezza complessiva del procedimento; nella comunicazione tra i giudici e le parti (ad esempio, la presentazione elettronica delle domande) possono contribuire a ridurre i ritardi e i costi per cittadini e imprese facilitando l’accesso alla giustizia; nell’agevolazione della cooperazione transfrontaliera tra le autorità giudiziarie e nella facilitazione dell’attuazione della legislazione UE.

In quest’ambito, sebbene siano proseguiti gli sforzi per potenziare l’uso dell’ICT, gli indicatori rilevano ancora carenze di tali strumenti per l’amministrazione, la gestione dei tribunali e la comunicazione elettronica tra i tribunali e le parti interessate.

Andando poi più nel dettaglio, in relazione al livello di adozione dell’ICT nel sistema giudiziario l’Italia si colloca in genere a metà classifica, con indicatori in miglioramento dal 2010 a oggi. Ad esempio, per quanto riguarda l’uso della tecnologia per la registrazione e la gestione dei casi, i Paesi più avanzati sono Danimarca, Estonia, Francia, Lituania, Ungheria, Portogallo, Finlandia e Svezia – che hanno totalizzato il massimo punteggio 4, che indica la disponbilità nel 100% dei tribunali -, mentre l’Italia è arrivata a toccare i 3.5 punti, facendo meglio di Irlanda, Belgio, Lussemburgo, Germania.

Relativamente alla comunicazione elettronica fra i tribunali e le parti, il Bel Paese ha raccolto poco più di 3 punti su 4 – in miglioramento rispetto al 2010, quando non arrivava a 2.5, rimanendo dietro le Repubbliche baltiche, il Portogallo, la Germania, i Paesi Bassi, la Finlandia e la Svezia – e si colloca a metà classifica per quanto riguarda la possibilità di presentazione elettronica delle cause.

L’Italia raggiunge poi il pieno punteggio in merito alla possibilità per il pubblico di accedere alle informazioni sul sistema giudiziario, mentre è il fanalino di coda con Danimarca e Svezia per la possibilità di accedere gratuitamente online alle sentenze civili e commerciali (punteggio poco superiore a 3 su un massimo di 12).

La strada è ancora lunga ma c’è la consapevolezza che «una maggiore efficienza dei sistemi giudiziari si tradurrà in una maggiore fiducia reciproca tra gli Stati membri», così come ha dichiarato Vĕra Jourová, Commissario europeo per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere. «Sappiamo che le riforme della giustizia richiedono tempo per produrre risultati, ma il nuovo quadro di valutazione mostra già alcuni segnali incoraggianti. Sono fiduciosa che gli Stati membri proseguiranno le riforme con determinazione e impegno».

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