Ricerca

È allarme per i rifiuti elettronici in Cina. Uno studio dell’Oregon State University e della Chinese Academy of Sciences

La maggior parte degli e-waste prodotti è inviata nel Paese del dragone e lo smaltimento avviene con pratiche tossiche e inquinanti. «Il problema principale è la salute delle persone che vivono in quelle zone. Ma si può arrivare a una contaminazione globale, le sostanze cancerogene sono trasportate nella polvere del vento asiatico», sottolinea Bernd R.T. Simoneit dell’Università dell’Oregon

Pubblicato il 29 Apr 2011

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La maggior parte dei rifiuti elettronici prodotti nel mondo, gli e-waste, è inviata in Cina per essere smaltiti e riciclati. Spesso vengono utilizzate pratiche improprie e dannose per la salute e l’ambiente, come l’incenerimento a cielo aperto, che sprigiona particelle tossiche e inquinanti.


Da uno studio condotto dai ricercatori della Oregon State University – College of Oceanic and Atmospheric Sciences – e della Chinese Academy of Sciences emerge che queste cattive pratiche low-tech, con cui vengono separati i componenti elettronici riutilizzabili provenienti dai circuiti stampati, sono ormai diffuse in tutta la Cina. «Il problema più immediato è la salute dei lavoratori e delle persone che vivono in quelle zone. Ma queste pratiche possono anche contribuire a una contaminazione globale – sottolinea Bernd R.T. Simoneit, professore emerito alla Oregon State University e co-autore della ricerca -. Ad esempio, studi precedenti hanno trovato sostanze cancerogene nella polvere trasportata dal vento dall’Asia».

Il lavoro di rilevazione è stato condotto a Shantou City, agglomerato con 150mila abitanti situato nella provincia di Guangdong, nella Cina meridionale, in cui i ricercatori hanno raccolto i campioni mentre gli operai rimuovevano i componenti elettronici mediante riscaldamento dei circuiti stampati sopra a delle griglie poste su stufe a carbone. È così emerso che attraverso un “processo di arrostimento” numerosi prodotti chimici organici, metalli pesanti, ritardanti di fiamma e inquinanti organici persistenti erano emessi nell’aria attraverso il fumo.

Tutela ambientale e ICT, un tema da cui non si può prescindere

Nei prossimi dieci anni le vendite di prodotti elettronici aumenteranno significativamente in Cina e India e, secondo quanto pubblicato a inizio 2010 dall’UNEP (United Nations Environment Programme) – il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – nel Rapporto “Recycling, from e-Waste to Resources”, rischiando di essere sommerse da una vera e propria montagna di “e-rifiuti”.

La ricerca ha analizzato lo stato attuale e quello futuro dei rifiuti elettronici, includendo i computer fissi e portatili, le stampanti, i cellulari, le macchine fotografiche digitali, i lettori musicali e anche i frigoriferi, i giocattoli e le televisioni. Le previsioni sono tutt’altro che confortanti. Ai ritmi attuali di smaltimento, infatti, entro il 2020 nella sola India gli e-rifiuti causati dai computer aumenteranno rispetto ai livelli del 2007 del 500% mentre in Cina la forbice sarà leggermente più contenuta attestandosi attorno a valori compresi tra il 200 e il 400%.

Nello stesso periodo i rifiuti generati dai cellulari in Cina saranno sette volte superiori al livello del 2007 e in India addirittura 18 volte; mentre per quanto riguarda le televisioni raggiungeranno una quota doppia per entrambi i Paesi.

In conclusione, per arrivare a una significativa riduzione dell’impatto ambientale, sarà quindi necessario studiare e trovare le soluzioni che consentano il ricondizionamento dei terminali ICT.

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