Professioni digitali

Competenze e modelli organizzativi nella PA, il ruolo del Chief Digital Officer

Assicurare il corretto flusso delle informazioni, dei dati e dei documenti, garantendone riutilizzo e condivisione nel rispetto delle norme, coordinandosi con tutti i Professionisti della digitalizzazione documentale che operano sui singoli aspetti dell’intero processo. È questo il compito peculiare del Manager della governance digitale

Pubblicato il 26 Apr 2016

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Da anni ormai il digitale ha fatto il suo ingresso in tutti i contesti organizzativi e professionali chiedendo un upgrade costante in termini di governance, management e competenze, un riadattamento continuo dei processi alla ricerca della formula perfetta che coniughi razionalizzazione, semplificazione e realizzazione di servizi di qualità, resi all’utenza attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie.

Considerare oggi la digitalizzazione – termine che risulta ormai obsoleto perché presuppone un passaggio dal contesto analogico a quello digitale e, a distanza di 15 anni dall’entrata in vigore del CAD, forse non è più il caso di parlare di digitalizzazione ma di processi digitali e basta – come una corsa affannosa per il primo posto della classifica del “più digitale d’Italia” è un approccio completamente sbagliato e controproducente ai fini dello sviluppo di una strategia aziendale che preveda modelli organizzativi di governance efficaci nel tempo, che sappiano assorbire l’innovazione con consapevolezza invece di rincorrerla.

Negli anni, molti sono stati gli approcci utilizzati: dalle strategie top-down o bottom-up alla realizzazione di sistemi tecnicamente avanzati per permettere la razionalizzazione dei processi informativi e documentali. Ma allora perché ancora oggi l’amministrazione pubblica e le PMI faticano a trovare la formula vincente per mettere in piedi modelli organizzativi che comunichino tra loro, in equilibrio perfetto tra l’impiego di risorse umane, economiche e tecnologiche? Cosa ancora non viene considerato, analizzato e realizzato affinché venga raggiunto questo equilibrio?

Una delle risposte che spesso viene data è che a mancare sono soprattutto le risorse economiche, ma non è solo questo: ciò che sfugge è l’analisi delle competenze necessarie alla realizzazione di tali processi e l’individuazione di modelli organizzativi adeguati per sovrintendere, coordinare e gestire la “digitalizzazione”.

Ad esempio, per l’individuazione di modelli di governance finalizzati alla digitalizzazione dei processi di gestione informativa e documentale all’interno delle PA, all’individuazione delle figure professionali coinvolte e alla verifica e/o implementazione delle competenze ICT idonee, occorre tenere presente tutte le modifiche previste all’art. 15 dello schema di decreto legislativo recante modifiche e integrazioni al codice dell’amministrazione digitale, ai sensi dell’articolo 1 della legge 7 agosto 2015, n.124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. In particolare, secondo queste recenti modifiche le pubbliche amministrazioni devono affidare a un unico ufficio dirigenziale generale la transizione alla modalità operativa digitale e i conseguenti processi di riorganizzazione finalizzati alla realizzazione di un’amministrazione digitale e aperta, di servizi facilmente utilizzabili e di qualità. Il responsabile di tale ufficio deve essere dotato di adeguate competenze tecnologiche, svolge funzioni di difensore civico digitale e a lui i cittadini e le imprese possono inviare segnalazioni e reclami relativi a ogni presunta violazione del CAD e di ogni altra norma in materia di digitalizzazione e innovazione della pubblica amministrazione.

Queste modifiche delineano quindi il ruolo di un ufficio dirigenziale e di un responsabile, il Manager della governance digitale o Chief Digital Officer, in grado di gestire le linee strategiche di riorganizzazione e digitalizzazione all’interno della PA. Questa figura potrebbe essere quello che manca per chiudere il cerchio della digitalizzazione.

Spesso si attribuiscono questi compiti al CIO (Chief Information Officer) che, se non adeguatamente formato anche sul piano manageriale, difficilmente sarà in grado di coordinare un team su più livelli oltre a quello strettamente legato ai sistemi informativi.

Affinché tutto il processo di gestione di digitalizzazione informativa e documentale si svolga in modo ottimale il CDO deve garantire:

  • fruibilità delle informazioni;

  • interoperabilità dei sistemi;

  • preservation e/o dissemination come criterio di scelta dei formati;

  • pubblicità e trasparenza di dati e documenti;

  • corretto trattamento dei dati personali.

Compito peculiare del CDO è poi, nello specifico, quello di assicurare, all’interno di aziende e PA, il corretto flusso delle informazioni, dei dati e dei documenti, garantendone riutilizzo e condivisione nel rispetto delle norme, coordinandosi con tutti i Professionisti della digitalizzazione documentale che operano sui singoli aspetti dell’intero processo (trasparenza, open data, gestione documentale, conservazione digitale, privacy, sicurezza delle informazioni, siti web, ecc.).

Il CDO deve perciò possedere abilità e competenze multidisciplinari, per poter coordinare e supervisionare altri profili ICT su tutti gli aspetti di digitalizzazione informativa e documentale, aggiungendo a quelle da essi già espresse ulteriori competenze tecnico-giuridiche, manageriali e di coordinamento.

A questa figura, infatti, spettano i delicati compiti inerenti al coordinamento, che spaziano dall’allineamento delle strategie di sicurezza informatica e di business alla gestione dei livelli di servizio, dallo sviluppo del business plan e la pianificazione di prodotto e di progetto al monitoraggio dei trend tecnologici, con uno sguardo costante allo sviluppo sostenibile, all’innovazione e alla qualità dei servizi erogati all’utenza.

Solo con un approccio multidisciplinare e orientato a competenze trasversali è possibile attivare una strategia d’impresa innovativa, competitiva, trasparente, efficace e di qualità.

Senza un cambiamento che parta dai processi e dalle professionalità che li gestiscono rischiamo di continuare a vivere il digitale come un obbligo imposto dall’alto e non per quello che realmente è, ovvero, una grande opportunità.

Immagine fornita da Shutterstock

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