Biblioteca Apostolica Vaticana

Biblioteca Apostolica Vaticana

Con la scelta della Biblioteca di conservare le riproduzioni digitali degli antichi documenti nel formato Flexible Image Transport System (FITS), elaborato dalla NASA, si aprono nuovi scenari nella digitalizzazione conservativa dei documenti. 80mila i libri antichi e i manoscritti che saranno dematerializzati a regime

Pubblicato il 25 Giu 2012

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Nella newsletter n. 10 del 9 gennaio 2012 Mons. Cesare Pasini,
Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana comunica la scelta
di conservare le riproduzioni digitali degli antichi documenti
della Biblioteca in Flexible Image Transport System (FITS), un
formato non proprietario, elaborato dalla NASA, e usato per la
conservazione dei dati inerenti le missioni spaziali e in
astrofisica.

A presentare l’opzione FITS alla Biblioteca Vaticana è
stato l’INAF Istituto Nazionale di Astrofisica, che sta
seguendo ogni fase del progetto di archiviazione digitale in
questo formato. Per ora in fase avanzata di test, si
stanno scansionando un centinaio di libri antichi e si sta
costruendo tutta l’impalcatura software e hardware
necessaria a trattare l’enorme quantità di dati
,
80 mila manoscritti e libri antichi, che sarà prodotta a regime.

La domanda che sorge spontanea a questo punto è quella del
perchè, la Biblioteca Vaticana aldilà del contributo
dell’INAF, abbia voluto adottare proprio questo standard e
quali siano effettivamente i vantaggi offerti dal FITS nella
digitalizzazione di documenti e manoscritti antichi. La
discussione sui parametri da utilizzare nella digitalizzazione è
da sempre incentrata sul dubbio che continua a permanere sulla
questione del formato di compressione del file digitale da
adottare, di fondamentale importanza per la conservazione e
quindi costantemente argomento di confronto e discussione.
Conviene veramente scegliere il diffuso formato TIFF ?, un
formato di compressione che ricordiamolo, rappresenta come gli
altri formati JPEG e RAW , l’algoritmo di compressione dei
dati di un immagine per ridurre l’ammontare di memoria
richiesta per la sua archiviazione. Il TIFF non è ancora un
marchio registrato ma è un formato proprietario, e questo porta
con sé una serie di incertezze e di dubbi relativi al suo
utilizzo a medio e lungo termine.

Gli stessi interrogativi riguardano il formato RAW anch'esso
formato proprietario che ne limita l'utilizzo e la sua
conversione nel tempo Il formato JPEG invece, pur essendo open
source ha lo svantaggio che il suo numero di byte può cambiare
in perdita ogni qualvolta lo si apre sommandosi di volta in
volta. I formati compressi inoltre presentano un temuta
problematica relativa alla perdita di dati in fase di migrazione
da un supporto di archiviazione all'altro. Il principale
vantaggio nell’adozione del formato FITS a questo punto,
sta nel fatto che siccome tutti i formati grafici presentano un
cappello di testo detto "header" che contiene
informazioni sull'immagine digitalizzata (numero di righe e
colonne di pixel , ecc.) FITS presenta molte più informazioni
aggiuntive rispetto agli altri header di formati grafici, ciò
permette di arginare i rischi di obsolescenza dei dati e dei
sistemi che li rendono operabili.

Questo formato presenta inoltre una sua compatibilità a
“ritroso”, per cui FITS può essere letto
sempre
, senza necessità di conversione ad un altro
formato che potrebbe causare perdita di informazioni o essere
incompatibile con i sistemi futuri. Questo significa che
tra un secolo, quando i computer presumibilmente saranno
molto diversi dagli attuali, tutte le informazioni necessarie per
decodificare i file saranno contenute all'interno degli
stessi.

di Corrado Randaccio, Università di Cagliari

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