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L’eProcurement e quelle (finte) barriere all’adozione

I benefici dell’eProcurement sono ben noti a chi si occupa di queste tematiche: aumento di efficienza del processo, risparmio sui processi di acquisto e migliore efficacia. Eppure molte le organizzazioni rimangono in perenne attesa adducendo una serie di motivazioni che sono spesso riconducibili a falsi miti. L’analisi della School of Management del Politecnico di Milano

Pubblicato il 21 Feb 2012

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I benefici dell’eProcurement sono ben noti a chi si occupa di queste tematiche: un aumento di efficienza del processo (snellimento delle procedure e riduzione dei tempi di comunicazione), un risparmio sui processi di acquisto (grazie alla possibilità di negoziare con più fornitori), unito a una migliore efficacia (maggiore trasparenza del processo e riduzione dei contenziosi) rappresentano buoni motivi per valutare progetti di eProcurement.

Eppure, sono molte le organizzazioni che rimangano in perenne attesa adducendo una serie di motivazioni che sono spesso riconducibili a falsi miti. Vediamo quali nell’analisi della School of Management del Politecnico di Milano.

La prima barriera percepita è la “mancanza di tempo”. Le organizzazioni spesso si trincerano dietro questo ostacolo, anche se – paradossalmente – sono proprio i risparmi di tempo e gli aumenti di produttività i benefici tangibili che derivano dall’eProcurement. La sensazione è che diverse aziende siano un po’ timorose nell’apprendere il nuovo modo di fare acquisti e che questo modus operandi si traduca poi in un’inerzia complessiva che mina i progetti innovativi.

Una seconda barriera è “l’assenza di strumenti tecnologici adeguati”. In realtà, la maturità tecnologica delle soluzioni di eProcurement è di ottimo livello, basta avere il commitment e la convinzione di usarli.

Un’altra barriera qualche volta indicata è che “i benefici sono insufficienti”. Alla prova dei fatti, questa considerazione viene puntualmente smentita da ogni utilizzatore maturo. Non solo, questa considerazione è ancora più forte per gli utenti di eProcurement che, per vari motivi (cambi al vertici, sostituzione della piattaforma tecnologica), hanno subito uno stop del progetto. La perdita di benefici e il ritorno ai problemi di “mancanza di tempo” hanno messo in crisi diverse organizzazioni, soprattutto nel settore pubblico.

Alcuni citano anche la “mancanza di competenze”. Per certi aspetti questa motivazione si aggancia alla seconda: le imprese lamentano l’assenza di strumenti tecnologici adeguati, perché non hanno la competenza per usarli. Anche in questo caso, il problema è più che altro di commitment e convinzione. Le conoscenze richieste per fare eProcurement non sono certo proibitive, tutt’altro. Bisogna però avere la consapevolezza degli obiettivi da raggiungere.

Infine c’è la percezione che i “costi sono troppo elevati”. L’approccio giusto è in realtà quello del ROI e del tempo di payback. In genere gli strumenti di eProcurement consentono di ottenere un veloce ritorno dell’investimento grazie ai numerosi benefici in termini di risparmio sugli acquisti e di efficienza dei processi.

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