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Digitalizzazione e interoperabilità, parte da qui il Forum nazionale dell’eProcurement

A che punto è il processo di aggiornamento delle procedure di Public Procurement? Cosa si dovrà fare per arrivare preparati al 18 ottobre 2018, quando decorrerà l’obbligo per cui il 100% delle transazioni di acquisto e negoziazione dovranno essere in formato elettronico? Ecco cosa è emerso da un recente incontro promosso da Agid e MEF

Pubblicato il 13 Giu 2017

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Quello che stiamo vivendo è un momento storico caratterizzato da forti sinergie e dalla volontà comune di semplificare i processi. La consapevolezza di fondo è che è possibile arrivare a un equilibrio ottimale tra il controllo e l’operatività dei sistemi, anche se non sarà mai possibile raggiungere il “rischio zero”. Per questo è necessario ripensare le regole, perché la sola digitalizzazione della procedura e i più efficaci ed efficienti strumenti tecnologici non potranno mai gestire previsioni normative obsolete. Il rischio non può inoltre essere gestito attribuendo solo la responsabilità a chi gestisce la gara e il contratto: in tal caso, per cautelarsi il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) non potrà far altro che attendere la ricezione di tutte le informazioni richiesta nei vari formati e con i tempi di lavorazione manuale dietro il canale di ricezione digitale.

È questo in estrema sintesi quanto emerso al pimo incontro del Forum nazionale sull’eProcurement, promosso da AgID e MEF, a cui hanno partecipato FPA, attori istituzionali e stakeholder del sistema, attivi sul tema del Public Procurement con compiti di consultazione, proposta e di monitoraggio. Oltre all’Italia, anche i Paesi Scandinavi, Lettonia, Francia e Austria hanno promosso iniziative analoghe, mostrando particolare attenzione al tema dell’eProcurment.

L’incontro è stata l’occasione per focalizzarsi sul tema della digitalizzazione, che ha subìto nell’ultimo perido una forte accelerazione con il nuovo Codice Appalti. L’orizzonte temporale per il completamento del processo digitale del Public Procurement in Italia è infatti ottobre 2018 e l’obiettivo è raggiungere il 100% delle transazioni di acquisto PA e negoziazione .

Per raggiungerlo è in corso di completamento un Piano Nazionale dell’e-Procurement strutturato su tre ambiti:

  • digitalizzazione,
  • interoperabilità delle basi dati,
  • supporto al cambiamento necessario (formazione e change management).

Ivo Locatelli, rappresentante della Commissione Europea, ribadendo la centralità del “once only principle ” – ossia del principio in base al quale non deve essere richiesta la stessa informazione se già in possesso della Pubblica Amministrazione, che ha quindi l’onere di condividerla con le altre Istituzioni – ha affermato che tutti devono concorrere a rendere possibile l’attuazione di tale principio massimizzandone i vantaggi attraverso il processo end-to-end (ossia dalla pianificazione, alla fase di gara e stipula, per arrivare all’esecuzione e valutazione del contratto), nei suoi aspetti economici, giuridici e tecnologici. In tema di processi di acquisto, l’86% dei Paesi europei ha dichiarato (in una survey, ndr) di avere o di voler implementare sistemi di pre-qualificazione degli Operatori economici, anche al fine di contrarre i tempi di svolgimento delle procedure.

«Dalla digitalizzazione della procedura di Procurement ci si aspetta che il Sistema del Public Procurement in Italia riesca a togliere alcuni sassolini dagli ingranaggi. Oggi uno dei problemi maggiori che si incontra è la gestione del post-gara a partire dalla proposta di aggiudicazione, dove è necessario avviare tutta una serie di controlli sul fornitore lunghi e farraginosi. In questto caso il problema è normativo e i sistemi digitalizzati possono aiutare, ma è necessario modificare anche la situazione al contorno», ha dichiarato Elio Gullo, Dirigente della Funzione Pubblica.

Mario Nobile, DG del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha condiviso questa provocazione, ricordando però che alcuni controlli o previsioni normative (es. il limite del 30% al subappalto) sono una risposta del sistema ad una rilevazione di problematiche a cura della Magistratura e dell’Antimafia in un mercato caratterizzato da grossi numeri (si parla di 117,3 miliardi di euro, 31mila stazioni appaltanti e quasi 6 milioni di imprese coinvolte nel 2015). Non si può fare semplicemente come accade in alcuni Paesi europei che non prevedono limiti o controlli: occorre trovare il modo per effettuarli senza ingessare il sistema. Il lavoro teso all’interoperabilità dei sistemi e delle banche dati di BDOE del MIT e l’azione coordinata da AgID vanno proprio in questa direzione. «La vera sfida è accompagnare le Istituzioni meno avanzate sul fronte dell’interoperabilità e della disponibilità dei dati, perché la velocità di una pattuglia è quella del soggetto che cammina più lento», ha ribadito Nobile.

Secondo Monica Sciajno, di ANCI, «la vera sfida è semplificare la procedura e la modalità operativa: dematerializzare e digitalizzare l’acquisto non vuol dire trasformare il cartaceo in elettronico ma adottare un nuovo sistema in cui l’Operatore Economico possa rendere disponibile il dato una sola volta e la Pubblica Amministrazione a sua volta non debba duplicare il controllo sullo stesso documento e informazione». C’è stata una forte pressione sull’autonomia degli Enti Locali a causa dell’obbligo di aggregazione delle Stazioni Appaltanti: ANCI ha raccolto questa preoccupazione accompagnando le piccole realtà a percepire anche i vantaggi di questa nuova situazione.

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