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Speciale “Green computing” – ICT per un business a basso impatto ambientale

L’uso delle tecnologie ICT può contribuire alla sostenibilità ambientale in molteplici ambiti, per esempio attraverso la riduzione della carta e degli spostamenti fisici delle persone. In parallelo, si registrano diverse iniziative che puntano a migliorare l’efficienza energetica dei data center, anche se l’interesse resta circoscritto alle organizzazioni di grande dimensione.

Pubblicato il 01 Dic 2010

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Quale ruolo possono avere le tecnologie ICT nell’ambito
della più rilevante problematica del nostro tempo, ovvero la
sostenibilità ambientale del sistema economico e produttivo? Gli
aspetti da prendere in considerazione per dare una risposta sono
molteplici; aziende, centri di ricerca e organismi internazionali
sono al lavoro per mettere a punto criteri univoci che consentano
di misurare e valutare le varie iniziative avviate in tutto il
mondo.

In un workshop organizzato sul tema al Politecnico di Milano,
nell’ambito dell’Academy for ICT Executives, la
professoressa Barbara Pernici del Dipartimento di Elettronica e
Informazione ha spiegato che una prima grande distinzione va
operata fra l’impatto ambientale dell’ICT in se
stessa, soprattutto dal punto di vista dell’efficienza
energetica, e quello che la tecnologia ICT può fare per
contribuire a rendere più efficienti i processi e le soluzioni
in vari contesti applicativi.

Nel primo filone rientra l’importante tema
dell’assorbimento energetico dei grandi data center,
utilizzati dalle banche come dagli ospedali, dalla PA o dalle
società di e-commerce, solo per citarne alcune: non solo tutti i
server e gli apparati di storage vengono alimentati 24 ore su 24,
ma è anche necessario che gli ambienti vengano opportunamente
raffreddati, perchè i server generano calore. Per avere un
riferimento, si utilizza, in questo contesto il parametro di
efficienza Power Usage Effectiveness (PUE), che appunto misura la
quota parte del totale dell’energia assorbita dal data
center effettivamente utilizzata dalle risorse di calcolo. In
genere, infatti, raffreddamento e UPS rappresentano circa il 40%
dei consumi totali. Per migliorare l’equilibrio fra
performance e consumi, si tenta di raffreddare i data center
riducendo l’uso di condizionatori, di recuperare il calore
disperso o di utilizzare energie alternative
: si va dal
collocarli in zone fredde, come l’Islanda, a interrarli nel
deserto, sfruttando oltre alla bassa temperatura anche
l’energia del sole per i pannelli fotovoltaici, a metterli
nel mare, fino a recuperare il calore generato per riscaldare le
case. Altre soluzioni che vanno nella direzione della riduzione
dei consumi sono la virtualizzazione delle risorse, lo
spegnimento e accendimento dei sistemi all’occorrenza,
l’uso di memorie flash per limitare il movimento dei dischi
usati per lo storage, la sostituzione di sistemi obsoleti e
particolarmente dispendiosi in termini energetici
. Per
quanto interessanti, queste tematiche, al momento, trovano un
interesse circoscritto alle aziende che utilizzano data center di
grandissime dimensioni, quali i carrier o gli operatori che
forniscono servizi di outsourcing ai clienti o colossi quali
Google o Amazon. Nella gran parte delle organizzazioni il
problema appare poco sentito, tanto che nella maggior parte dei
casi i responsabili IT neanche sono in grado di quantificare con
esattezza l’importo della bolletta energetica che li
riguarda. E se l’energia consumata non fa parte del budget
dei CIO, perchè loro dovrebbero impegnarsi a ridurla?

Del resto, il risparmio energetico nei data center è
solo una delle molteplici facce del “Green”

e, come emerso dal dibattito che ha coinvolto CIO e manager di
aziende dell’offerta di ICT e di consulenza, ciascuno pone
l’accento su diversi aspetti, che però messi tutti insieme
possono fare la differenza. C’è per esempio il
tema della dematerializzazione, che significa
meno consumo di carta e processi digitalizzati. Il ruolo della
Pubblica Amministrazione qui è molto importante: basti pensare
al recente provvedimento che ha obbligato i medici di base a
inviare all’INPS certificati di malattia digitali per i
dipendenti pubblici, eliminando migliaia di documenti cartacei.

Sempre in tema di PA va segnalato il ruolo di Consip,
l’azienda che sta portando l’eProcurement nella PA
italiana. Digitalizzare i processi di acquisto,
infatti, consente notevoli incrementi di
efficienza
, come testimoniato da diversi studi. Inoltre,
Consip nella stesura dei bandi di gara può tenere in conto
questi aspetti e fare da volano: è già così per quanto
riguarda l’efficienza energetica, che viene evidenziata
come parametro. Infine, un ruolo importante lo rivestono
le tecnologie per le comunicazioni
, in particolare la
videoconferenza, che riduce gli spostamenti.


La ricerca punta sul “Green”

A gennaio 2010 è nato il Consorzio GreenTouch (www.greentouch.
org), associazione in costante crescita formata da aziende ICT,
centri di ricerca, università ed enti no profit di tutto il
mondo con l’obiettivo di migliorare di 1000 volte
l’efficienza energetica delle reti dell’Information
and Communications Technology in cinque anni. Le conoscenze e le
competenze necessarie per raggiungere questo scopo sono
multidisciplinari e riguardano: circuiti, algoritmi, architettura
delle reti e protocolli di trasporto delle informazioni. Secondo
quanto dichiarato, l’energia che viene consumata
attualmente in un giorno con i nuovi sistemi sarà utilizzata in
tre anni. Tale risparmio si tradurrà anche in una riduzione dei
livelli di inquinamento in quanto saranno prodotte 250 milioni di
tonnellate in meno di anidride carbonica ogni anno.
Un’altra iniziativa particolarmente rilevante in questo
ambito è il progetto Europeo GAMES (Green Active Management in
IT Service Centers).

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