Approfondimenti

Osservatorio – Le testate periodiche su Web e iPad

Il Tablet rappresenta una piattaforma particolarmente adatta a riproporre l’esperienza di lettura dei periodici. Diverse le testate italiane che hanno già sviluppato o stanno sviluppando un’Applicazione

Pubblicato il 20 Giu 2011

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L’Osservatorio New Media & Tv ha condotto una ricerca
specifica finalizzata a comprendere come, in Italia,
l’editoria periodica stia affrontando il mondo Internet,
sia su Web che sui nuovi Tablet (in particolare iPad). Sono state
censite circa 1.000 testate a diffusione nazionale e con
periodicità almeno bimestrale
. Dopo 18 anni di sviluppo
del Web, quasi una testata su due (48%) non ha un sito
direttamente riconducibile alla testata stessa e nel 32% dei casi
analizzati è addirittura l’Editore a non avere nessuna
presenza online. Quasi 2 testate su 3, di quelle
con un sito web dedicato, hanno una presenza online che
può essere considerata di basso valore dal punto di vista
dell’usabilità, della ricchezza informativa e della
presenza di servizi di community
. Molti siti non
presentano nemmeno un modello per la generazione dei ricavi ben
definito. In sintesi, meno di una testata su cinque ha una
presenza sul Web che può essere ritenuta soddisfacente. Al
desolante scenario proposto dal Web, si contrappone lo sviluppo
molto effervescente, seppur ancora embrionale, delle Applicazioni
su nuovi Tablet (che costituiscono una piattaforma
particolarmente adatta a riproporre l’esperienza di lettura
dei periodici). Alcune testate periodiche hanno
infatti lanciato – e molte stanno sviluppando –
un’Applicazione per iPad
. Nel gennaio 2011, dopo
pochi mesi dal lancio in Italia di questo nuovo device, già il
4% dei periodici censiti ne aveva già attivata almeno una. Nella
maggior parte dei casi, l’Applicazione sviluppata è una
mera trasposizione su iPad della testata cartacea, ma non mancano
tuttavia editori che hanno realizzato o stanno sviluppando
Applicazioni differenti: alcune di esse presentano contenuti
multimediali che arricchiscono la versione su carta; altre non
sono legate ad una specifica property, proponendo contenuti
eterogenei (approfondimenti, giochi, guide Tv, ricettari, ecc.)
indirizzati ad uno specifico target di mercato.

Mettendo in relazione la presenza su Web e su iPad delle testate
periodiche italiane è possibile fare alcune interessanti
considerazioni. Come ci si poteva aspettare i cluster più
numerosi sono quelli delle testate “Ferme al palo”
che non hanno cioè una presenza né su Web né su iPad e delle
testate “Belle addormentate” che hanno una presenza
su Web, ma di scarsa qualità, e che non si sono ancora cimentate
con l’iPad. È anche nutrito,
fortunatamente, il numero di testate “Web
centriche” che
, dopo 18 anni dalla nascita del
Web, sono riuscite a sviluppare una buona o ottima
presenza sul Web senza per ora dedicarsi all’iPad
.
Sono solo 21 le testate “Multicanale
vere”
(come ad esempio Quattroruote, Panorama, e
L’Espresso) che stanno portando avanti in parallelo
esperienze molto interessanti sia sul Web che sull’iPad.
Esistono, infine, 13 testate (“Saltimbanchi”) che non
hanno prima maturato una esperienza sul Web e che hanno invece
approcciato il mondo digitale direttamente coi Tablet, spinte
forse dall’“effetto moda”, ma anche dalle nuove
opportunità aperte da questi nuovi device. Questo atteggiamento,
da un lato, è molto positivo perché consente comunque a testate
prima solo cartacee di affacciarsi sul mondo digitale, ma,
dall’altro può essere foriero di pericoli per testate che,
senza nessuna precedente esperienza su Web, tentano un salto
mortale sviluppando immediatamente Applicazioni su iPad.

Occorre comunque sottolineare come la strada per
l’individuazione di un modello di business vincente
sull’iPad sia ancora lunga e difficile
. Un esempio
è dato da “The Daily”, la testata interamente
pensata e realizzata per iPad, frutto della cooperazione tra due
colossi come News Corp. ed Apple. Lanciata a fine gennaio 2011 è
stata subito etichettata come rivoluzionaria, ma ha già
riscontrato molti problemi. Non sono bastati 100 giornalisti
dedicati e costi relativamente bassi per riuscire a rientrare
nelle spese; il modello di business basato su subscription a
prezzi modici (39,99 dollari l’anno) per ora sembra essersi
rivelato fallimentare. Solo 5 mila utenti hanno sottoscritto
l’abbonamento, quando il numero di utenti obiettivo per
raggiungere il pareggio era fissato a quota 750 mila. Sembra non
piacere agli appassionati informatici e ai ricercatori delle
notizie dell’ultima ora, che rappresentavano proprio il
target di riferimento.

L’esempio del “The Daily”, che sia di successo
o meno, rappresenta comunque un primo passo verso nuove forme di
editoria e sottolinea, ancora una volta, come nel
“nuovo” Internet non basti più essere una semplice
Media Company. La vera sfida digitale è diventare Media
Entrepreneur: rifuggire dalle “mode” e dalle
“one best way”, cercando di costruire autonomamente
la propria strada digitale, mettendo in crisi – se
necessario – la propria identità
“tradizionale”, cercando nuovi format e nuovi modelli
di business, ma mantenendo il focus sulle risorse e competenze
chiave sviluppate. Occorre, quindi,
puntare su una strategia veramente multicanale, che
sappia abbracciare le molteplici piattaforme
disponibili
, con elementi trasversali, ma anche
peculiarità verticali, per poter sfruttare i canali digitali e
riuscire allo stresso tempo ad aggiungere valore al canale
offline tradizionale.

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