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L’impatto del Web 2.0 sulle organizzazioni e sulle professioni. Secondo i sociologi dell’Università Bicocca di Milano, servono nuovi modelli basati su apertura, trasparenza e socialità

Apertura, trasparenza e socialità. Sono questi i nuovi imperativi organizzativi per le imprese nell’era del web 2.0, secondo l’analisi effettuata…

Pubblicato il 22 Feb 2011

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Apertura, trasparenza e socialità. Sono questi i nuovi
imperativi organizzativi per le imprese nell’era del web
2.0, secondo l’analisi effettuata dal Dipartimento di
Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Bicocca di
Milano, che ha studiato l’impatto delle nuove tecnologie
sulle professioni e sulle organizzazioni. In un periodo storico
caratterizzato da crescente complessità e velocità, dove viene
messa in discussione la possibilità di fare
previsioni
veritiere, è la gestione
dell’incertezza – più che del cambiamento – che
catalizza l’attenzione degli studiosi. In questo contesto,
il mutamento tecnologico introdotto dal Web 2.0
sta avendo un impatto significativo sull’organizzazione del
lavoro, rendendo le relazioni più dinamiche, aumentando
la possibilità di mantenere vivi i contatti e di partecipare,
mettendo le persone al centro
dell’attenzione.
Tutto questo può essere tradotto in un'opportunità
da governare
, per capitalizzare la competenza dei
dipendenti, aumentare la produttività, snellire i processi,
attirare e trattenere i talenti migliori, aumentare il vantaggio
competitivo.
Se si considera che al cambiamento sul fronte tecnologico si
aggiunge un importante mutamento sociale, con generazioni
profondamente differenti che si trovano a convivere
in
azienda, e con la compresenza di comunità
reali e virtuali, si comprende l’urgenza
di un ripensamento organizzativo e della definizione di nuove
regole, anche se al momento è difficile individuare dei
modelli di riferimento
. Secondo gli esperti
dell’Ateneo milanese, il nuovo paradigma da seguire
nell’impostare l’organizzazione è riassumibile in
tre parole, apertura, trasparenza e socialità, che consentono di
governare in modo appropriato ed affidabile il crescente grado di
complessità e di ricchezza professionale, la diffusione del
sapere e il maggiore potere individuale dei lavoratori.

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