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Wi-Fi, eGov e Open Data: Milano scrive la sua agenda digitale

La Milano che va verso l’Expo si muove in direzione degli Open data con un progetto presentato all’Università Milano-Bicocca dal sindaco Giuliano…

Pubblicato il 16 Mar 2012

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La Milano che va verso l’Expo si muove in direzione degli
Open data con un progetto presentato all’Università
Milano-Bicocca dal sindaco Giuliano Pisapia e il rettore
dell’ateneo Marcello Fontanesi . Pisapia, che ha mantenuto
per sé la delega all’agenda digitale, ha chiarito che
il progetto che rende accessibili i dati pubblici per la
realizzazione di applicazioni,
è uno dei passi
che l’amministrazione sta facendo per la realizzazione
anche a Milano di un’agenda digitale
che significa
anche “maggiore trasparenza e democrazia”.

Il primo è quello della rete Wi-fi che entro fine anno
vedrà circa 1.500 hot spot
, con grande attenzione alle
aree periferiche, piazzati per la città per la navigazione
gratuita. Poi c’è la ridefinizione dei portali cittadini
per fare crescere l’egovernment e infine il progetto Open
data che, come ha sottolineato il vice direttore generale del
Comune Sergio Mancuso “genera anche ricadute positive per
imprese ed enti di ricerca”.

Oltre all’ateneo milanese al progetto partecipano il Nexa
center del Politecnico di Torino, il Consorzio TopIx, Csi
Piemonte e l’associazione Tech and Law center.

Il gruppo di lavoro ha iniziato la realizzazione di data set
basici in collaborazione con il servizio di statistica del Comune
e nel giro di poco più di due mesi si dovrebbero vedere i primi
risultati.

Ambiente, verde, sport, territorio, popolazione, cultura, turismo
alcuni degli argomenti rispetto ai quali saranno resi noti i dati
in possesso dell’amministrazione cittadina che inizierà con un paio di
argomenti per completare l lavoro successivamente.
“Vogliamo rendere i dati disponibili – ha proseguito
Mancuso – per incentivare la società civile allo sviluppo
di applicazioni. Per questo abbiamo anche studiato le case
history per capire dove su quali argomenti si concentra
maggiormente l’interesse degli sviluppatori”.

Carlo Batini, docente della Bicocca che si occupa di basi di dati
e sistemi informativi, ha ricordato come in un progetto di simile
complessità sia fondamentale “possedere capacità di
governare”.

L’architettura complessiva delle informazioni della
Pubblica amministrazione deve infatti evolvere in
un’architettura con un forte back office e un front office
orientato al servizio che “ricomponga la gestione
frammentata in modo che ci sia una sola Pa per il
cittadino”.

Gli open data quindi devono essere collegati tra loro “non
con tanti fogli Excel, ma attraverso open data linked”.
E’ il primo passaggio fondamentale che prevede che
i dati dispongano di un loro indirizzo in modo che siano
linkabili
. E’ necessaria quindi una grammatica
comune per poter linkare i dati (pensiamo per esempio a un testo
di legge che richiama la normativa precedente) in modo che questi
siano collegati in modo automatico.

“Gli open data devono anche essere corretti, completi,
aggiornati, consistenti e di qualità” ha aggiunto il
docente della Bicocca. L’ultimo passo consiste nel renderli
visibili, riutilizzabili e quindi trasformarsi in open services.

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