Digital transformation

In Ducati la trasformazione digitale è rendere la moto “smart”, abbattere i silos e guardarsi intorno

Piergiorgio Grossi, da sei mesi Chief Information & Digital Transformation Officer della casa motociclistica, ci spiega il lavoro fatto per spianare la strada alla digitalizzazione pervasiva in azienda. Coinvolti clienti, manutentori, personale interno. «L’IT? Solo un abilitatore, non il fulcro dell’innovazione»

Pubblicato il 13 Ott 2016

Ducati

Piergiorgio Grossi approda in Ducati lo scorso maggio, nel momento in cui il colosso delle due ruote su strada ha deciso di estendere il ruolo del CIO anche alla digital transformation. «Quando sono arrivato ho trovato un terreno fertile per il mio lavoro, perché già il board aveva deciso di virare in maniera decisa verso l’universo digital e social. Il perché è presto detto. Ormai l’80% delle decisioni d’acquisto viene preso sui social ed entro il 2025 l’80% dei ruoli aziendali per come li conosciamo oggi sarà sparito, per far spazio a professioni legate alla gestione delle community, dei social, degli oggetti IoT e dei dati che ne derivano».

Il ruolo di Grossi è gestire il team IT e, soprattutto, di definire la direzione della digital transformation della casa motociclistica di Borgo Panigale (Bologna). Un background tecnologico – è, infatti, un ingegnere informatico con laurea conseguita al Politecnico di Milano e, per sua stessa ammissione «una forte vocazione allo sviluppo software». Un passato in Ferrari, realtà nella quale si è occupato di gestire il team IT della Formula 1, letteralmente “con le mani nel database”, lavorando alle applicazioni statistiche che fanno leva sul supercalcolo matematico delle performance in pista. A seguire, un’esperienza triennale in una realtà specializzata nei Big Data. «Mi occupavo – spiega – di creare piccole startup interne, non business unit parte integrante dell’organizzazione ma strutture agili, che io seguivo per i primi 6/12 mesi e che poi erano in grado di camminare sulle proprie gambe».

Abbattere i silos e creare sinergie

Ma cosa comporta l’implementazione di una strategia digitale in un’azienda come Ducati? Grossi non ha una ricetta da suggerire: «Posso

solo dire quello che ho fatto io in questi mesi, non ho la bacchetta magica ma so che la digital innovation in azienda implica l’agire a tre livelli». Anzitutto, “cucire”, rompere col passato, abbattere i silos e girare di più negli uffici, cercando di capire cosa fanno le persone e aiutandole a parlare tra loro anche se non si conoscono. In definitiva, quindi, creare sinergie. «Questo in Ducati mi è venuto piuttosto facile perché il clima organizzativo è caratterizzato da un bassissimo tasso di conflittualità. L’ambiente è sano e tutti cercano di darsi da fare, collaborare, mettere a fattor comune la propria esperienza e le proprie competenze».

L’altro compito di Grossi è quello di “allenare la squadra“: «Faccio sì che le persone che lavorano nel mio team capiscano che c’è tutto un mondo fuori, che il digitale e la modernità non sono legate solo alle demo dei vendor ma che bisogna uscire e confrontarsi con le altre aziende, cercando di imparare dalle loro esperienze. Ecco perché incoraggio i miei a visitare le fabbriche e le aziende dei loro amici e conoscenti. Nessuno mi deve chiedere di firmare un permesso per recarsi in un’azienda a vedere, toccare con mano gli effetti dell’innovazione digitale».

L’IT come fattore abilitante

La terza direttrice d’intervento è stata quella che il manager ha battezzato “IT 4 people”. «Io sono, in definitiva, il capo dell’help desk IT e devo fare in modo che le tecnologie informatiche non siano mai un ostacolo nella quotidianità ma piuttosto un elemento abilitante». Agendo su questi tre assi secondo Grossi si può generare trasformazione, non innovazione. «Il volano dell’innovazione digitale si crea, però, solo se lavori con le persone e le coinvolgi nella digital transformation, non se la cali come valore dall’alto».

Ecco perché la cura delle ricadute organizzative della digital transformation è un elemento chiave che, secondo il manager, influisce pesantemente sul suo successo. «La prima domanda da porsi è chi sono i clienti di questa trasformazione digitale?». L’80% dei clienti, nel caso specifico di Ducati, è esterno all’azienda ed è anche un fan. Occorre, quindi, creare un brand che sia attrattivo, accattivante, che stimoli a “fare community”.

Il valore del tempo libero (dalle tecnologie)

L’altro tipo di cliente sono le persone dell’azienda, che vanno sostenute e aiutate a metabolizzare, anzi se possibile incoraggiare l’innovazione in chiave digital. «Non si possono – spiega – dare ai dipendenti smartphone e notebook obsoleti, costringendo le persone ad avere sempre in tasca e in borsa un device personale e uno aziendale».

Il manager ha anche presentato un progetto, che verrà attivato a breve, battezzato Free App Time. Si tratta di uno spazio per promuovere eventi corali, gite e

momenti di incontro all’interno dell’organizzazione Ducati. Si tratta di eventi in cui ci si ritrova “liberi” dall’ansia di postare, controllare l’e-mail e quant’altro sia legato alle tecnologie digitali perché «bisogna lavorare sul tempo libero, non si può pensare solo a cosa si deve fare ma a come farlo bene. Il cambiamento avviene solo se sono le persone a volerlo e un buon equilibrio tra lavoro e svago è fondamentale».

Come “digitalizzare” una moto?

La terza dimensione della digitalizzazione è il prodotto. Su questo Grossi ha lavorato parecchio, cercando di capire come digitalizzare un asset che, per sua natura (si parla di moto) è, invece, decisamente fisico. «Come posso estendere l’esperienza del ducatista, allargandone i confini anche a quando non è fisicamente in sella alla sua moto? Il mio sogno è destinato ad avverarsi presto, quando Facebook permetterà di creare un account legato non solo all’individuo ma anche all’oggetto smart».

Una moto connessa all’ecosistema di oggetti IoT potrà dialogare con le altre moto presenti nel circondario e accordarsi per una “scampagnata” di gruppo sulle due ruote Ducati. «Il nostro cliente avrà presto un suo account sul portale MyDucati, che raccoglie tutte le informazioni che lui stesso inserisce, ma anche quelle provenienti dai social media, dalle community online e dalle moto smart». Analizzando questi record sarà possibile spingere eventi, favorire la creazione di sottocommunity e, in definitiva, migliorare la customer experience, a tutto vantaggio del fatturato.

Una moto come vuoi a portata di click

Altra area sulla quale Grossi ha investito parecchio per spingere l’innovazione digitale è la supply chain. «L’utilizzo di stampanti 3D ci permette di ottimizzare la gestione dei pezzi di ricambio, con un miglioramento deciso delle performance di tutta l’assistenza post vendita»

Uno dei primi segni dell’arrivo di Grossi in Ducati è stata l’implementazione del configuratore online. Disponibile per tutte le piattaforme (pc, tablet, notebook e smartphone), permette di scegliere tra le diverse versioni, vecchie e nuove, dei più noti modelli di Borgo Panigale come Diavel, Hypermotard, Monster e Multistrada. «I nostri clienti si sentono parte di una community – conclude – e lo sono anche quando non vanno in moto. Quello che vogliamo è far vivere l’esperienza Ducati attraverso tutti i canali e gli strumenti digitali. Siamo seguitissimi sui social e abbiamo un’ampia community sui nostri profili aziendali Facebook, Instagram, Twitter e sul canale YouTube che abbiamo inaugurato di recente». Ora il lavoro prosegue sul fronte delle moto “smart”, che in futuro popoleranno i social e le community dei ducatisti.

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