VIDEOINTERVISTA

«Così si costruisce un canale per il cloud…», la guida di HP – VIDEO

Alessandro Gabrieli, Cloud Director Hewlett-Packard Italiana, spiega quali sono i diversi compiti della filiera nel cloud journey. Una video intervista esclusiva alla scoperta delle nuove regole del canale, dei ruoli e delle opportunità che le terze hanno la possibilità di cogliere oggi. Dai System Integrator ai Service Provider passando per i Cloud Builder e gli ISV

Pubblicato il 15 Giu 2015

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Il viaggio delle aziende verso il cloud presuppone la partecipazione e il lavoro di diversi attori della filiera IT. Come racconta Alessandro Gabrieli, Cloud Director Hewlett-Packard Italiana, i player all’interno del sistema cloud sono molteplici: ci sono i distributori, i cloud builder, i service provider e gli Isv e ciascuno di questi soggetti può avere ruoli diversi e in un certo senso complementari. «Per i cloud builder, che avranno la funzione fondamentale di assistere il cliente nel passaggio dall’IT tradizionale, l’opportunità è quella di introdurre automazione e orchestrazione, fornendo ai propri clienti un catalogo servizi nel quale vengano esposte le applicazioni che possono essere fruite in modalità self service. Per i service provider l’opportunità è quella di arricchire il catalogo servizi in modalità public cloud e acquisire le soluzioni dagli Indipendent software vendor, i quali possono offrire i servizi in modalità Software as a service», spiega Gabrieli.

Il concetto su cui scommette da tempo HP, insomma, è quello del cloud ibrido. Per essere tale il cloud deve essere open: questo vuol dire avere la possibilità di trasportare i workload da un ambiente private a uno pubblico o viceversa, in funzione delle esigenze del business aziendale. Un modello che, ad esempio, servirà a mettere in piedi tutta l’esperienza digitale necessaria alla realizzazione di Avatar 2, l’attesissimo sequel del famosissimo film di fantascienza, come prevede un’apposita intesa siglata tra Lightstorm Entertainment, 20th Century Fox e la stessa HP. Ma anche il mercato nazionale è sicuramente ricco di opportunità: come ha certificato l’Osservatorio del Politecnico di Milano nel 2014 il valore della nuvola italiana si è aggirato intorno agli 1,3 miliardi di dollari, in crescita del 30% rispetto al 2013. Nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018 lo sviluppo annuale dovrebbe essere del 15%, dunque le opportunità per i partner saranno piuttosto sostanziose, anche perché almeno il 50% di questo mercato dovrà essere indirizzato proprio da questi attori. «La filiera dovrà rispondere necessariamente a quelle che sono le domande del CIO. E il ruolo di questa figura professionale, nel cloud, cambia in modo abbastanza significativo. Il CIO diventa un internal service broker e un consulente delle diverse line of business, nell’ottica di individuare la risposta più idonea in ottica servizio cloud», spiega Gabrieli.

Alessandro Gabrieli, Cloud Director Hewlett-Packard Italiana

Per meglio accompagnare la cloud journey, nel corso del recente evento HP Discover la multinazionale ha annunciato una serie di modifiche al programma Hp Helion: «I clienti enterprise presentano una serie di esigenze legate al passaggio al cloud: alcuni necessitano di abilitare al cloud i carichi di lavoro tradizionali, altri cercano di costruire app cloud-native di ultima generazione utilizzando tecnologie moderne quali OpenStack®, Cloud Foundry® e Docker – spiega Gabrieli – . Il supporto esteso per molteplici hypervisor e ambienti cloud in HP Helion CloudSystem 9.0 offre alle imprese e ai service provider una flessibilità ulteriore per ottenere i vantaggi legati al cloud per le loro applicazioni nuove ed esistenti». Per il futuro, conclude Gabrieli, HP è alla ricerca di partner che possano promuovere ulteriormente l’adozione del cloud, ma che siano pronti però a trasformarsi, sia nelle modalità di approccio verso il cliente finale ma non solo, magari modificando le modalità di remunerazione della propria forza vendita.

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