Corrado Calabrò, presidente Agcom presenta al Senato il
“Bilancio di mandato 2005-2012” e spiega che il
ritardo nello sviluppo della banda larga costa all’Italia
fra l’1% e l’1,5% del prodotto interno lordo.
Nelle 92 pagine di relazione scaricabili dal sito
dell’Authority, lamenta “la scarsa consapevolezza
delle potenzialità globali delle tecnologie della società
dell’informazione; il che relega queste ultime a uno dei
tanti strumenti di sviluppo economico, mentre esse possono invece
dare una spallata a un sistema imballato”.
Il presidente dell’Agcom ha ricordato come il settore delle
telecomunicazioni sia “la chiave di volta della rivoluzione
digitale che, abilitando l'innovazione, può cambiare
radicalmente i paradigmi dell'economia e della
società".
L’Italia però rimane è sotto la media Ue per
diffusione della banda larga fissa, per numero di famiglie
connesse a Internet e a Internet veloce, per gli
acquisti e il commercio on line. Per le esportazioni mediante
l’Ict l’Italia è fanalino di coda in Europa; solo il
4% delle Pmi vendono on-line, mentre la media Ue-27 è del 12%.
“La Cassa Depositi e Prestiti – prosegue – è ancora
un convitato di pietra. Ci sono invece iniziative di fondi
privati, di Amministrazioni pubbliche e di operatori che segnano
dei passi avanti sul terreno delle realizzazioni concrete. Ma
l’Agenda digitale è un progetto olistico e non può
esaurirsi in una serie non sequenziale di azioni
frammentate”.
Calabrò ha ricordato anche i successi sul fronte delle
tlc. Nel corso del settennio si è duplicato il numero
di linee in postazione fissa che forniscono connessioni a banda
larga a famiglie e imprese; sedici volte superiore è il numero
di utenti che accedono a internet in mobilità. Nella
portabilità del numero telefonico siamo ai primi posti con 30
milioni di passaggi (dal 2006) e con tempi ridotti a un
giorno lavorativo. I cambi di operatore negli ultimi 12 mesi
hanno superato i 9 milioni: dato record in Europa!”.
Costante anche la riduzione della quota di mercato degli
incumbent: nel mobile nessun operatore possiede una quota
superiore al 35%; nel fisso, nonostante la legacy del monopolio,
la quota retail di Telecom è scesa di quasi 20 punti percentuali
dal 2005, attestandosi, nella banda larga, al 53%. Le
telecomunicazioni si sono confermate “l’unico
servizio con una dinamica marcatamente anti-inflattiva.
La diminuzione dei prezzi finali del settore è stata di
oltre il 33% negli ultimi quindici anni, a fronte di un aumento
del 31% dell’indice generale dei prezzi. La
forbice, quindi, è di oltre sessanta punti. Le telecomunicazioni
rappresentano il solo settore regolamentato in cui i prezzi siano
in costante riduzione (ben il 15% solo nel periodo 2005-2010), in
vistoso contrasto con i forti aumenti di energia, acqua,
trasporti. I nostri provvedimenti sulla terminazione mobile, in
interazione con la concorrenza, hanno determinato un potenziale
risparmio per i consumatori di circa 4,5 miliardi di euro”.