Analytics

McKinsey: i Big Data non sono una moda. Pronti a competere in un mondo data-driven?

Se ne parla già da tempo, ma l’analisi dei dati è un ambito in pieno sviluppo, destinato a crescere di importanza, sostiene un report. La tecnologia c’è, ma per trarne vantaggio le imprese devono incorporare gli analytics in una vision strategica e utilizzarli per prendere decisioni migliori

Pubblicato il 25 Gen 2017

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Si parla da tempo di Big Data e Analytics, eppure l’analisi dei dati è ancora poco sfruttata rispetto al suo reale potenziale. E in futuro, il moltiplicarsi delle informazioni prodotte da device e interazioni tra persone, macchine e piattaforme spalancherà nuovi scenari di mercato man mano che le imprese impareranno a ottimizzare flussi, processi e applicazioni in funzione delle esigenze del proprio business e, soprattutto, dei propri clienti.

Un report di McKinsey, intitolato “The age of analytics: Competing in a data-driven world”, rileva che l’enorme balzo evolutivo che hanno fatto negli ultimi anni strumenti, tecnologie e skill – ibridando settori e competenze – non ha avuto, nella maggioranza dei casi, un’adeguata risposta sul piano culturale e organizzativo. In particolare, rispetto alle previsioni del 2011 è stato trovato riscontro nei progressi registrati dal retail, il manifatturiero, il mondo sanitario e il settore pubblico europeo sono invece riusciti ad assorbire solo il 30% del valore potenziale stimato cinque anni fa. Mentre si sono aperte nuove, inaspettate, opportunità per player – e mercati – che all’epoca nemmeno esistevano.

Le imprese che hanno già sviluppato capacità analitiche avanzate godono di indubbi vantaggi in un contesto che, basandosi sempre più sui network e sulle tecnologie digitali, tende a concentrare il valore nelle mani di chi si trova nei centri nevralgici delle reti che si stanno venendo a formare.

Questo vale soprattutto per chi è riuscito ad avvantaggiarsi delle proprie economie di scala applicando gli strumenti analitici e gli insight derivati dalla costruzione o dal potenziamento delle nuove linee di business, riuscendo a superare le difficoltà di implementazione dei sistemi legacy e avviando processi decisionali in logica data driven.

Serve una trasformazione culturale

Non si tratta di un movimento puramente tecnologico. Le cose devono cambiare anche sui piani culturale e organizzativo ed è forse in questi termini che molte imprese devono ancora compiere lo sforzo maggiore. La prima sfida riguarda l’inserimento delle metodologie ispirate dagli analytics nella visione strategica aziendale, a cui deve necessariamente seguire lo sviluppo di processi di business capaci di supportarla attraverso adeguate infrastrutture e con l’aiuto dei giusti talenti. Sono questi gli elementi che sono venuti a mancare a oggi nei board dei leader di mercato che ancora non hanno messo a frutto tutte le potenzialità offerte dall’analisi dei dati, col rischio di essere travolti dalla disruption anziché cavalcarla.

Un gap che va colmato in fretta, in quanto si sta già affacciando sul mercato una nuova generazione di soluzioni digitali (machine-learning e deep-learning), la cui applicazione si estenderà a un numero ancora maggiore di industrie e categorie merceologiche, investendo anche settori fino a oggi impattati dal fenomeno in misura minore: dalla produzione alla logistica passando per le diagnosi mediche.

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