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PA modello di sostenibilità per l’Italia? I dipendenti pubblici: il percorso è iniziato

Presentata al ForumPA 2017 l’indagine di FPA “Pratiche di consumo sostenibile e lavoro”. Lenti i progressi degli enti, mentre il personale mostra più consapevolezza, per esempio nell’uso della carta: le spese di cancelleria dei Comuni sono scese in 5 anni da un miliardo a 88 milioni. «Per un uso consapevole delle risorse occorre agire sui comportamenti, ma anche investire», sottolinea Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA

Pubblicato il 25 Mag 2017

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La Pubblica Amministrazione potrebbe essere l’apripista in Italia sulla sostenibilità, e cioè su mobilità soft, risparmio energetico, raccolta differenziata dei rifiuti, lotta agli sprechi, acquisto di alimenti biologici con un impatto formidabile sull’intero Paese. Con una spesa pubblica di quasi il 17% del PIL nazionale, infatti, la PA è il più rilevante dei consumatori e i suoi dipendenti possono aiutare il paese a operare un profondo salto culturale. E se la sostenibilità degli uffici pubblici è ancora insufficiente – nel giudizio degli stessi dipendenti – cresce nei singoli la consapevolezza dell’importanza di pratiche di consumo sostenibile.

Lo rivela la ricerca “Pratiche di consumo sostenibile e lavoro” presentata oggi da FPA, società del gruppo Digital360, al FORUM PA 2017, l’evento sull’innovazione della Pubblica Amministrazione che quest’anno è dedicato al rinnovamento della PA per aiutare l’Italia a centrare i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030 approvati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Il legame inscindibile tra obiettivi di sostenibilità e buone pratiche nella Pubblica Amministrazione è stato ribadito nella lectio magistralis tenuta dall’economista Jeffrey Sachs, Direttore di The Earth Institute della Columbia University.

«I costi della PA hanno una rilevanza significativa che impone un cambio di passo in termini di razionalizzazione e ottimizzazione dei consumi legati ad attività e servizi – spiega in un comunicato Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA -. Le amministrazioni devono muoversi verso la logica di contenimento e qualificazione della spesa pubblica se vogliamo rispettare gli impegni mondiali sulla sostenibilità. Per un uso consapevole delle risorse occorre agire sui comportamenti, ma anche investire, puntando su interventi di tipo infrastrutturale, gestionale, organizzativo, formativo».

A questo proposito FPA ricorda che solo guardando agli 11 obiettivi tematici dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei per il periodo di programmazione 2014-20 contiamo una disponibilità di 73,6 miliardi di euro da spendere in azioni funzionali allo sviluppo sostenibile del Paese. Ma a metà periodo di programmazione, di queste risorse abbiamo speso solo l’1,2%.

Primato in Europa: il Green Public Procurement è già legge, ma…

Secondo i 700 dipendenti pubblici che hanno partecipato all’indagine di FPA, le PA stanno muovendo i primi passi nella definizione di politiche di Green Public Procurement (GPP) ma siamo lontani dalla rivoluzione dei comportamenti d’acquisto pubblici: solo il 14,1% degli intervistati dichiara che la propria amministrazione ha già introdotto i CAM (criteri ambientali minimi per tipologie di prodotto o servizio) nelle proprie procedure d’acquisto e solo per il 12,5% sono stati individuati i prodotti e servizi ai quali applicarli. Sono ancora molto poche le amministrazioni attrezzate per monitorare gli acquisti e quelle che hanno definito chiaramente gli obiettivi da raggiungere.

Eppure, rispetto agli acquisti verdi l’Italia vanta un primato in Europa: è il primo Paese ad aver reso obbligatorio il Green Public Procurement, inserendolo nel nuovo Codice degli Appalti (Dlgs. 50/2016). Il GPP viene visto dagli intervistati come la vera scintilla per una nuova economia: per il 56,8% è la miccia che darà impulso a una crescita sostenibile e solo il 5,5% la considera un’occasione per risparmiare, mentre il 34,4% pensa alla diminuzione dell’impatto dei consumi pubblici sull’ambiente.

Risparmio energetico, siamo solo agli inizi

A proposito di impatto sull’ambiente, oltre il 50% degli intervistati ritiene che l’attenzione all’ambiente nel proprio ufficio sia nulla o quasi, il 35,5% assegna la sufficienza e appena 1 su 10 giudica il proprio luogo di lavoro “sostenibile”. Sopra la media, ma comunque al di sotto della sufficienza, le Regioni, con un voto di 5,3, mentre Scuola e Sistema sanitario nazionale si prendono un 4. Solo il 45,6% degli uffici è dotato di finestre a doppi vetri, nel 48,5% degli uffici non si fa attenzione a mantenere la temperatura entro i 19-20 gradi, e la sostituzione delle lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo è avvenuta solo nel 36% dei casi. Sono dati che contano perché la PA è uno dei maggiori consumatori di energia del paese: nel 2015 ha consumato 4.661 GWh, l’1,5% del totale dei consumi nazionali e il 4,5% dell’intero settore terziario. Impianti di climatizzazione, illuminazione e apparecchiature elettriche rappresentano le principali voci di consumo.

Nel 2015 Regioni, Comuni e Province – da soli – hanno speso oltre 3 miliardi di euro per le bollette di energia, gas e acqua, ovvero l’11% sul totale della spesa degli enti locali per acquisti di beni e servizi. Nel 2015 sono usciti dalle casse dei Comuni 1 miliardo e 875 milioni di euro di bollette elettriche.

Metà dei dipendenti si autopromuove. Ma non basta

Su se stessi i dipendenti pubblici hanno giudizi meno severi: quasi la metà si assegna un 6, e 3 su 10 si danno un voto sopra la sufficienza in fatto di comportamenti sostenibili al lavoro. Quasi il 94% dei dipendenti pubblici spegne le luci quando va via la sera, l’82% non lascia i propri caricabatterie nelle prese e il 75% è attento alla dispersione di calore nei locali climatizzati. Tuttavia, pochi ancora si rendono conto di quanto gli apparecchi elettronici consumino energia: il 62,5% dei dipendenti pubblici del panel non ha mai inibito la funzione stand-by del proprio Pc, impostando invece il risparmio energetico, un accorgimento che ne abbatterebbe il consumo del 37%.

Eppure, se tutti i dipendenti acquisissero comportamenti di consumo responsabile si otterrebbe una riduzione dal 5 al 15% della spesa della PA in bolletta: circa 103 milioni di euro che potrebbero essere reinvestiti in edifici e attrezzature più verdi. Inoltre il circolo virtuoso innescato produrrebbe nell’arco di pochi anni una riduzione dei consumi complessivi di oltre il 40%.

Gli “irriducibili” della carta, che stampano anche le email

I dipendenti pubblici rivelano anche di aver ormai preso l’abitudine di stampare fronte-retro (90% degli intervistati), di riutilizzare la carta (87%) e di riutilizzare buste, carta e scatole (oltre il 60%). La spesa della PA per “Carta, cancelleria e stampati” si è molto ridotta negli ultimi anni: i Comuni nel 2015 hanno speso 88 milioni di euro contro oltre un miliardo nel 2010. Ma c’è un decisivo margine di miglioramento, perché si potrebbero distribuire i documenti alle riunioni solo in formato elettronico (il 20,8% degli intervistati non lo fa mai) o perdere l’abitudine di stampare i documenti da leggere e da studiare (pratica frequente per il 52,7% dei dipendenti pubblici) – per non parlare degli “irriducibili” (il 14,7%) che spesso stampano le email. Se ciascuno degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici evitasse di consumare 500 fogli l’anno, potremmo ridurre il consumo complessivo di 8142 tonnellate di carta. Questo vorrebbe dire non abbattere 122 mila alberi, risparmiare oltre 3 miliardi e mezzo di litri di acqua, ridurre il consumo energetico nazionale di 62 milioni di KWh e non emettere in atmosfera quasi 20mila tonnellate di CO2.

Meno di metà dei dipendenti pubblici va al lavoro in auto

Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia il mezzo di spostamento prediletto per recarsi al lavoro è l’automobile, usata da oltre il 60% degli italiani. I dipendenti pubblici sono decisamente più virtuosi: a spostarsi sulle 4 ruote, secondo l’indagine FPA, è il 45%. Tra questi. il 39,5% va normalmente in ufficio in macchina da solo e il 5,5% condivide l’auto con colleghi o amici. Basterebbe incentivare il carpooling – la condivisione dell’auto con almeno un collega – per ridurre a 750.000 le auto circolanti ogni giorno (ora sono 1,3 milioni) con un alleggerimento di 376 tonnellate di CO2 e un risparmio di oltre 230 milioni di euro solo per il carburante.

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