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Green Supply Chain Management, 6 buone pratiche per ridurre l’impronta ecologica della filiera

Alleggerire il proprio footprint è un’esigenza sempre più sentita dalle aziende, alle prese con un aumento senza precedenti dei costi energetici, di produzione e distribuzione, e con clienti sempre più sensibili ai comportamenti virtuosi dei brand. Il ruolo del digitale

Pubblicato il 30 Nov 2022

Green Supply Chain Management

Ridurre il Carbon footprint, ovvero le emissioni di CO2 ma più in generale l’impronta ecologica delle proprie attività, è una necessità crescente per le aziende. In un contesto come quello che stiamo vivendo, con i costi di produzione, distribuzione ed energetici in forte aumento, il Green Supply Chain Management offre le potenzialità per ridurre progressivamente sprechi e inefficienze, andando incontro anche alle nuove aspettative dei clienti, sempre più attenti all’impatto dei propri modelli di consumo.

Green Supply Chain Management: dal produttore al consumatore, il focus è sulla pianificazione

Nel momento in cui la sostenibilità orienta in modo significativo le scelte d’acquisto, per le aziende diventa essenziale cambiare prospettiva, smettere di ragionare in ottica ermetica, misurando esclusivamente il proprio impatto sull’ambiente, per abbracciare una visione estesa all’operato di ogni, singolo, “anello” della Supply Chain.

Una prospettiva allargata, questa, che si traduce nel miglior coordinamento tra i diversi attori della filiera, dai produttori fino al consumatore finale. Si parla, a questo proposito, di Green Supply Chain Management, un nuovo paradigma che mira a massimizzare la produttività lavorando sulla pianificazione puntuale e la sincronizzazione dei flussi lungo tutte le fasi di trasporto, stoccaggio e logistica.

Le 4 dimensioni del Green Supply Chain Management

Il Green SCM è una specifica branca della gestione aziendale che comprende sistemi e soluzioni utili a ridurre l’impatto ambientale dei cicli di produzione (e distribuzione) di un prodotto o servizio. Si tratta di una disciplina che, a sua volta, si suddivide in 4 ambiti:

  • Green Manufacturing: il rinnovamento dei processi produttivi e l’adozione di pratiche eco-friendly nelle attività di produzione. Tra le più diffuse, la riduzione dell’impiego di risorse non rinnovabili; il contenimento di sprechi e rifiuti; riciclo e riuso intensificato di componenti e materiali.
  • Green Purchasing: detto anche Environmentally Responsible Supply Chain Management o Environmentally Preferable Purchasing, è la prassi di privilegiare, nelle scelte d’acquisto aziendali, prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale. Questo significa favorire i fornitori certificati, che operano nel rispetto di obiettivi Net Zero o che, comunque, dimostrano un impegno concreto verso la riduzione delle emissioni di gas serra, i consumi energetici e i rifiuti.
  • Green IT: le tecnologie informatiche verdi includono tutto l’hardware di nuova generazione, che adotta soluzioni di efficienza energetica, così come il Cloud, il green software, i sistemi di monitoraggio evoluto, la virtualizzazione dei server.
  • Ecodesign: la progettazione basata sull’utilizzo efficiente di materiali e risorse riduce l’impatto delle attività produttive e gli scarti sin dall’origine di un prodotto, incentivando l’aggiornamento, la riusabilità, la riparabilità e la riciclabilità dei componenti, in un’ottica di economia circolare. I principi del design ecologico si applicano lungo tutte le fasi del ciclo di vita e in tutti i processi di lavorazione, stoccaggio e distribuzione, che dovranno essere improntati a principi di efficienza energetica, con l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio complessiva.

Green Supply Chain Management, come abbattere la CO2 (e i costi di filiera) in 6 mosse

Dall’utilizzo di packaging e imballaggi ecosostenibili alla dematerializzazione di tutta la documentazione, passando attraverso l’ottimizzazione dell’occupazione degli spazi nei camion e nei magazzini, esistono numerose possibilità per minimizzare l’impronta ecologica attraverso il Green Supply Chain Management, migliorando anche qualità ed efficienza del servizio:

  • Migliorare i KPI logistici. È possibile ricorrere a sistemi per la tracciabilità logistica dei prodotti o a soluzioni di automazione dei magazzini per razionalizzare i flussi di merci lungo entrambe le dimensioni del tempo e dello spazio.
  • Adottare sistemi di tracking e tracing. I primi fanno riferimento alle soluzioni e ai servizi che permettono di controllare lo stato di un ordine o la posizione di un collo in tempo reale. I secondi, invece, riguardano la tracciabilità a ritroso, ovvero l’identificazione del prodotto lungo tutte le tappe che ha percorso, dal punto di arrivo a quello di origine.
  • Ottimizzare la cosiddetta Last Mile Delivery. L’obiettivo è azzerare le corse a vuoto dei mezzi, che costituiscono una perdita economica oltre che un costo ambientale altissimo, lavorando sulla perfetta sincronizzazione tra gestione degli stock e servizi di trasporto e consegna.
  • Ridurre le necessità di stoccaggio. Questo potrà avvenire attraverso l’adozione di sistemi di gestione intelligente delle scorte e del Back Ordering (ordini arretrati, accettati nonostante non vi sia uno stock disponibile) in tempo reale. Un’altra soluzione è l’utilizzo della stampa 3D per la produzione on demand di piccoli lotti di merce.
  • Attuare il groupage per razionalizzare le consegne. Adottando gestionali specifici per il magazzino è possibile raggruppare in una sola spedizione diverse consegne, per abbattere le emissioni di CO2 e i costi di trasporto.
  • Potenziare le strategie di logistica di ritorno (Reverse Logistics). L’adozione di prassi più sostenibili deve andare nella direzione di ottimizzare i viaggi, razionalizzare le rotte e individuare le tratte eventualmente da sopprimere.

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