Reportage

Digital Payments nel B2B e tesoreria: digitale e fintech cambiano il volto dei pagamenti in Italia

L’esperienza del mondo consumer sta influenzando profondamente anche l’ambito dei pagamenti. Le soluzioni tecnologiche devono rispondere alle esigenze di un mercato altamente competitivo in cui attori e ambiente sono mutevoli. Per chi opera in questo campo è decisiva l’integrazione con le terze parti che utilizzano la Fintech. Il punto di vista di AITI, Piteco ed Ebury

Pubblicato il 22 Mar 2019

tesoreria fintech

Le tecnologie digitali e il fintech sono oggi un supporto imprescindibile per la tesoreria. Ne stanno cambiando il volto e il ruolo. Rendere digitale il processo dei pagamenti ha un valore aggiunto enorme in termini di sicurezza e semplificazione dei processi, e per il top management è arrivato il momento di prenderne consapevolezza.

Su questi temi si è dibattuto in occasione dell’evento “Digital Payments B2B & Treasury” organizzato a Milano da Piteco, la software factory quotata dal 2015 che opera nel mondo finance, ed Ebury – la Fintech specializzata nella gestione di incassi, pagamenti e copertura del rischio di cambio per le PMI -, con il patrocinio di AITI, l’Associazione Italiana Tesorieri d’Impresa.

«Il nostro obiettivo è diffondere la cultura finanziaria in azienda e fare in modo che la figura del tesoriere sia valorizzata e riconosciuta – ha sottolineato Alessandro Malagrinò, Consigliere di AITI – . Il ruolo della Tesoreria non si può confinare alla mera attività consuntiva della contabilità banche: oggi ha una posizione strategica perché ragiona in ottica proattiva di creazione del valore, basti pensare a quando si parla ad esempio di working capital, gestione del rischio finanziario e supply chain finance».

Ma non è solo la funzione a vivere una trasformazione, il trend vale anche per il mercato, come ha ribadito Andrea Guillermaz, Partner di Piteco, che, giunta al suo 39esimo anno di vita, ha oggi clienti attivi in 43 paesi diversi e gestisce un volume di disposizioni di pagamento superiore ai 150miliardi di euro attraverso le sue soluzioni. «L’esperienza del mondo consumer sta cambiando le regole del gioco: a prescindere dal tipo di servizio, i clienti vogliono poterne fruire utilizzando, con rapidità, le applicazioni sui device mobili. Vale anche nel mondo dei pagamenti: ci vuole una velocità di risposta diversa per adattarsi e integrarsi con le terze parti che utilizzano la Fintech, e avere una value proposition che rispetti le esigenze di mercato. In pratica, si tratta di integrare nei processi già aziendalmente organizzati a livello procedurale le nuove Fintech».

In questo scenario acquistano quindi ancora più importanza le collaborazioni: «Vale anche per noi. La partnership con AirPlus, ad esempio, permette di gestire i pagamenti dei fornitori attraverso carte di credito, mentre quella con Ebury consente di integrare nei processi e workflow aziendali i pagamenti gestiti in 140 valute, con un beneficio consistente in termini di efficienza lungo il processo di pagamento», continua Andrea Guillermaz.

Le partnership sono solo uno dei tasselli della strategia di Piteco: «Per crescere noi dobbiamo essere in grado di far crescere i nostri clienti. Per questo abbiamo individuato una roadmap che si poggia su 4 elementi: impegnarsi nello sviluppo delle soluzioni tecnologiche in un mercato altamente competitivo dove gli attori e l’ambiente sono mutevoli; integrarsi con terze parti, come Ebury; fornire una business experience di alto livello, definendo delle best practices e portare avanti delle soluzioni mutuate da esperienze già fatte, cercando di essere competitivi sia sul pricing sia sul delivery; infine c’è l’aspetto M&A, che ci spinge a cercare altre realtà di business che completino la nostra offerta».

Il ruolo del Fintech oggi secondo Ebury

Replicare quello che una banca tradizionale offre e migliorarlo attraverso l’utilizzo della tecnologia, eliminando le frontiere in pagamenti e incassi. È questo in estrema sintesi l’obiettivo di Ebury.

La Fintech, nata dieci anni fa che conta oggi oltre 800 dipendenti e circa 30mila clienti corporate in 20 Paesi, usa la tecnologia per offrire servizi e prodotti che permettano di gestire in modo più efficiente i processi, supportando le aziende che importano e esportano, o che hanno semplicemente una presenza globale o comunque internazionale.

Ebury è stata fondata pensando a un bisogno reale dei clienti: «Migliorare la gestione dei flussi complessi come quelli internazionali – racconta Mauro Miotto Global Head of Partnership and Solutions della Fintech -. Stiamo puntando sullo sviluppo di un’infrastruttura sia finanziaria che tecnologica per diventare una versione Fintech di una banca globale che offre tutti i prodotti di cui una società che commercia a livello internazionale ha bisogno e di offrirlo con un modello di servizio veloce, efficiente ed economico, con una sola piattaforma che gestisce tutta la transazionalità: per aprire un conto corrente ci vogliono al massimo tre ore, l’accreditamento che tipicamente richiede mesi noi lo gestiamo in poche ore, l’approvazione del credito è automatizzata per il 75% delle linee approvate, la riconciliazione di incassi e pagamenti in e out avviene in meno di due secondi».

Piteco ed Ebury: «Una risposta concreta alle esigenze delle tesorerie»

È stata proprio la volontà di offrire una soluzione completa e integrata per i pagamenti internazionali ad aver spinto Piteco ed Ebury verso la partnership.

Come hanno sottolineato Chiara Fortunali, Key Account di Ebury Italia, e Paolo Valentini, Analysis and Research Dept. Specialist di Piteco, integrare Ebury all’interno di un sistema di tesoreria come Piteco voleva dire mettere al centro l’azienda e cercare di andare incontro alle loro esigenze. «Automatizzare il processo rendendolo più veloce ed efficace, semplificando l’attività del tesoriere nella quotidianità, con un’efficienza di costo: ecco quello che facciamo. Oggi le aziende possono pagare in 140 valute, contare su un sistema di riconciliazione automatico, ricevere assistenza in valuta in 15 paesi diversi, e contare sulla riduzione dei costi transazionali. Nell’integrazione con Piteco il primo passaggio ha interessato i pagamenti internazionali, ora stiamo gestendo anche la parte di incassi», ha ribadito Fortunali.

Per Paolo Valentini, l’integrazione tra Ebury e Piteco fornisce un vantaggio ulteriore a entrambe le piattaforme: «Diamo una risposta concreta alle esigenze delle tesorerie. Permettiamo infatti ai clienti di operare in valuta e di avere delle condizioni migliori con dei costi minori. Tutto questo non penalizzando l’azienda in termini di automazione del processo».

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