Brexit

Tutto quello che i CIO dovrebbero sapere sulla Brexit

C’è ancora molta incertezza in merito alle conseguenze della Brexit sul business. Lato IT, questo momento storico richiede ai CIO di essere proattivi e dar prova di forte leadership. Gli esperti consigliano di analizzare i vantaggi competitivi di questo cambiamento per farsi trovare preparati quando la situazione sarà più definita

Pubblicato il 15 Nov 2016

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L’esito del referendum sulla Brexit, che lo scorso 23 giugno ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea,  potrà portare con sé un brusco contraccolpo negativo che si ripercuoterà sul settore corporate.

Secondo una ricerca condotta da Deloitte, il 73% dei Chief Financial Officer dopo la Brexit si ritiene meno ottimista in merito alle prospettive finanziarie della propria azienda.

Nel corso dei prossimi mesi, le condizioni di uscita del Regno Unito dall’Unione europea inizieranno a diventare più chiare; nel frattempo, i business leader, tra cui i CIO, dovranno cominciare a valutare (e pianificare) eventuali modifiche.

 Priorità immediate? Pianificare, comunicare e rassicurare

I responsabili aziendali dovrebbero iniziare una pianificazione strategica volta a ridurre i rischi per le operazioni e cercare opportunità: gli esperti consigliano di evitare frettolosi e ingiustificati tagli dei costi, proteggere da un lato i programmi di investimento chiave, ma creare anche uno spazio nel budget dedicato ad attività correlate alla Brexit. Cosa fare dunque, praticamente? La pianificazione dovrebbe iniziare con workshop dedicati in cui coinvolgere personale proveniente dalle diverse aree dell’organizzazione, finalizzati a determinare eventuali modelli di business e a delineare le necessarie modifiche tecnologiche. Saranno queste le occasioni in cui analizzare le implicazioni della Brexit e stabilire una linea temporale necessaria per effettuare le dovute modifiche. Questa attività, secondo gli esperti, dovrebbe comprendere la pianificazione di competenze tecnologiche che potrebbero rivelarsi necessarie: dal momento che molte organizzazioni cercheranno di apportare modifiche a finanziamenti, sistemi digitali ed e-commerce, crescerà la domanda di figure professionali in grado di occuparsi di tali dinamiche. I CIO dovranno inoltre eseguire un esame dei rischi per determinare possibili disagi alla loro catena di fornitura IT: eventuali problemi potranno derivare da nuove modalità di movimentazione di merci e persone, concessione di licenze, validità delle assicurazioni e così via. Affrontare eventuali problemi ora potrebbe garantire un risparmio sui costi futuri, ma anche di ridurre le incertezze per i fornitori e garantire la continuità del servizio. Il tutto utilizzando al meglio i dati a disposizione. La parola d’ordine è Analytics.

Concetti chiave: dati, hosting e sicurezza

Secondo gli esperti, al momento, non esiste alcuna necessità di migrare i dati o i sistemi tra giurisdizioni, come spostare dei dati europei al Regno Unito o viceversa. Anzi: questo potrebbe rivelarsi controproducente fino a quando non saranno delineate tutte le modifiche legislative in materia. Servizi cloud e di hosting continueranno a rappresentare una componente importante della strategia tecnologica.  Indipendentemente dalla Brexit, molti importanti fornitori di cloud pubblico stanno offrendo opzioni internazionali nei loro servizio e ci si aspetta che saranno dunque in grado di  fornire strumenti per aiutare le aziende nel processo di migrazione tra le diverse aree, qualora fosse necessario. Quel che resta in ogni caso fondamentale è continuare a prepararsi in vista del nuovo Regolamento sulla protezione dei dati generali RGPD (o General Data Protection Regulation, GDPR), che entrerà pienamente in vigore da maggio 2018: tutti i Paesi che gestiscono dati di residenti europei dovranno rispettare le nuove norme, anche se sono al di fuori dell’UE.

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