Logistica post Brexit

Gartner: se in Europa tornano le dogane, più costi per le supply chain. Ma anche opportunità

Brexit, incertezze economiche e politiche di molti Paesi membri, emergenza migranti, e timori per il terrorismo evocano un possibile ritorno al passato: i controlli ai confini nell’Unione. Con ripercussioni inevitabili sulla circolazione delle merci. Ma gli operatori logistici potrebbero sfruttare la situazione assicurando più tracciabilità e sicurezza, e benefici per le economie locali

Pubblicato il 28 Set 2016

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Tra Brexit, incertezze economiche e politiche di molti Paesi membri, emergenza migranti, e timori legati al terrorismo, l’Unione Europea e il mercato unico europeo appaiono, specialmente in prospettiva, come un concetto meno solido rispetto a quello degli anni scorsi, grazie al quale gli operatori della Logistica sono riusciti a costruire supply chain sofisticate, efficienti e soprattutto a costi contenuti. Oggi, purtroppo, le condizioni di libera circolazione della convenzione di Schengen sono fortemente messe in discussione e le barriere doganali sembrerebbero essere tornate di moda. Tutto questo si deve necessariamente tradurre in un danno per chi si occupa di Logistica, Trasporti, spedizioni internazionali e servizi di approvvigionamento? Non secondo Gartner, che considera ciò che potrebbe succedere – o che sta già succedendo – alla stregua della disruption che ha investito molti altri settori.

«Le ripercussioni economiche anche di chiusure parziali dei confini potrebbero essere sostanziali per gli spedizionieri», spiega Lisa Callinan, Research Director di Gartner. «Le imprese di trasporto stanno già segnalando aumenti di costi dovuti ai ritardi generati dai controlli ai posti di blocco. Costi che inevitabilmente ricadranno sulle imprese manifatturiere».

Le dimensioni del fenomeno e l’impatto sull’economia comunitaria non sono ancora circoscrivibili con precisione, ma ci sono stime che parlano di 470 miliardi di euro di mancata crescita per i prossimi dieci anni in caso di un ritorno permanente ai controlli doganali. La prospettiva, come detto, è più realistica di quanto si immagini, visto che un nuovo attentato terroristico, il continuo afflusso di migranti, o qualche altra defezione da parte di governi euroscettici potrebbero generare un rapido cambiamento di fronte.

L’importante, ammonisce Gartner, è che se anche la politica sarà costretta a prendere contromisure straordinarie, le imprese coinvolte in questa trasformazione evitino invece reazioni istintive rispetto ai processi da riconfigurare. Il settore della Logistica, in particolare, dovrebbe cominciare a preparare contromisure in risposta all’aumento dei tempi e dei costi dei trasporti transfrontalieri, rivalutando i parametri del risk assessment e adattando il business al nuovo possibile scenario.

Ed è in quest’ottica che si tratta quindi – nota Gartner – di un’opportunità per l’intero settore. La reintroduzione di controlli più accurati è vista positivamente dalle

imprese che traggono beneficio da una maggiore sicurezza all’interno del mercato comunitario, così come lo è la richiesta di nuovi strumenti per la registrazione e la tracciabilità delle merci nei passaggi tra i vari Paesi. Al di là del supporto che arriverà dalle tecnologie digitali, gli investimenti potrebbero infatti essere rivolti alla creazione di nuovi magazzini e depositi all’interno dei singoli Stati membri, con un’accelerazione della crescita e delle capacità delle piattaforme logistiche nazionali. Una serie di interventi che, se condotti con criterio, potrebbero generare economie di scala, costi transazionali e operativi minori e, non ultimo, aumento dell’occupazione a livello locale. Il rovescio della medaglia, dunque, c’è. Ma sta alle organizzazioni più lungimiranti prevedere strategie che possano trasformare le nuove criticità in opportunità e bilanciare i costi del risk assessment con il valore ottenuto dall’offerta di servizi e prodotti più sicuri.

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